I grandi temi Mondo e Teatro: la riforma di Goldoni 1 Fin dagli anni della formazione, Goldoni si dimostra e incline a seguire le proprie passioni. Il precoce interesse per il teatro lo porta a leggere i (Aristofane, Plauto, Terenzio), gli (il Machiavelli della ) e , ma, accanto alle letture e allo studio, assapora anche il gusto della trasgressione e del divertimento libertino. insofferente alle costrizioni commediografi antichi autori italiani Mandragola stranieri Il suo è insomma un , in cui si combinano impegno e libertà, crescita culturale ed esperienze di vita. Nello sviluppo della sua personalità, inoltre, hanno un ruolo importante i frequenti viaggi, che lo mettono a contatto con i più vari fermenti culturali. Durante i soggiorni a Milano ha modo di conoscere il , che alimenta la propensione a cogliere con spirito critico e antidogmatico le contraddizioni della società; in Toscana, la frequentazione dell’ lo educa invece a una e avversa a ogni sterile formalismo. apprendistato “irregolare” pensiero illuminista Arcadia concezione dell’arte fondata sulla sobrietà L’esperienza come strumento di conoscenza È però l’ambiente veneziano che suggerisce allo scrittore le idee e i valori che ispireranno il suo impegno teatrale. Qui Goldoni assorbe la mentalità della , cui egli stesso appartiene per origini familiari, e la sua cultura concreta e razionale che guarda soprattutto agli affari. Vivace centro editoriale, caratterizzato dalla circolazione di merci, di persone e quindi di idee, la città lagunare ospita inoltre molti teatri, nei quali si affolla un pubblico sempre più ampio e socialmente vario. borghesia mercantile e professionale La realtà veneziana: l’ingresso nel mondo del teatro Nel Settecento, il teatro è diventato un’ , gestita da affaristi che investono denaro affittando gli stabili, assoldando le compagnie di attori e offrendo gli spettacoli a una platea pagante. Lo scopo principale degli impresari e delle compagnie è , perché questo garantisce l’affluenza degli spettatori. attività imprenditoriale redditizia divertire il pubblico in modo leggero e disimpegnato La qualità della messa in scena, di conseguenza, è spesso sacrificata: si propongono soprattutto (melodrammi e commedie anziché tragedie, apprezzate di norma da spettatori culturalmente più avvertiti) e , mentre gli attori scadono spesso nella . generi popolari intrecci scontati e ripetitivi comicità triviale Il teatro come impresa economica Quando Goldoni entra in contatto con il mondo delle scene, il genere più in voga è la commedia dell’arte, molto diffusa fin dal Seicento, in un’epoca in cui il teatro, uscendo dagli ambienti chiusi e riservati delle corti, aveva cominciato a richiamare anche un pubblico borghese e popolare. Come si è visto, la commedia dell’arte è caratterizzata dalla presenza di un , cioè di una trama scritta nelle linee essenziali, mentre i dialoghi sono affidati all’ , che impersonano caratteri stereotipati (il servo sciocco, il mercante avaro, il dottore presuntuoso), riconoscibili grazie alle che indossano. canovaccio improvvisazione degli attori maschere La commedia dell’arte Goldoni si propone di superare questa consuetudine attraverso una riforma del teatro che operi su due piani strettamente connessi: quello tecnico-formale e quello contenutistico. In primo luogo , scrivendo tutte le battute e attribuendo quindi un ruolo prioritario all’autore. Trasforma inoltre le maschere tradizionali in . In questo modo, egli interviene anche sul piano dei contenuti, portando il teatro ad assumere un ruolo, oltre che di intrattenimento, di . abbandona lo strumento del canovaccio personaggi autentici, ispirati alla realtà quotidiana e dotati di una psicologia individuale riflessione critica su temi morali e sociali Un programma di riforma >> pagina 385 Per spiegare la genesi della sua riforma, Goldoni ricorre a una metafora. Le sue più importanti , afferma, sono state due: «i due libri su’ quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai d’essermi servito, furono il Mondo e ’l Teatro». Il è costituito dalle esperienze di una vita ricca di avvenimenti, viaggi e incontri con abitudini e mentalità diverse, e dall’osservazione attenta e vorace della società e di tutti i suoi ambienti (botteghe, case, piazze, porti). Il rappresenta invece la conoscenza degli artifici scenici utili a mostrare nel modo più efficace le passioni, i sentimenti, i vizi e le virtù degli esseri umani, oltre che l’insieme degli aspetti pratici della professione – le esigenze economiche degli impresari, il lavoro concreto degli attori, le attese del pubblico – appresi nella sua attività di uomo di teatro. Da queste due dimensioni deriva una riforma fondata, anziché su princìpi astratti, sull’autentica realtà del teatro, e capace quindi di abbinare tradizione e innovazione, gusto personale e richieste del mercato. fonti di ispirazione libro del Mondo libro del Teatro I due “libri” di riferimento Lettura critica p. 452 T1 «I due libri su’ quali ho più meditato» (1750) Prefazione dell’autore alla prima raccolta delle commedie Dopo aver rievocato la passione per il teatro coltivata fin dall’infanzia come inclinazione naturale e irrefrenabile, Goldoni ricorda le condizioni in cui versava a quel tempo la commedia: «Non correvano sulle pubbliche Scene se non sconce Arlecchinate, laidi e scandalosi amoreggiamenti, e motteggi: favole mal inventate, e peggio condotte, senza costume, senza ordine, le quali, anziché correggere il vizio, come pur è primario, antico e più nobile oggetto della Commedia, lo fomentavano». Da tale constatazione nasce il desiderio di rinnovare radicalmente la commedia, sia nella forma sia nei contenuti. Osservazione della ed realtà esperienza Non mi vanterò io già d’essermi condotto a questo segno, qualunque ei si sia, di 1 2 miglior senso, col mezzo di un assiduo metodico studio sull’opere o precettive, 3 4 o esemplari in questo genere de’ migliori antichi e recenti scrittori e poeti o greci, 5 o latini, o francesi, o italiani, o d’altre egualmente colte nazioni; ma dirò con ingenuità, che sebben non ho trascurata la lettura de’ più venerabili, e celebri autori, 5 da’ quali, come da ottimi maestri non ponno trarsi, che utilissimi documenti, ed 6 esempli, contuttociò i due libri su’ quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai d’essermi servito, furono il Mondo, e ’l Teatro. Il primo mi mostra tanti, e 7 8 poi tanti vari caratteri di persone, me li dipinge così al naturale, che paion fatti 9 apposta per amministrarmi abbondantissimi argomenti di graziose, ed istruttive 10 10 commedie, mi rappresenta i segni, la forza, gli effetti di tutte le umane passioni; 11 mi provvede di avvenimenti curiosi; m’informa de’ correnti costumi, m’istruisce e de’ vizi, e de’ difetti, che son più comuni del nostro secolo, e della nostra nazione, 12 i quali meritan o la disapprovazione, o la derisione de’ saggi; e nel tempo stesso mi addita in qualche virtuosa persona i mezzi coi quali la virtù a codeste 15 corruttele resiste, ond’io da questo libro raccolgo, rivolgendolo sempre, e meditandovi, 13 14 in qualunque circostanza, od azione della vita mi trovi, quanto è assolutamente necessario che si sappia da chi vuole con qualche lode esercitare questa mia professione. Il secondo poi, il libro cioè del Teatro, mentre io lo vo maneggiando, mi fa conoscere con quali colori si debban rappresentare sulle scene i caratteri, le 20 passioni, gli avvenimenti, che nel libro del Mondo si leggono; come si debba ombreggiarli per dar loro un maggiore rilievo, e quali sien quelle tinte, che più li rendon grati agli occhi dilicati de’ spettatori. Imparo insomma dal Teatro a distinguere ciò, ch’è più atto a far impressione sugli animi, a destar la maraviglia, od il riso, o quel tal dilettevol solletico nell’uman cuore, che nasce principalmente dal trovar 25 15 nella commedia che ascoltasi effigiati al naturale, e posti con buon garbo nel loro 16 punto di vista i difetti, e ’l ridicolo che trovasi in chi tuttogiorno si pratica, in 17 18 modo però, che non urti troppo offendendo. di essere giunto a questo punto. d’essermi condotto… segno: 1 esso sia. ei si sia: 2 di miglior giudizio. di miglior senso: 3 precettistiche, cioè che contengono precetti. Si riferisce a opere teoriche che stabiliscono regole e norme artistiche. precettive: 4 che forniscono esempi e modelli. esemplari: 5 possono. ponno: 6 la vita reale, le esperienze concrete, le relazioni interpersonali. Mondo: 7 l’esperienza diretta dell’ambiente e del lavoro teatrale. Teatro: 8 come sono. al naturale: 9 suggerirmi. amministrarmi: 10 i sintomi, gli indizi. i segni: 11 popolo. nazione: 12 cattive inclinazioni. corruttele: 13 sfogliandolo. rivolgendolo: 14 piacevole sollecitazione. dilettevol solletico: 15 rappresentati così come sono nella realtà. effigiati al naturale: 16 e collocati con sensibilità i difetti nella loro prospettiva. e posti… difetti: 17 si frequenta ogni giorno. tuttogiorno si pratica: 18 Ho appreso pur dal Teatro, e lo apprendo tuttavia all’occasione delle mie 19 20 stesse commedie il gusto particolare della nostra nazione, per cui precisamente io 30 debbo scrivere, diverso in ben molte cose da quello dell’altre. Ho osservato alle volte riscuoter grandissimi encomi alcune cosarelle da me prima avute in niun conto, altre riportarne pochissima lode, e talvolta eziandio qualche critica, dalle quali 21 non ordinario applauso io mi era sperato; dacché ho imparato, volendo render 22 utili le mie commedie, a regolar talvolta il mio gusto su quello dell’universale, a 35 23 cui deggio principalmente servire, senza mettermi in pena delle dicerie di alcuni 24 o ignoranti o indiscreti, e difficili, i quali pretendono di dar la legge al gusto di 25 tutto un popolo, di tutta una nazione, e fors’anche di tutto il mondo, e di tutti i secoli colla lor sola testa, non riflettendo, che in certe particolarità non integranti 26 i gusti possono impunemente cambiarsi, e convien lasciarne padrone il popolo 40 egualmente che delle mode del vestire, e de’ linguaggi. […] Ecco quanto ho io appreso da’ miei due gran libri, Mondo e Teatro. Le mie commedie sono principalmente regolate, o almeno ho creduto di regolarle, coi precetti che in essi due libri ho trovati scritti: libri per altro, che soli certamente furono studiati dagli stessi primi autori di tal genere di poesia, e che daran sempre 45 27 a chiunque le vere lezioni di quest’arte. La natura è una universale e sicura maestra a chi la osserva. «Quanto si rappresenta sul teatro (scrive un illustre autore) non 28 deve essere se non la copia di quanto accade nel mondo. La commedia, soggiunge, allora è quale esser deve quando ci pare di essere in una compagnia del vicinato, o in una familiar conversazione, allorché siamo realmente al teatro, e quando non 50 29 vi si vede se non ciò che si vede tuttogiorno nel mondo. Menandro, segue a dire, 30 non è riuscito se non per questo tra i greci, ed i romani credevano di trovarsi in 31 conversazione quando ascoltavano le commedie di Terenzio, perché non vi trovavano 32 se non quel ch’eran soliti di trovare nelle ordinarie lor compagnie». Anche il gran Lope de Vega, per testimonianza del medesimo scrittore, non si consigliava, 55 33 componendo le sue commedie con altri maestri, che col gusto de’ suoi uditori. anche. pur: 19 durante la rappresentazione. all’occasione: 20 persino, addirittura. eziandio: 21 perciò. dacché: 22 sul gusto della maggior parte delle persone. su quello dell’universale: 23 devo. deggio: 24 stabilire, imporre il gusto. dar la legge al gusto: 25 non necessarie. non integranti: 26 gli autori antichi. primi autori: 27 si riferisce all’umanista e teologo francese René Rapin (1621-1687). un illustre autore: 28 anche se in realtà siamo a teatro. allorché … teatro: 29 commediografo greco (342/341-291/290a.C.), fu il massimo rappresentante della “commedia nuova”, che escludeva i riferimenti alla vita politica contemporanea per portare sulla scena vicende quotidiane e uomini comuni. Menandro: 30 non ha avuto successo. non è riuscito: 31 commediografo latino del II sec. a.C., fu autore di opere caratterizzate dall’interesse per la psicologia dei personaggi. Terenzio: 32 drammaturgo spagnolo (1562-1635), fu autore di centinaia di commedie basate sull’elemento popolare, sulla vivacità dell’azione e sulla naturalezza del linguaggio. Lope de Vega: 33 >> pagina 387 Dentro il TESTO I contenuti tematici Pur affermando di aver studiato i più grandi autori della letteratura (moderna e antica, italiana e straniera), Goldoni dichiara di aver tratto materia e procedimenti per l’esercizio della propria arte soprattutto dall’osservazione della realtà e dall’esperienza concreta dell’attività teatrale. Il Mondo è la realtà in cui vive, che gli fornisce personaggi e situazioni e lo informa sulle abitudini, sui vizi e sulle virtù degli esseri umani. Il Teatro – cioè la concreta esperienza teatrale – gli ha insegnato invece come rappresentare questo patrimonio di contenuti, fornendogli i mezzi più efficaci per catturare l’attenzione del pubblico e divertirlo, mostrandogli i suoi difetti senza urtarne la suscettibilità ( […] , rr. 26-28). posti con buon garbo nel loro punto di vista i difetti in modo però, che non urti troppo offendendo Mondo e Teatro Il miglior modello per un commediografo è la natura ( , rr. 46-47). Le regole astratte sono inutili: se lo scopo è divertire e, allo stesso tempo, rendere utile la rappresentazione, è più opportuno capire i gusti e la mentalità del pubblico, che si evolvono nel tempo. D’altra parte, gli stessi scrittori antichi ritenevano che la commedia dovesse ritrarre la realtà, in modo che gli spettatori riconoscessero sulla scena ciò che vedevano nella vita di ogni giorno. La natura è una universale e sicura maestra a chi la osserva La natura, maestra degli antichi e dei moderni Le scelte stilistiche Per esprimere l’esperienza diretta della realtà, dalla quale attinge la materia delle sue commedie, Goldoni usa la metafora dei due libri (il e il ). Il richiamo alla natura, inoltre, echeggia un’altra analoga metafora utilizzata da Galileo, il quale proponeva di leggere il «libro della natura» – anziché i filosofi e la Bibbia – per raggiungere la conoscenza del mondo e delle leggi che lo regolano. Mondo Teatro La metafora attraversa il testo con l’impiego di diversi termini che evocano l’uso del libro e l’azione dello studio: l’autore parla di volumi su cui ha (r. 7) e di cui si è (r. 8); egli sfoglia ( , r. 16) il libro del Mondo e va (r. 19) quello del Teatro per mettere in scena le cose che vi (r. 21). Inoltre, per sottolineare che la propria arte si fonda sull’esperienza, Goldoni impiega numerosi termini tratti dall’ambito dell’insegnamento ( , r. 8; , r. 11; , r. 20; , r. 23; , r. 29). meditato servito rivolgendolo maneggiando si leggono mi mostra mi rappresenta mi fa conoscere Imparo Ho appreso La metafora dei libri >> pagina 388 Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi ciò che l’autore afferma di avere imparato dall’esperienza del Mondo e del Teatro. Che relazione c’è tra questi due strumenti di conoscenza e quelli costituiti dai libri a stampa? 1 Analizzare A quale figura retorica ricorre l’autore alla : […], […], […]? 2 r. 38 popolo nazione mondo Anafora. a . b Climax Chiasmo. c Anastrofe. d Interpretare Se dovessi scegliere una metafora alternativa a quella del libro, quale adotteresti? Perché? 3 Produrre Goldoni afferma che i gusti del popolo cambiano come le (r. 41). Dopo aver esaminato qualche foto dei tuoi genitori o di altri parenti o conoscenti della generazione che ti ha preceduto, scattata quando avevano la tua età, osserva il loro modo di vestire e le acconciature; prova inoltre a documentarti sulle letture, i generi musicali, i passatempi, le espressioni gergali più diffuse tra i giovani a quel tempo. Scrivi poi un testo di circa 30 righe su ciò che ti pare essere rimasto costante e ciò che invece ritieni cambiato, provando a individuare le cause (economiche, sociali, culturali) di tali differenze. 4 Scrivere per esporre. mode del vestire, e de’ linguaggi Dibattito in classe Goldoni, come già gli antichi Greci, attribuisce al teatro una funzione eminentemente educativa (rr. 23-28): sei d’accordo con lui? Il teatro ha ancora, nella nostra società, questa funzione o è stato sostituito da qualche altro mezzo di espressione? Discutine con i compagni. 5 Aristocrazia, borghesia, popolo: lo sguardo sulla società 2 L’atteggiamento di Goldoni in relazione al mondo che osserva e rappresenta non è mai dogmatico, e le sue commedie non propongono verità assolute o valori astratti. Sebbene egli non si collochi all’interno di un preciso movimento di idee, la sua visione del mondo è influenzata dalle e, pur senza porre in discussione il tradizionale assetto sociale, egli non rinuncerà mai alle posizioni di un cauto riformismo. istanze illuministiche In un primo tempo Goldoni si propone soprattutto l’obiettivo di , guardando con simpatia alle figure del mercante e del borghese laborioso. Nella seconda fase della sua esperienza di riforma della commedia (quella che coincide con il lavoro presso il teatro San Luca, dal 1753-1754), invece, la sua opera si fa sempre più spesso , che egli vede radicarsi e dilagare. Cresce, di conseguenza, la simpatia e l’ mettere in ridicolo una nobiltà retriva e parassitaria denuncia dei difetti e dei vizi della borghesia ammirazione nei confronti dei ceti popolari , senza peraltro che ciò induca Goldoni ad auspicare un sovvertimento dell’ordine sociale. In realtà, egli intende soprattutto mostrare al pubblico i comportamenti che scaturiscono dalla grettezza e dall’egoismo, promuovendo, attraverso l’ironia e il riso, una nuova moralità fondata sulla dignità, sulla giustizia e sulla ricerca del benessere individuale. Mancano invece analisi e teorizzazioni di natura psicologica o filosofica, così come è assente, nella rappresentazione del popolo, una denuncia delle difficili condizioni materiali che caratterizzano la vita dei ceti più umili. Riformare, non sovvertire Francesco Guardi, (particolare), 1760 ca. Londra, National Gallery. Piazza San Marco, Venezia >> pagina 389 L’esigenza di riformare la commedia dell’arte nasce anche da questo . La scelta di Goldoni di scrivere le battute dei personaggi è dettata non soltanto dal desiderio di mondare il linguaggio dalle volgarità, né solo dalla volontà di rendere più realistiche le situazioni, ma anche dall’intenzione di attribuire alle commedie un ruolo formativo ed educativo. Il teatro, secondo Goldoni, deve sì offrire un’occasione di divertimento, ma anche costituire un’ , un veicolo di trasmissione di valori che l’autore deve rendere credibili e condivisibili, calandoli in una realtà quotidiana in cui il pubblico possa rispecchiarsi. intento pedagogico esperienza di maturazione In che cosa consistono tali valori? Si tratta di princìpi ispirati alla e al rispetto delle regole della convivenza civile, auspicati mediante un atteggiamento edificante che addita la via della virtù e condanna il vizio con fermezza ma senza acrimonia: il teatro di Goldoni celebra così il , la , la , la , la , l’apertura al , la ricerca del , la dell’individuo all’interno di una comunità, mostrando quali storture siano provocate dalla mancanza di questi princìpi. moderazione lavoro famiglia lealtà solidarietà parsimonia dialogo progresso libertà I valori promossi dalla commedia riformata T2 La sfida di Mirandolina , atto I, scene IV-VI, IX; atto II, scene XVI-XIX La locandiera Nell’ambiente della locanda, circoscritto ma aperto all’andirivieni dei clienti, entrano in relazione fra loro tutte le classi sociali, rappresentate dai singoli personaggi. La commedia si apre con un’esilarante schermaglia, costituita da frecciate e provocazioni, tra il Conte di Albafiorita e il Marchese di Forlipopoli, che vogliono guadagnarsi, ognuno con le proprie risorse, l’amore di Mirandolina. Un terzo cliente, il Cavaliere di Ripafratta (una località nei pressi di Pisa), manifesta invece la sua riprovazione per il comportamento dei due nobili, sostenendo un proprio, originale punto di vista. Il potere dell’ irresistibile astuzia femminile ATTO I, scena quarta II Cavaliere di Ripafratta dalla sua camera, e detti. Amici, che cos’è questo romore? Vi è qualche dissensione fra di voi altri? CAVALIERE 1 Si disputava sopra un bellissimo punto. CONTE 2 II Conte disputa meco sul merito della nobiltà. ( ) MARCHESE ironico Io non levo il merito alla nobiltà: ma sostengo, che per cavarsi dei capricci, 5 CONTE vogliono esser denari. 3 Veramente, Marchese mio… CAVALIERE Orsù, parliamo d’altro. MARCHESE Perché siete venuti a simil contesa? CAVALIERE Per un motivo il più ridicolo della terra. 10 CONTE Sì, bravo! il Conte mette tutto in ridicolo. MARCHESE Il signor Marchese ama la nostra locandiera. Io l’amo ancor più di lui. CONTE Egli pretende corrispondenza, come un tributo alla sua nobiltà. Io la spero, 4 come una ricompensa alle mie attenzioni. Pare a voi che la questione non 5 sia ridicola? 15 Bisogna sapere con quanto impegno io la proteggo. MARCHESE Egli la protegge, ed io spendo. ( ) CONTE al Cavaliere In verità non si può contendere per ragione alcuna che lo meriti meno. CAVALIERE 6 Una donna vi altera? vi scompone? Una donna? che cosa mai mi convien sentire? 7 Una donna? Io certamente non vi è pericolo che per le donne abbia che 20 dir con nessuno. Non le ho mai amate, non le ho mai stimate, e ho sempre 8 creduto che sia la donna per l’uomo una infermità insopportabile. 9 In quanto a questo poi, Mirandolina ha un merito estraordinario. MARCHESE Sin qua il signor Marchese ha ragione. La nostra padroncina della locanda è CONTE veramente amabile. 25 Quando l’amo io, potete credere che in lei vi sia qualche cosa di grande. MARCHESE 10 In verità mi fate ridere. Che mai può avere di stravagante costei, che non CAVALIERE 11 sia comune all’altre donne? Ha un tratto nobile, che incatena. MARCHESE 12 È bella, parla bene, veste con pulizia, è di un ottimo gusto. 30 CONTE Tutte cose che non vagliono un fico. Sono tre giorni ch’io sono in questa CAVALIERE 13 locanda, e non mi ha fatto specie veruna. 14 Guardatela, e forse ci troverete del buono. CONTE Eh, pazzia! L’ho veduta benissimo. È una donna come l’altre. CAVALIERE Non è come l’altre, ha qualche cosa di più. Io che ho praticate le prime 35 MARCHESE dame, non ho trovato una donna che sappia unire, come questa, la gentilezza 15 e il decoro. Cospetto di bacco! Io son sempre stato solito trattar donne: ne conosco li CONTE 16 difetti ed il loro debole. Pure con costei, non ostante il mio lungo corteggio e 17 le tante spese per essa fatte, non ho potuto toccarle un dito. 40 Arte, arte sopraffina. Poveri gonzi! Le credete, eh? A me non la farebbe. CAVALIERE 18 Donne? Alla larga tutte quante elle sono. Non siete mai stato innamorato? CONTE Mai, né mai lo sarò. Hanno fatto il diavolo per darmi moglie, né mai CAVALIERE 19 l’ho voluta. 45 Ma siete unico della vostra casa: non volete pensare alla successione? MARCHESE Ci ho pensato più volte, ma quando considero che per aver figliuoli mi CAVALIERE converrebbe soffrire una donna, mi passa subito la volontà. 20 21 Che volete voi fare delle vostre ricchezze? CONTE Godermi quel poco che ho con i miei amici. 50 CAVALIERE Bravo, Cavaliere, bravo; ci goderemo. MARCHESE E alle donne non volete dar nulla? CONTE Niente affatto. A me non ne mangiano sicuramente. CAVALIERE 22 Ecco la nostra padrona. Guardatela, se non è adorabile. CONTE Oh la bella cosa! Per me stimo più di lei quattro volte un bravo cane da 55 CAVALIERE caccia. Se non la stimate voi, la stimo io. MARCHESE Ve la lascio, se fosse più bella di Venere. CAVALIERE 23 contrasto, discussione. dissensione: 1 argomento, questione. punto: 2 è necessario aver disponibilità di denari. vogliono esser denari: 3 di essere corrisposto. corrispondenza: 4 regali in denaro. attenzioni: 5 che abbia minore importanza. che lo meriti meno: 6 vi sconvolge? vi scompone?: 7 abbia motivo di discutere con qualcuno. abbia che dir: 8 disgrazia. infermità: 9 dal momento che. Quando: 10 straordinario. stravagante: 11 modo di fare. tratto: 12 non valgono nulla. non vagliono un fico: 13 non ha destato in me alcun interesse. non… veruna: 14 io che ho frequentato le signore più nobili. Io che ho praticate le prime dame: 15 perbacco! Cospetto di bacco!: 16 corteggiamento. corteggio: 17 sciocchi. gonzi: 18 hanno fatto di tutto. Hanno fatto il diavolo: 19 sarei costretto a sopportare. mi converrebbe soffrire: 20 la voglia. la volontà: 21 non me ne spillano (di denaro). A me non ne mangiano: 22 anche se. se: 23 Scena quinta Mirandolina e detti. M’inchino a questi cavalieri. Chi mi domanda di lor signori? 60 MIRANDOLINA 24 Io vi domando, ma non qui. MARCHESE Dove mi vuole, Eccellenza? MIRANDOLINA Nella mia camera. MARCHESE Nella sua camera? Se ha bisogno di qualche cosa verrà il cameriere a MIRANDOLINA servirla. 65 (Che dite di quel contegno?). ( ) MARCHESE al Cavaliere (Quello che voi chiamate contegno, io lo chiamerei temerità, impertinenza). CAVALIERE 25 ( ) al Marchese Cara Mirandolina, io vi parlerò in pubblico, non vi darò l’incomodo di venire CONTE nella mia camera. Osservate questi orecchini. Vi piacciono? Belli. MIRANDOLINA Sono diamanti, sapete? CONTE Oh, li conosco. Me ne intendo anch’io dei diamanti. MIRANDOLINA E sono al vostro comando. CONTE 26 (Caro amico, voi li buttate via). ( ) 75 CAVALIERE piano al Conte Perché mi vuol ella donare quegli orecchini? MIRANDOLINA Veramente sarebbe un gran regalo! Ella ne ha de’ più belli al doppio. MARCHESE 27 Questi sono legati alla moda. Vi prego riceverli per amor mio. CONTE 28 (Oh che pazzo!). ( ) CAVALIERE da sé No, davvero, signore… 80 MIRANDOLINA Se non li prendete, mi disgustate. CONTE 29 Non so che dire… mi preme tenermi amici gli avventori della mia locanda. MIRANDOLINA Per non disgustare il signor Conte, li prenderò. (Oh che forca!). ( ) CAVALIERE 30 da sé (Che dite di quella prontezza di spirito?). ( ) 85 CONTE al Cavaliere (Bella prontezza! Ve li mangia, e non vi ringrazia nemmeno). ( ) CAVALIERE 31 al Conte Veramente, signor Conte, vi siete acquistato gran merito. Regalare una MARCHESE donna in pubblico, per vanità! Mirandolina, vi ho da parlare a quattr’occhi, 32 fra voi e me: son cavaliere. (Che arsura! Non gliene cascano). ( ) Se altro non mi comandano, 90 MIRANDOLINA 33 da sé io me n’anderò. Ehi! padrona. La biancheria che mi avete dato, non mi gusta. Se non ne CAVALIERE 34 avete di meglio, mi provvederò. ( ) 35 con disprezzo Signore, ve ne sarà di meglio. Sarà servita, ma mi pare che la potrebbe MIRANDOLINA chiedere con un poco di gentilezza. 95 Dove spendo il mio denaro, non ho bisogno di far complimenti. CAVALIERE Compatitelo. Egli è nemico capitale delle donne. ( ) CONTE 36 a Mirandolina Eh, che non ho bisogno d’essere da lei compatito. CAVALIERE Povere donne! che cosa le hanno fatto? Perché così crudele con noi, MIRANDOLINA signor Cavaliere? 100 Basta così. Con me non vi prendete maggior confidenza. Cambiatemi CAVALIERE la biancheria. La manderò a prender pel servitore. Amici, vi sono schiavo. 37 38 ( ) parte desidera. domanda: 24 temerarietà. temerità: 25 a vostra disposizione. al vostro comando: 26 ne possiede di doppiamente belli. Dalla battuta si evince che gli orecchini donati dal Conte sono di scarso valore. ne ha… al doppio: 27 sono incastonati secondo la moda. sono legati alla moda: 28 mi offendete. mi disgustate: 29 che furba! Si tratta di un’espressione popolare di uso toscano. che forca!: 30 ve li sottrae. Ve li mangia: 31 fare regali a una donna. L’uso transitivo di “regalare” è tipico del dialetto veneziano e riproduce la costruzione latina del verbo donare. Regalare una donna: 32 che spilorceria! Non gliene scappano (di soldi dalle tasche). Che arsura… cascano: 33 non mi piace. non mi gusta: 34 provvederò da solo (magari andando altrove). mi provvederò: 35 acerrimo. capitale: 36 dal. pel: 37 vi riverisco. È una formula veneta di cortesia e di saluto (da cui deriva il vocabolo moderno “ciao”). vi sono schiavo: 38 Valeria Moriconi in una scena de diretta da Franco Enriquez e rappresentata a Venezia nel 1965. La locandiera Scena sesta Il Marchese, il Conte e Mirandolina. Che uomo salvatico! Non ho veduto il compagno. 105 MIRANDOLINA 39 40 Cara Mirandolina, tutti non conoscono il vostro merito. CONTE In verità, son cosi stomacata del suo mal procedere, che or ora lo licenzio MIRANDOLINA 41 a dirittura. Sì; e se non vuol andarsene, ditelo a me, che lo farò partire immediatamente. MARCHESE Fate pur uso della mia protezione. 110 E per il denaro che aveste a perdere, io supplirò e pagherò tutto. (Sentite, CONTE mandate via anche il Marchese, che pagherò io). (piano ) a Mirandolina Grazie, signori miei, grazie. Ho tanto spirito che basta, per dire ad MIRANDOLINA 42 un forestiere ch’io non lo voglio, e circa all’utile, la mia locanda non ha mai 43 camere in ozio. 115 […] scontroso. salvatico: 39 non ho mai conosciuto nessuno come lui. Non ho veduto il compagno: 40 lo mando via (dalla locanda). lo licenzio: 41 coraggio. spirito: 42 quanto al guadagno. circa all’utile: 43 Scena nona Mirandolina, sola. Uh, che mai ha detto! L’eccellentissimo signor Marchese Arsura mi MIRANDOLINA sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io 44 non lo vorrei. Mi piace l’arrosto, e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh, avrei pure tanti mariti! Quanti arrivano 120 a questa locanda, tutti di me s’innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. E questo signor Cavaliere, 45 rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere 46 capitato alla mia locanda, il quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto s’abbiano a innamorare: ma disprezzarmi così? 125 47 è una cosa che mi muove la bile terribilmente. È nemico delle donne? Non le 48 può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l’abbia trovata? Con questi per l’appunto mi ci metto di picca. Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. 49 La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio 130 piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia 50 51 debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente, e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m’innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; e voglio usar tutta l’arte per vincere, 135 52 abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che 53 54 siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura. [La locandiera ha messo in atto il suo piano di seduzione per far innamorare il Cavaliere di Ripafratta, fingendo di approvare la sua avversione per le donne, dimostrando fastidio per le lusinghe del Conte e del Marchese e assumendo un atteggiamento di complicità con l’ospite, al quale dedica attenzioni particolari (come la biancheria preziosa o gli intingoli da lei stessa cucinati esclusivamente per lui). In seguito all’arrivo alla locanda di due attrici, Ortensia e Dejanira, che si fingono nobildonne ma vengono ben presto smascherate da Mirandolina, si innesca una sorta di giocosa competizione fra le tre donne per la conquista del Cavaliere misogino. Sarà la locandiera, però, a prevalere]. Arsura è il nome ironico con cui Mirandolina ha ribattezzato il Marchese di Forlipopoli; nella scena precedente egli ha maledetto la propria mancanza di denaro, che gli impedisce di chiedere in moglie la locandiera. L’eccellentissimo… mi sposerebbe?: 44 mi propongono. mi esibiscono: 45 sgarbato, villano. rustico: 46 di colpo, subito (è un’espressione popolare). in un salto: 47 mi fa arrabbiare. mi muove la bile: 48 di puntiglio (dal francese pique). di picca: 49 corteggiata. servita: 50 desiderata. vagheggiata: 51 tanti innamorati che si rendono ridicoli spasimando (per me). tante caricature... spasimati: 52 sconvolgere. conquassare: 53 rozzi. barbari: 54 ATTO II, scena sedicesima Il Cavaliere, solo. Tutti sono invaghiti di Mirandolina. Non è maraviglia, se ancor io principiava cavaliere a sentirmi accendere. Ma anderò via; supererò questa incognita forza… 140 55 56 Che vedo? Mirandolina? Che vuole da me? Ha un foglio in mano. Mi porterà il conto. Che cosa ho da fare? Convien soffrire quest’ultimo assalto. 57 Già da qui a due ore io parto. anch’io iniziavo a innamorarmi. ancor… accendere: 55 sconosciuta. incognita: 56 sopportare. soffrire: 57 Scena diciassettesima Mirandolina con un foglio in mano, e detto. Signore. ( ) 145 MIRANDOLINA mestamente Che c’è, Mirandolina? CAVALIERE Perdoni. ( ) MIRANDOLINA stando indietro Venite avanti. CAVALIERE Ha domandato il suo conto; l’ho servita. ( ) MIRANDOLINA mestamente Date qui. 150 CAVALIERE Eccolo. ( ) MIRANDOLINA si asciuga gli occhi col grembiale, nel dargli il conto Che avete? Piangete? CAVALIERE Niente, signore, mi è andato del fumo negli occhi. MIRANDOLINA Del fumo negli occhi? Eh! basta… quanto importa il conto? ( ) Venti CAVALIERE 58 legge paoli? In quattro giorni un trattamento sì generoso: venti paoli? 155 59 Quello è il suo conto. MIRANDOLINA E i due piatti particolari che mi avete dato questa mattina, non ci sono nel CAVALIERE conto? Perdoni. Quel ch’io dono, non lo metto in conto. MIRANDOLINA Me li avete voi regalati? 160 CAVALIERE Perdoni la libertà. Gradisca per un atto di… ( MIRANDOLINA si copre, mostrando di ) piangere Ma che avete? CAVALIERE Non so se sia il fumo, o qualche flussione di occhi. MIRANDOLINA 60 Non vorrei che aveste patito, cucinando per me quelle due preziose vivande. 165 CAVALIERE Se fosse per questo, lo soffrirei… volentieri… ( ) MIRANDOLINA mostra trattenersi di piangere (Eh, se non vado via!). ( ) Orsù, tenete. Queste sono due doppie. CAVALIERE da sé 61 Godetele per amor mio… e compatitemi… ( ) 62 s’imbroglia 63 ( ) 170 MIRANDOLINA senza parlare, cade come svenuta sopra una sedia Mirandolina. Ahimè! Mirandolina. È svenuta. Che fosse innamorata di CAVALIERE me? Ma così presto? E perché no? Non sono io innamorato di lei? Cara Mirandolina… Cara? Io cara ad una donna? Ma se è svenuta per me. Oh, come tu sei bella! Avessi qualche cosa per farla rinvenire. Io che non pratico donne, non 64 ho spiriti, non ho ampolle. Chi è di là? Vi è nessuno? Presto?… Anderò io. 175 65 66 Poverina! Che tu sia benedetta! ( ) parte, e poi ritorna Ora poi è caduto affatto. Molte sono le nostre armi, colle quali si MIRANDOLINA 67 vincono gli uomini. Ma quando sono ostinati, il colpo di riserva sicurissimo è uno svenimento. Torna, torna. ( ) si mette come sopra ( ) Eccomi, eccomi. E non è ancor rinvenuta. Ah, 180 CAVALIERE torna con un vaso d’acqua certamente costei mi ama. ( ) Animo, animo. Son la spruzza, ed ella si va movendo qui cara. Non partirò più per ora. a quanto ammonta l’importo del conto? quanto importa il conto?: 58 il paolo era una moneta pontificia, così chiamata da papa Paolo III, che nel 1540 ne fece aumentare il contenuto d’argento. paoli: 59 infiammazione (il termine indica precisamente un eccessivo flusso di sangue in una parte del corpo). flussione: 60 due monete d’oro (dal valore di due ducati, per questo dette doppie). due doppie: 61 perdonatemi. compatitemi: 62 si confonde. s’imbroglia: 63 frequento. pratico: 64 essenze usate un tempo per far rinvenire chi era soggetto a svenimento. spiriti: 65 boccette per contenere essenze e liquori in piccole quantità. ampolle: 66 è completamente innamorato. è caduto affatto: 67 Scena diciottesima Il Servitore colla spada e cappello, e detti. Ecco la spada ed il cappello. ( ) servitore al Cavaliere Va via. ( ) 185 CAVALIERE al Servitore, con ira I bauli… SERVITORE Va via, che tu sia maledetto. CAVALIERE Mirandolina… SERVITORE Va, che ti spacco la testa. ( ) E non rinviene CAVALIERE lo minaccia col vaso; il Servitore parte ancora? La fronte le suda. Via, cara Mirandolina, fatevi coraggio, aprite gli 190 occhi. Parlatemi con libertà. Scena diciannovesima Il Marchese ed il Conte, e detti. Cavaliere? MARCHESE Amico? CONTE (Oh maledetti!). ( ) 195 CAVALIERE va smaniando Mirandolina. MARCHESE MIRANDOLINA Oimè! ( ) s’alza Io l’ho fatta rinvenire. MARCHESE Mi rallegro, signor Cavaliere. CONTE Bravo quel signore, che non può vedere le donne. 200 MARCHESE Che impertinenza? CAVALIERE Siete caduto? CONTE 68 Andate al diavolo quanti siete. ( CAVALIERE getta il vaso in terra, e lo rompe verso il Conte ) ed il Marchese, e parte furiosamente Il Cavaliere è diventato pazzo. ( ) 205 CONTE parte Di questo affronto voglio soddisfazione. ( ) MARCHESE 69 parte L’impresa è fatta. Il di lui cuore è in fuoco, in fiamme, in cenere. Restami MIRANDOLINA solo, per compiere la mia vittoria, che si renda pubblico il mio trionfo, a scorno degli uomini presuntuosi, e ad onore del nostro sesso. ( ) 70 parte ci siete cascato? Siete caduto?: 68 un risarcimento. soddisfazione: 69 umiliazione. scorno: 70 >> pagina 396 Dentro il TESTO I contenuti tematici Nella locanda di Mirandolina sono ospitati tre nobili, ognuno dei quali esprime una diversa anima del ceto aristocratico messo in ridicolo da Goldoni. Il Marchese di Forlipopoli e il Conte d’Albafiorita rappresentano rispettivamente una nobiltà di sangue, irrimediabilmente decaduta per avere dilapidato le proprie risorse, e una nobiltà acquisita di recente, che fa sfoggio della ricchezza con l’esibizionismo tipico dei ; il Cavaliere di Ripafratta impersona invece un’aristocrazia ancora fiera e altera, che coltiva fino all’eccesso il proprio senso di superiorità, qui tradotto nel disprezzo per il sentimento amoroso e per l’universo femminile. parvenu Ogni personaggio è caratterizzato da manie e debolezze: il Marchese dall’avarizia e dall’orgoglio per i propri privilegi ( , r. 110); il Conte dalla prodigalità e dalla volgarità, che lo porta a ostentare le proprie ricchezze ( , r. 111); il Cavaliere dalla misoginia, esibita come il segno della sua posizione di forza e di dominio ( , r. 92; , r. 96). Fate pur uso della mia protezione E per il denaro che aveste a perdere, io supplirò e pagherò tutto Ehi! padrona. La biancheria che mi avete dato, non mi gusta Dove spendo il mio denaro, non ho bisogno di far complimenti Le diverse anime della nobiltà Tutt’altro sociale contraddistingue il personaggio di Mirandolina. La locandiera eredita certi requisiti della servetta, vivace protagonista della commedia dell’arte, dove appariva con vari nomi (Colombina il più frequente); in particolare, Goldoni recupera dalla tradizione il piglio disinvolto e spregiudicato della maschera, ma approfondisce la sua personalità dotandola di una psicologia complessa che la rende autentica, secondo la concezione della commedia riformata. status Dopo essere stata evocata dagli altri personaggi, Mirandolina si presenta agli spettatori con un lungo monologo in cui liquida la proposta di matrimonio del Marchese, troppo a secco di denaro (da cui il soprannome di che gli affibbia la donna) per essere preso in considerazione, censura l’atteggiamento del Cavaliere, (r. 123) e (r. 126), e rivela la propria attitudine a dominare gli uomini ( , rr. 130-131). Arsura rustico come un orso nemico delle donne Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata Ma Mirandolina non è soltanto sfuggente e seduttiva. Da donna borghese, è anche concreta e calcolatrice ( , r. 73), scaltra ( , rr. 82-83) e abile negli affari ( , rr. 114-115). Intascando i regali degli ospiti, godendo della loro devozione e facendo mostra di non volerli offendere (per curare in realtà i propri interessi), Mirandolina tiene legati a sé i suoi corteggiatori senza concedersi e senza danneggiare la propria reputazione. Oh, li conosco. Me ne intendo anch’io dei diamanti mi preme tenermi amici gli avventori della mia locanda. Per non disgustare il signor Conte, li prenderò e circa all’utile, la mia locanda non ha mai camere in ozio La locandiera: donna e borghese >> pagina 397 Il Cavaliere, tuttavia, sembra sottrarsi al gioco della locandiera, con l’intenzione di non cadere nella sua rete. Sentendosi sfidata, Mirandolina ingaggia allora una battaglia per il riscatto del genere femminile: (rr. 135-137). e voglio usar tutta l’arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura Recependo gli ideali illuministici di emancipazione e uguaglianza, però, Goldoni non si limita a far raggiungere a Mirandolina lo scopo immediato, vincere la ritrosia e la misoginia del Cavaliere: dopo aver fatto capitolare l’uomo, infatti, la donna pretenderà una dichiarazione d’amore pubblica, perché la sua sfida non rappresenta più soltanto una questione privata, ma assume una valenza sociale e ideologica. Ha scritto il critico Roberto Alonge: «Non è l’amore che le interessa, ma la pratica sociale. Mirandolina si realizza (e si appaga) non tanto come […], bensì come , come ». donna ruolo sociale locandiera Orgoglio di genere e di ceto Le scelte stilistiche I protagonisti interloquiscono tra loro con frasi brevi e vivaci, che coinvolgono direttamente o indirettamente tutti i personaggi. Alcune battute, rivolte a un unico personaggio, sono però pronunciate sottovoce, di nascosto, in modo che gli altri non sentano. Si crea così una complicità con gli spettatori, i quali sono più informati dei personaggi sulla scena. Ciò avviene in modo ancor più chiaro nelle battute che gli attori pronunciano tra sé e sé e nei monologhi: in quello di Mirandolina, la donna, sfogandosi, rivela al pubblico la sua indole e il piano che sta architettando. Dialoghi e monologhi I monologhi mostrano inoltre un aspetto importante del temperamento di Mirandolina. Quando si rivolge agli ospiti, la locandiera parla in modo raffinato, con uno stile formale ed elevato, adeguato agli interlocutori ( , r. 60; , r. 62); nel monologo, invece, il suo linguaggio diventa spontaneo e colloquiale, con il ricorso a soprannomi di scherno ( , r. 117), a modi di dire proverbiali ( , r. 119), a similitudini basse e colloquiali ( , r. 123) e a espressioni popolari ( , r. 126). M’inchino a questi cavalieri. Chi mi domanda di lor signori? Dove mi vuole, Eccellenza? Marchese Arsura Mi piace l’arrosto, e del fumo non so che farne rustico come un orso mi muove la bile L’arma sottile del linguaggio Verso le COMPETENZE Comprendere 1 Riassumi il brano letto in circa 20 righe. 2 A quali mezzi fanno ricorso il Conte e il Marchese per sedurre Mirandolina? perché? 3 Quale atteggiamento ha inizialmente il Cavaliere nei confronti di Mirandolina? Analizzare 4 Qual è la funzione dei numerosi puntini di sospensione alla scena diciasettesima? Individua i vocaboli che caratterizzano le personalità del archese, sottolineando quelli riconducibili all’ambito semantico del denaro per il primo e del potere per il secondo. 5 Conte e del M Commenta le scelte sintattiche che contribuiscono a rendere la concitazione del valiere quando deve ammettere sé stesso i propri sentimenti e quando deve soccorrere Mirandolina svenuta. 6 Ca con Interpretare 7 Rileggi il monologo di Mirandolina nella scena nona: potresti definirla una “femminista ante litteram ”? perché?