La vita Una giovinezza irrequieta Carlo Goldoni nasce a nel , primogenito di una famiglia borghese; il nonno paterno è un notaio originario di Modena, città nella quale conserva interessi e qualche proprietà, il padre è un medico che svolge la professione compiendo anche frequenti viaggi. Venezia 1707 Il piccolo Carlo dà prove di un’intelligenza precoce: a quattro anni sa già leggere e scrivere; a otto compone l’abbozzo di una commedia, suscitando l’orgoglio di parenti e precettori. La famiglia e l’infanzia a Venezia Dopo la primissima formazione a Venezia, Goldoni conclude gli , a . Poiché il padre lo vuole medico, dal viene mandato a a studiare – , scrive l’autore nei , in riferimento al fatto che a quel tempo la carriera medica iniziava proprio con lo studio della filosofia –, mentre il resto della famiglia si stabilisce a Chioggia. Dopo un anno, però, Carlo e abbandona gli studi di medicina per iniziare quelli di . studi umanistici e di retorica presso i gesuiti Perugia 1720 Rimini filosofia «la logica, che apre la carriera a tutte le scienze fisiche e speculative» Mémoires fugge con una compagnia di commedianti giurisprudenza Dopo essere stato praticante presso lo zio Giampaolo Indric, procuratore a Venezia, ottiene un posto nel prestigioso . Qui conduce una , e nel 1725 viene espulso dall’istituto per aver scritto una satira contro le ragazze di Pavia. Superata l’effimera intenzione di farsi frate cappuccino, fa pratica presso la e nel 1729 ottiene un impiego a come coadiutore del cancelliere criminale (un ufficiale dotato di poteri giudiziari). collegio cattolico Ghislieri di Pavia vita libera e spregiudicata cancelleria criminale di Chioggia Feltre Gli studi e i primi impieghi professionali La passione di una vita: il teatro Alla morte del padre, nel 1731, Goldoni si e inizia a esercitare la , prima a Venezia, poi a Milano, a Crema e in diverse altre città dell’Italia settentrionale. laurea in Giurisprudenza a Padova professione di avvocato Nel conosce il genovese , direttore di una compagnia che si esibisce in uno spettacolo teatrale cui egli assiste all’Arena di Verona; Imer, apprezzando molto una sua tragicommedia scritta nei mesi precedenti, , gli commissiona degli , brevi composizioni comiche accompagnate da musica e rappresentate tra un atto e l’altro di tragedie e melodrammi. Goldoni inizia così a scrivere opere di carattere vario per il teatro e si procura da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. 1733 Giuseppe Imer Belisario intermezzi immediati consensi Seguendo Imer in diverse località d’Italia, Goldoni comincia a essere noto negli ambienti teatrali. Dopo varie avventure galanti e alcune travagliate esperienze amorose giunge a Genova, dove conosce e , figlia di un notaio del collegio cittadino: , scriverà nell’autobiografia, . sposa Nicoletta Connio «Sposai» «una giovane donna, saggia, onesta e affascinante, che mi risarcì di tutti i brutti tiri che mi avevano giocato le donne e mi riconciliò col gentil sesso» La laurea in Giurisprudenza e l’attrazione per il teatro Senza rinunciare all’ e ricoprendo, senza compensi, la carica di console di Genova presso la Repubblica veneziana, tra il 1737 e il 1741 Goldoni . In questo periodo può dedicarsi alla scrittura, dando inizio, con (1738) e, più tardi, con (1743), a una . Nel 1745, però, dovendo far fronte a ingenti de attività forense dirige il teatro San Giovanni Crisostomo, a Venezia Momolo cortesan La donna di garbo radicale riforma della commedia biti dovuti a una truffa subita dal fratello, è costretto a trasferirsi a Pisa per esercitare a tempo pieno l’avvocatura. In Toscana, grazie alle relazioni intessute dopo l’ingresso nella sezione locale dell’ , si procura una buona clientela: «Lavoravo giorno e notte, avevo più cause di quante ne potessi sostenere», ricorda. Nonostante il gravoso impegno professionale, comunque, egli coglie l’occasione offertagli da , famoso attore del tempo e celebrato interprete di Arlecchino, che lo esorta a comporre una commedia tagliata su misura su di lui: scrivendo di notte, nel 1745 Goldoni porta a termine , che riscuote al teatro San Samuele di Venezia. Accademia dell’Arcadia Antonio Sacchi Arlecchino servitore di due padroni grande successo Il doppio impegno: teatro e avvocatura Maurice Sand, , 1860. Venezia, Casa di Carlo Goldoni. Arlecchino >> pagina 376 Nel , a Livorno, avviene un incontro decisivo per la sua carriera: il capocomico gli propone di tornare a Venezia per lavorare con lui. Goldoni accetta: lascia definitivamente l’avvocatura e firma con l’impresario un contratto di durata quadriennale, in cui si impegna a fornire otto commedie all’anno da mettere in scena al . Tra il 1748 e il 1749 vengono rappresentate, tra le altre, (1748), (1748), (1749). 1747 Girolamo Medebach teatro Sant’Angelo La vedova scaltra La putta onorata La famiglia dell’antiquario Non mancano , dovuti ad alcuni insuccessi e alla , primo fra tutti (1712-1785), che è al servizio di un altro teatro veneziano, il San Samuele. Goldoni riesce tuttavia a mantenere il suo pubblico, nella stagione 1750-1751, annunciando la composizione di ben sedici nuove commedie, alcune delle quali costituiranno i più importanti frutti della sua arte: , . momenti di crisi concorrenza di altri autori Pietro Chiari Il teatro comico La bottega del caffè, I pettegolezzi delle donne Intanto, però, malgrado la soddisfazione degli spettatori, si incrinano i rapporti con Medebach, che non solo esclude Goldoni dai guadagni di questa produzione supplementare, ma si oppone anche alla da parte dell’autore, ritenendosene il proprietario e autorizzandone la prima edizione a stampa presso l’editore veneziano Giuseppe Bettinelli, nel 1750. pubblicazione delle commedie La scrittura a tempo pieno tra successi e frustrazioni Scaduto l’impegno con Medebach, nel Goldoni stipula un contratto con il nobile , proprietario del , impegnandosi anche in questo caso a scrivere otto commedie all’anno, a condizioni più favorevoli quanto a libertà d’azione e compensi, ma meno soddisfacenti per la qualità della compagnia. Per attirarsi i favori del pubblico, l’autore compone anche alcune commedie di ambientazione esotica, che rispondono a una moda del momento. 1753 Antonio Vendramin teatro San Luca Le gratificazioni ottenute in vari teatri d’Italia sono periodicamente turbate dalla che perseguita Goldoni da quando è ragazzo: . Aver riunito nella propria casa la madre, il fratello vedovo e i nipoti non allevia le sue sofferenze: . depressione «Per natura ero allegro, ma, fin dall’infanzia, andavo soggetto a certi vapori ipocondriaci e malinconici che offuscavano il mio spirito» «I miei vapori mi attaccarono più violentemente del solito. La nuova famiglia che ospitavo in casa mia mi rendeva indispensabile più che mai la salute, e la paura di perderla accresceva il mio male. I miei attacchi erano fisici oltre che psicologici; a volte un’eccessiva esaltazione mi scaldava la mente, a volte l’apprensione mi disturbava l’equilibrio fisico; lo spirito è così strettamente legato al corpo che, senza la ragione, la quale è propria dell’anima immortale, noi non saremmo altro che macchine» La sua opera continua comunque a essere apprezzata. Nel 1756 è insignito dal duca di Parma del titolo di marchese di Felino e gli vengono commissionate tre commedie, grazie alle quali ottiene anche una pensione annua. Più tardi, a Roma, viene accolto con molti onori presso la curia pontificia ed è ricevuto in udienza da papa Clemente XIII. Nel 1756, mentre si accende la contesa con (1720-1806), un altro tenace avversario della sua riforma e artefice di favole teatrali fantasiose in cui sopravvivono alcune caratteristiche della commedia dell’arte, Goldoni mette in scena a Venezia , commedia in versi di ambientazione veneziana, cui seguono altri capolavori, come (1760) e (1762). Carlo Gozzi Il campiello I rusteghi Le baruffe chiozzotte Il grande successo e la depressione >> pagina 377 Gli ultimi anni La notorietà di Goldoni supera anche le Alpi. Il primo attore della (il celebre teatro italiano operante sotto la protezione del re di Francia) lo invita a Parigi, dove è conosciuto e apprezzato, chiedendogli di rinnovare il repertorio della compagnia. Per l’autore si tratta di una scelta difficile, ma la necessità di assicurarsi un’adeguata collocazione professionale e una rendita su cui contare negli anni della vecchiaia – cose che a Venezia non gli vengono garantite – lo spinge a partire. Comédie Italienne La fama internazionale Nel Goldoni si trasferisce con la moglie e il figlio del fratello. Qui, però, si trova a dover fronteggiare l’ostilità degli attori, inclini all’improvvisazione e impreparati alla recitazione di testi d’autore, e del pubblico francese, abituato a identificare il teatro comico italiano con le maschere fisse e i canovacci della commedia dell’arte: [improvvisate] . In effetti, dopo i primi insuccessi, Goldoni ottiene , sia pure con una produzione lontana dalla sua vena più autentica. In conseguenza del prestigio acquisito, nel 1765 viene chiamato a Versailles in qualità di 1762 a Parigi «I miei cari compatrioti non facevano che rappresentare commedie ormai logore, commedie all’improvviso di un genere pessimo, quel genere che io avevo riformato in Italia. Ci penserò io, mi dicevo, ci penserò io a dare caratteri, sentimento, progressione, condotta, stile» ampi riconoscimenti insegnante di italiano delle figlie di re Luigi XV , incarico ricoperto fino al 1770, quando, ormai cieco da un occhio, ottiene una pensione che gli garantisce una certa tranquillità economica. Nel 1792, durante la Rivoluzione francese, l’Assemblea legislativa sopprime tutti gli emolumenti di corte ed egli perde la pensione di quattromila lire annue concessagli nel 1769. Goldoni avanza una supplica e la pensione gli viene restituita, ma la comunicazione è recapitata soltanto il 7 febbraio . Troppo tardi: lo scrittore era morto il giorno prima. 1793 La vecchiaia in Francia il CARATTERE Un genio malinconico Ci si può fare un’idea della personalità di Goldoni attraverso un’attenta lettura dei , dell’epistolario e delle prefazioni alle commedie (le ), cercando, nella natura soggettiva di tali fonti, gli indizi di una realtà spesso mascherata dall’autore. Mémoires Memorie italiane Le inquietudini di un borghese insoddisfatto Goldoni eredita dal nonno e dal padre una certa svagatezza, la prodigalità, la passione per il teatro e la propensione ai frequenti spostamenti, dettati non solo dalla necessità di seguire le rappresentazioni degli spettacoli, ma anche da un’inquietudine interiore, che genera l’esigenza di cambiare spesso ambiente. Al tempo stesso, egli sa assumersi responsabilità e impegni, dimostrandosi competente e abile nell’esercitare l’avvocatura e negli incarichi ricoperti in vari ambiti. Non gli mancano il senso pratico e la caparbietà tipicamente borghesi, con cui affronta le sfide dei teatri rivali; e nemmeno l’autoironia: nei , per esempio, racconta di aver suscitato imbarazzo per essersi dimenticato di baciare la «sacra pantofola» al papa nel congedarsi dopo l’udienza. Mémoires Il genio turbato dalle ansie Le vicende alterne che segnano la sua esistenza sono affrontate dallo scrittore con un profondo coinvolgimento emotivo, alla ricerca di un difficile equilibrio psicologico. Egli soffre di periodiche crisi di ipocondria, e anche gli amori sono spesso fonte di ansie e tribolazioni. In questa situazione, la moglie rappresenta un punto di riferimento sicuro per un uomo inappagato e in cerca di una serenità che non raggiungerà mai definitivamente. >> pagina 378 CRONACHE dal PASSATO Le invidie dell’ambiente teatrale Il colpo basso di un acerrimo nemico Quando vengono portate sulla scena, le commedie goldoniane suscitano puntualmente, oltre che lodi e apprezzamenti, anche un vespaio di polemiche, in gran parte dovute alle invidie di concorrenti e detrattori (che non ne oscurano comunque il successo). Durante il carnevale del 1749, in particolare, la rappresentazione della Vedova scaltra accende grandissimi entusiasmi, tanto da essere replicata trenta volte. Un attacco ad personam Nell’ottobre dello stesso anno compaiono a Venezia le locandine che annunciano l’allestimento, presso il teatro San Samuele, di una commedia intitolata . Circola voce che si tratti di una parodia del fortunatissimo testo di Goldoni; recatosi alla prima con il volto coperto dalla maschera, come si usava allora, l’autore si rende subito conto che, più che una semplice parodia, quello che viene messo in scena è un vero e proprio attacco contro la sua persona. Il testo, infatti, è proprio quello della , ma in risposta alle battute originali, un coro di attori grida: «Sciocchezze, sciocchezze!», «Bestialità, bestialità!», e altri analoghi insulti. La scuola delle vedove Vedova scaltra La difesa di Goldoni Rientrato a casa, Goldoni stende una lettera di denuncia contro la satira oltraggiosa cui ha assistito, sostenendo che essa offende la dignità della Repubblica veneziana e invocando il rispetto degli interessi della società civile. Anziché indirizzarla al governo, però, la fa stampare e distribuire in città, appellandosi così direttamente al pubblico, oltre che alle istituzioni. La strategia è indovinata: la rappresentazione della è sospesa e viene introdotto l’obbligo di sottoporre all’esame censorio le opere destinate alla messa in scena. Nei , raccontando l’episodio, Goldoni non fa il nome dell’autore della parodia oltraggiosa («non nominerò mai le persone che hanno cercato di farmi del male»), ma si tratta di un segreto di Pulcinella: tutti sanno che l’opera è stata una trovata, mal riuscita, del suo eterno rivale, Pietro Chiari. Scuola delle vedove Mémoires Ritratto dell’abate Pietro Chiari. Le opere La produzione letteraria di Goldoni è vasta e variegata: le relazioni tra le singole opere, tra queste e le vicende biografiche dell’autore, tra la rappresentazione delle commedie e la loro pubblicazione in volume, presentano una tale quantità di spunti interpretativi da rendere inadeguata ogni schematizzazione. Per chiarezza didattica, oltre che per comprendere meglio il significato assunto dai testi nei vari momenti della sua storia personale, è comunque possibile distinguere una serie di fasi nella produzione dell’autore. >> pagina 379 Le prime opere e l’avvio della riforma Dopo aver scritto, da ragazzo, sonetti e madrigali d’occasione, Goldoni compone le prime opere per il teatro cimentandosi nei generi allora più popolari: , , , come il (1733), che gli guadagna, come abbiamo visto, i favori dell’impresario Imer. intermezzi libretti per melodramma tragedie liriche tragicommedie in versi Belisario T1 Già negli anni della collaborazione con Imer, Goldoni inizia la sua , che attua gradualmente per abituare il pubblico e per verificarne i risultati. Superando la consuetudine della commedia dell’arte, basata su canovacci che definivano solo lo sviluppo generale dell’intreccio e lasciavano all’estro degli attori l’invenzione delle battute di dialogo, Goldoni del copione e introduce la , prima ridotti a tipologie fisse, sottraendo le maschere ai cliché della tradizione e rendendo più verosimili le figure che compaiono in scena. (1738), (1743) e (1748) rappresentano i passaggi salienti di questo percorso. riforma della commedia scrive tutte le parti caratterizzazione dei personaggi Momolo cortesan La donna di garbo La vedova scaltra In quegli stessi anni scrive diverse altre commedie – di cui citiamo solo due esempi – che pongono le basi del suo duraturo successo. Il graduale superamento della commedia dell’arte Arlecchino servitore di due padroni L’opera, pubblicata nel 1745 e incentrata sulla figura di Arlecchino, valorizza l’attore che ne è protagonista (il celebre interprete Antonio Sacchi) e , il servo furbo della commedia dell’arte. La vicenda racconta di come Arlecchino cerchi di trarre maggiori guadagni servendo, all’insaputa dell’uno e dell’altro, due diversi padroni, vittime anche di un inganno a sfondo sentimentale. rivitalizza il tradizionale personaggio di Zanni La putta onorata Di ambientazione popolare , questa commedia del 1748 è ispirata alla quotidianità veneziana , resa dall’autore in modo realistico (i gondolieri veneziani, per esempio, parlano nel loro gergo e con espressioni dialettali spontanee dall’effetto esilarante). L’intreccio ruota attorno alla figura di Bettina, un’orfana onesta e virtuosa che, dopo una serie di complicazioni e di colpi di scena, riesce a sposare il suo amato Pasqualino. La fase “eroica” della riforma Dal , la riforma goldoniana si realizza pienamente attraverso l’alternanza di lingua italiana e dialetto veneziano, la creazione di personaggi nuovi e il rinnovamento di quelli tradizionali, la riflessione sui valori morali e sui vizi, la rappresentazione delle relazioni sociali e delle mille sfaccettature della realtà. Della corposa produzione di questa fase, andata in scena al , citiamo qualche esempio significativo. 1750 teatro Sant’Angelo di Venezia , 1805. Londra, Mary Evans Picture Library. Goldoni riforma l’opera teatrale superando il vecchio stile della commedia dell’arte sotto l’influenza di Molière >> pagina 380 Il teatro comico L’opera, scritta nel 1750 e divisa in tre atti, è una sorta di esperimento metateatrale, di “ ” in cui l’autore propone una riflessione sulla commedia attraverso la commedia stessa. Utilizzando lo strumento della drammatizzazione, egli esplicita la sua poetica e manifesta al pubblico le motivazioni e i contenuti della riforma: la vicenda è infatti ambientata in un teatro, durante le prove di una commedia dello stesso Goldoni, e i dialoghi tra i personaggi fanno riferimento all’attività teatrale e alle scelte dell’autore. teatro nel teatro Un esperimento metateatrale La bottega del caffè Goldoni offre uno ambientando quest’opera in una piccola piazza della città. Qui, attorno a un caffè, si incontrano individui appartenenti a tutti i ceti sociali. Di questa commedia, scritta nel 1750, tratteremo nella seconda parte dell’Unità ( p. 422). spaccato della vita veneziana ▶ T6-T11 Scritta anch’essa nel 1750 e divisa in tre atti, questa è ambientata in una . Gli eventi che ne costituiscono l’intreccio sono originati da un pettegolezzo, a causa del quale Cecchina rischia di non poter concludere il matrimonio con il promesso sposo. Alla fine, però, la verità mette a tacere le malelingue, e le nozze possono essere celebrate I pettegolezzi delle donne commedia corale realtà popolare Commedia in tre atti scritta nel 1752, è ambientata a , fatto che garantisce a Goldoni una certa nel mettere in ridicolo alcuni personaggi della nobiltà veneziana, che avrebbero potuto facilmente riconoscersi se la vicenda fosse stata collocata in laguna. La scelta del luogo mostra inoltre la volontà dell’autore di di quello della sua città. La locandiera Firenze libertà rivolgersi a un pubblico più vasto T2-T3 Analisi del testo interattiva: Con tutte le sue ricchezze, non arriverà mai ad innamorarmi La protagonista, , è una donna intelligente e indipendente, abituata a tenere i conti della locanda di famiglia da quando, dopo la morte del padre, gestisce da sola l’attività. Bella e consapevole del proprio fascino, conquista i cuori del facoltoso (ma di recente e acquisita nobiltà) e del nobile ma spiantato , i quali la vorrebbero come amante. Mirandolina non cede alle lusinghe dei due nobili, approfittando però dei loro servigi per fare gli interessi della locanda. Un giorno giunge un nuovo ospite, il , che si dichiara misogino e si comporta in modo burbero con Mirandolina. La donna, punta nell’orgoglio, decide di fare innamorare di sé il Cavaliere, ci riesce, ma alla fine sposa il cameriere , collaboratore capace e fedele, individuando in lui un marito che mai limiterà la sua libertà di donna saggia e scaltra, padrona del suo destino. Mirandolina Conte d’Albafiorita Marchese di Forlipopoli Cavaliere di Ripafratta Fabrizio Quattro uomini ai piedi di una donna La locanda è frequentata da : come il Marchese di Forlipopoli, il Conte d’Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta, messi in ridicolo nella loro presunzione di superiorità sociale; come Mirandolina, laboriosa e attenta al guadagno fino al cinismo; lavoratori e leali come Fabrizio, desideroso di cogliere l’occasione per una scalata sociale. I personaggi sono resi vivi e verosimili attraverso i brevi e vivaci dialoghi e i monologhi, che ne mettono in luce i caratteri nella . personaggi di tutte le classi sociali nobili borghesi popolani concretezza delle situazioni Il mondo nella locanda di Mirandolina >> pagina 381 La produzione per il teatro San Luca La stagione teatrale segna il passaggio di Goldoni . L’autore deve fare i conti con la nuova compagnia, non avvezza al suo modo di concepire la commedia, e con le polemiche suscitate dai rivali. Non sorprende quindi che il percorso di Goldoni verso l’emancipazione dal repertorio convenzionale non sia lineare. Egli si trova costretto ad andare incontro ai – che si è formato con la commedia dell’arte e viene costantemente ammaliato dai canovacci comici o sentimentali di altri autori – scrivendo , come (1753) e (1754), o , come 1753-1754 dal teatro Sant’Angelo al San Luca gusti del pubblico tragicommedie di ambientazione esotica La sposa persiana La peruviana antica Terenzio Questo non significa che Goldoni rinunci a proseguire nella direzione della commedia riformata. Tra le opere prodotte e rappresentate tra il 1753 e il 1762, infatti, ci sono diversi capolavori in cui l’autore esprime una maturata in quegli anni. La , inizialmente vista come ceto dinamico e aperto e considerata un modello economico e morale, viene sempre più giudicata una e avida. Sceglie quindi di ambientare le commedie in un contesto popolare, dove la partecipazione corale alle vicende, la spontaneità nei comportamenti e la naturale semplicità dei personaggi suggeriscono come il sia l’unico ceto sociale ancora capace di incarnare e di manifestare i sentimenti in modo autentico. nuova visione della società borghesia mercantile classe moralmente corrotta popolo valori positivi Un nuovo giudizio sulla borghesia Il campiello Il titolo di questa commedia in versi, scritta nel 1756 in , allude alla vera protagonista dell’opera: una delle tante piazze che si aprono tra i canali della città lagunare, circondata, come scrive l’autore, «da casucce abitate da gente del basso popolo» e in cui «si gioca, si balla, si fa chiasso». La è qui prevalente, e le vicende, ambientate durante un giorno del Carnevale, ruotano attorno a pettegolezzi, intrighi e gelosie, in uno scambio vivacissimo di battute e in un proliferare di equivoci. dialetto veneziano dimensione corale ( , , ) La casa nova e la Trilogia della villeggiatura Le smanie per la villeggiatura Le avventure della villeggiatura Il ritorno dalla villeggiatura In queste commedie scritte tra il 1760 e il 1761 Goldoni mette alla berlina la tendenza della borghesia a sperperare denaro per l’inutile esibizione del lusso (come l’acquisto di case sfarzose o la moda dei viaggi). Tali costumi esprimono , in cui l’eccessivo peso dato all’apparire innesca rivalità e invidie, e sono lo specchio di un universo corrotto, che ha rinunciato a esprimere una concezione sobria e moralmente responsabile della vita e dei rapporti sociali. la frivolezza e la sciocca mondanità degli ambienti borghesi T4 Testi plus: ( ) A me non mancano villeggiature Le smanie per la villeggiatura I e I rusteghi Sior Todero brontolon n queste due opere, scritte in dialetto veneziano rispettivamente nel 1760 e 1762, gli anziani padri rappresentano una borghesia chiusa in modo ottusamente tradizionalista al rinnovamento, avara e sorda al desiderio di autonomia delle nuove generazioni . I genitori, infatti, combinano le nozze dei giovani in base ai propri interessi e senza tener conto delle loro esigenze, ma alla fine, dopo alcuni momenti di tensione, l’amore ha la meglio grazie all’intervento delle donne di casa, più aperte e sensibili. T5 >> pagina 382 Le baruffe chiozzotte Goldoni scrive questa commedia nel 1762, nel , città in cui ambienta alcune liti – il titolo significa letteralmente “I litigi di Chioggia” – all’interno di una comunità di pescatori, ritratti con simpatia e bonaria ironia. Mentre gli uomini sono in mare, piccoli malintesi fanno nascere tra le loro donne gelosie e sospetti che, deformati dal pettegolezzo e dall’ingenuità, scatenano zuffe e scontri al ritorno dei mariti. L’ordine viene ristabilito dal cancelliere criminale, che pacifica gli animi e dirime tutte le questioni. dialetto di Chioggia L’ultima fase: fra teatro e prosa autobiografica Giunto a Parigi, Goldoni scopre che le sue commedie più apprezzate dal pubblico francese sono quelle che appagano maggiormente il desiderio di e di divertimento disimpegnato. Egli si adatta pertanto a scrivere canovacci che sfruttano situazioni e intrecci collaudati; fanno eccezione le commedie riformate (1771) e (1776), riscritte poi in italiano con i titoli di e . intrattenimento leggero Le Bourru bienfaisant L’Avare fastueux Il burbero benefico L’avaro fastoso Giacomo Mantegazza, Scena del di Goldoni, 1888. Milano, Biblioteca Braidense. Burbero benefico I Mémoires In questi anni, Goldoni si dedica anche alla prosa autobiografica. Tra il 1783 e il 1787 scrive in francese i , rielaborando anche le cosiddette , cioè le prefazioni alle edizioni a stampa delle sue opere, in cui raccontava le occasioni della loro stesura e spiegava, talora difendendole, le proprie scelte. Mémoires Memorie italiane L’opera è . Nella prima prevale la narrazione: Goldoni dà largo spazio alle vicende della giovinezza, al delinearsi della vocazione teatrale e alla realizzazione della sua riforma, illustrando come quest’ultima si avvii e si compia attraverso le varie opere. Nella seconda si sofferma in modo più particolareggiato sulle sue opere, riassumendo le trame, commentando i personaggi e offrendo chiavi interpretative. Nella terza, infine, descrive gli anni trascorsi in Francia. divisa in 3 parti Struttura e contenuto Frontespizio dei di Carlo Goldoni, Parigi 1787. Venezia, Biblioteca Marciana. Mémoires >> pagina 383 Come tutte le autobiografie, anche questa non è priva di deformazioni e omissioni: all’autore sta a cuore in primo luogo guardare alla propria vita attraverso una visione d’insieme distaccata e ormai matura, che tende a fornire un’ . Insistente, per esempio, è la volontà di presentare sé stesso come persona equilibrata e serena, e la propria attività teatrale come destino cui era predestinato, in un certo senso, fin dalla nascita. idea “costruita” – e perciò non obiettiva – della sua esperienza Un’autobiografia poco attendibile La vita Le opere Nasce a Venezia • 1707 Studia giurisprudenza in diverse università dell’Italia settentrionale • 1721-1731 Muore il padre e Goldoni rientra a Venezia • Si laurea in Giurisprudenza a Padova • 1731 Conosce Giuseppe Imer, che gli commissiona lavori teatrali • 1733 Belisario Dirige il teatro San Giovanni Crisostomo a Venezia • 1737-1741 1738 Momolo cortesan 1743 La donna di garbo 1745 Arlecchino servitore di due padroni Inizia l’attività presso il teatro Sant’Angelo con la compagnia di Girolamo Medebach • 1747 La vedova scaltra 1748 La putta onorata 1750 La bottega del caffè 1752 Il teatro comico I pettegolezzi delle donne La locandiera Inizia l’attività presso il teatro San Luca di Antonio Vendramin • 1753-1754 1756 Il campiello 1760 I rusteghi La casa nova 1760-1761 Trilogia della villeggiatura Si trasferisce a Parigi per scrivere per la Comédie Italienne • 1762 Sior Todero brontolon Le baruffe chiozzotte Viene chiamato a Versailles come precettore delle figlie di Luigi XV • 1765 1787 Mémoires Muore a Parigi • 1793