DISTILLATI DI VINO [ Quali sono le caratteristiche dei principali distillati di vino? ] L’acquavite ricavata dalla distillazione del vino e sottoposta a un processo  di invecchiamento viene chiamata genericamente , e con questo  Brandy nome, anche in Italia sono prodotti numerosi distillati. La Francia, invece,  è famosa per il e l’ , che vantano una storia  Cognac Armagnac illustre, una denominazione d’origine e sono conosciuti con il nome  delle rispettive aree di produzione. Ma nel mondo, di prodotti della  distillazione del vino, ne esistono moltissimi. Qui vedremo solo  alcuni di particolare importanza, come i Brandy italiani e spagnoli,  i distillati francesi, dalla storia illustre, la Metaxa greca o i Pisco,  prodotti in America meridionale e diversi dai Brandy perché non  subiscono un invecchiamento. L’alambicco Charentais si usa per produrre Cognac e alcuni Brandy. Brandy La parola “Brandy” deriva dal fiammingo ,  brandewijn letteralmente vino bruciato: così era chiamato il prodotto  della distillazione del vino. Pare che rifornendosi da  Francia e Spagna, nel XVII secolo fossero gli Olandesi a  commercializzare questo distillato nell’Europa settentrionale  e nelle colonie. Ma le origini di questa bevanda sono molto più antiche: risalgono al VII-VIII secolo,  quando gli alchimisti iniziarono a sperimentare la distillazione per ottenere bevande terapeutiche  usando, tra i vari ingredienti, proprio il mosto d’uva. Il Brandy italiano In Italia i primi tentativi di distillare il vino risalgono  alla Scuola Salernitana dell’XI secolo, ripresi  nel XIII secolo dal medico fiorentino Taddeo  Alderotti che intendeva produrre una bevanda  curativa. Nella seconda metà del Settecento,  poi, l’inglese John Woodhouse importò i moderni  strumenti di distillazione ma li impiegò  soprattutto per fortificare il Marsala (p. 262). A  ogni modo, la produzione del Brandy è stata  relegata in secondo piano dal consolidarsi di  un’altra forte tradizione di distillazione: quella  delle grappe. Dove e come si produce In Italia non esistono regioni votate alla produzione  del Brandy. Lo si ricava principalmente da vini  di uve a bacca bianca: uve di in Campa Asprinio nia, di in Veneto (Valdobbiadene e Conegliano), Prosecco e, soprattutto, di , coltivate  Trebbiano in tutta Italia ma prevalentemente in Toscana e  in Emilia-Romagna, preferito sia per l’abbondante  produzione sia perché molto resistente  alle malattie. Le uve destinate alla produzione  di Brandy sono raccolte in anticipo rispetto a  quelle destinate al vino, per avere una maggiore  acidità. Il vino che se ne ricava è di scarso potere  alcolico (10°-12°) e contiene ancora parte dei  lieviti che ne hanno favorito la fermentazione:  durante questa fase, bisogna evitare che si formi  anidride solforosa che, oltre a modificare le caratteristiche  organolettiche del prodotto finale,  potrebbe corrodere il rame degli alambicchi nel  caso si usi la distillazione discontinua. I si ottengono  Brandy prodotti su scala industriale soprattutto con la distillazione continua:  al bar, questi prodotti non vengono bevuti lisci,  ma in genere sono usati per preparare cocktail  o correggere il caffè. I e di alta qualità,  Brandy di produzione artigianale invece, vengono distillati in alambicchi discontinui  , i classici Charentais, usati anche  in rame per la produzione del Cognac.  >> pagina 120  La maturazione I restano a maturare in Brandy industriali botti di  dalla capacità di circa 10 000 litri per un  quercia periodo che oscilla tra i 6 mesi e 1 anno. Il legno  arricchisce il distillato di aromi di vaniglia e di  tabacco, che ne smorzano l’iniziale aggressività,  e gli dona il classico colore ambrato (spesso dovuto  però all’aggiunta di caramello). I , invece, subiscono  Brandy prodotti artigianalmente un processo di   affinamento in botti di rovere selezionate che può durare anche decine di  anni per i prodotti d’eccellenza. Il Brandy spagnolo La distillazione del vino nella penisola iberica  risale al periodo arabo quando, nel IX secolo,  nella zona di Jerez de la Frontera si iniziarono a  distillare per uso medico vini prodotti con uve  Airen. Fu l’irlandese Patrick Murphy, intorno alla  metà del XVIII secolo, a importare in Spagna le  moderne tecniche di distillazione per ottenere  un’acquavite che “fortificasse” lo Sherry. Alla  fine dello stesso secolo, Thomas Osborne ebbe  l’idea di invecchiare questo distillato con il metodo  Soleras, usato per produrre lo Sherry (p. 268),  così da fare concorrenza al Cognac, prodotto  francese analogo ma decisamente più costoso. curiosità Luis Felipe 100  è il Brandy più  años costoso al mondo:  prodotto in Spagna,  costa 1200 €  per una bottiglia  di circa 680 ml. Come si produce Ancora oggi, per produrre il Brandy spagnolo si  usano le uve Airen, una varietà a bacca bianca coltivata in una zona confinante con Jerez, da  cui si ricava un mosto di circa 12° e di scarsa acidità. La distillazione è quasi sempre continua,  mentre la maturazione, che può durare un minimo  di 6 mesi per il prodotto , un minimo di  base 1 anno per il , o un minimo di 3 anni per  Reserva il , avviene nelle soleras che hanno  Gran Reserva contenuto lo Sherry. Il prodotto finale è ricco di  sentori dolci e fruttati. Come si serve il Brandy Il bicchiere più adatto al Brandy è il : il  ballon Brandy va servito a ;  temperatura ambiente eventualmente sarà il cliente a riscaldarlo tenendo  il bicchiere nel palmo della mano. Il Brandy si serve nel ballon, a temperatura ambiente.