La scelta del volgare e la forma del dialogo 4 Lo stile di Galileo non segue le consuetudini espressive proprie del suo tempo: mentre la letteratura barocca ama la bizzarria, l’esagerazione e l’astrusità formale, la prosa dello scienziato pisano è un modello di ordine, di e di . La ricerca della concretezza non va confusa però con la banalità formale: l’entusiasmo dello scopritore e la combattività del pensatore in lotta con le convenzioni del suo tempo si accompagnano spesso a un’aggettivazione ricca ed efficace, a un’eloquenza polemica e a un’ironia alimentata da metafore e immagini curiose. elegante chiarezza cristallina perfezione Uno stile ordinato nel secolo del disordine D’altra parte, non dobbiamo dimenticare che, oltre che scienziato, Galileo è anche un letterato: un , profondo conoscitore della poesia e della prosa cinquecentesca, protagonista in prima persona delle discussioni linguistiche e retoriche che animano la scena culturale coeva. Il suo ideale di comunicazione si rifà al modello di Ariosto, capace di adattarsi con grande varietà ed eleganza allo spirito della civiltà rinascimentale, anche sul difficile piano dei rapporti con il potere; viceversa la scrittura di Tasso gli appare incerta, oscura e artificiosa, emblema di un gusto prebarocco alla vacua ricerca del meraviglioso. letterato raffinatissimo L’ideale ariostesco La letteratura rappresenta infatti per Galileo lo specchio di una precisa mentalità e di un determinato orientamento ideologico. La scelta di scrivere in volgare, soprattutto, non rimanda a una semplice opzione estetica, ma piuttosto a un aspetto decisivo della sua “politica culturale”. Mentre, nella sua epoca, i testi scientifici continuano a essere redatti in latino, egli decide di adottare prevalentemente il volgare perché , secondo una prospettiva fortemente anticlassista. Fare uscire la scienza dalla ristretta cerchia degli specialisti significa assicurare a essa un legame più stretto con il mondo della tecnica e dei mestieri, composto da persone spesso poco colte, ma esperte nella soluzione dei problemi pratici. Per esempio, nella prefazione al manuale intitolato (pubblicato nel 1606) scrive: «Finalmente essendo mia intenzione di esplicare al presente operazioni per lo più attinenti al soldato, ho giudicato esser bene scrivere in favella [lingua] toscana, acciò che, venendo talora il libro in mano di persone più intendenti della milizia [esperte di cose militari] che della lingua latina, possa da loro esser comodamente inteso». ritiene che la scienza debba essere alla portata di tutti Le operazioni del compasso geometrico et militare Dal latino al volgare Il messaggio delle grandi scoperte deve, insomma, essere divulgato in forme “democratiche” e giungere con chiarezza agli aristocratici illuminati, ma anche ai borghesi e agli esponenti delle categorie produttive, destinati a uscire dai cantieri e dalle botteghe per acquistare onori, ricchezze e privilegi sulla scena delle società moderne. Non deve sorprendere, dunque, che anche gli avversari di Galileo colgano l’efficacia di tale operazione culturale: i giudici che lo accusano dinanzi al tribunale dell’Inquisizione sottolineano che lo scienziato «non solo arma l’opinione copernicana di argomenti nuovi […], ma lo fa in italiano, lingua […] la più indicata per trascinare dalla sua il volgo ignorante fra cui l’errore fa più facilmente presa». La ricerca di un ampio pubblico Alla volontà di far circolare il più possibile le idee e metterle a confronto tra loro si deve, infine, il rinnovamento che Galileo realizza di due generi letterari congeniali alla promozione intellettuale, la lettera e il dialogo. L’ , rivolgendosi a destinatari lontani, permette di e, allo stesso tempo, di presupporre la presenza di un interlocutore da sollecitare e convincere, anche in modo fittizio, o comunque ben sapendo che si tratta di una comunicazione solo formalmente privata, destinata in ultima istanza alla pubblicazione. Il consente di sottolineare invece, nel confronto-scontro degli argomenti, il : si presta, insomma, a diventare un valido strumento di polemica metodologica, affidando al lettore il compito di riflettere, senza pregiudizi, sulla costante e faticosa ricerca della verità. epistola superare barriere e confini dialogo conflitto tra il vecchio e il nuovo L’arte del confronto >> pagina 96 T5 Un mondo di carta , Seconda giornata Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano Nella prima giornata del Simplicio, il testardo difensore delle teorie aristoteliche, ha respinto tutte le fondate argomentazioni propostegli dai suoi due interlocutori, i copernicani Salviati e Sagredo. Ora, in apertura della seconda giornata, ribadisce la sua fede incrollabile nella visione imposta dalla tradizione, rivendicando la propria cieca devozione al “principio di autorità”. Dialogo L’ dell’ ostinazione ignoranza Io vi confesso che tutta questa notte sono andato ruminando le cose di simplicio ieri, e veramente trovo di molte belle nuove e gagliarde considerazioni; con 1 tutto ciò mi sento stringer assai più dall’autorità di tanti grandi scrittori, ed in particolare… Voi scotete la testa, signor Sagredo, e sogghignate, come se io dicessi 2 qualche grande esorbitanza. 5 3 Io sogghigno solamente, ma crediatemi ch’io scoppio nel voler far forza di sagredo 4 ritener le risa maggiori, perché mi avete fatto sovvenire di un bellissimo caso, 5 6 al quale io mi trovai presente non sono molti anni, insieme con alcuni altri nobili amici miei, i quali vi potrei ancora nominare. Sarà ben che voi ce lo raccontiate, acciò forse il signor Simplicio non continuasse 10 salviati di creder d’avervi esso mosse le risa. 7 Son contento. Mi trovai un giorno in casa un medico molto stimato in sagredo 8 Venezia, dove alcuni per loro studio, ed altri per curiosità, convenivano tal volta 9 a veder qualche taglio di notomia per mano di uno veramente non men 10 11 dotto che diligente e pratico notomista. Ed accadde quel giorno, che si andava 15 ricercando l’origine e nascimento de i nervi, sopra di che è famosa controversia tra i medici galenisti ed i peripatetici, e mostrando il notomista come, partendosi 12 13 dal cervello e passando per la nuca, il grandissimo ceppo de i nervi si 14 andava poi distendendo per la spinale e diramandosi per tutto il corpo, e che 15 solo un filo sottilissimo come il refe arrivava al cuore, voltosi ad un gentil 20 16 17 uomo ch’egli conosceva per filosofo peripatetico, e per la presenza del quale egli aveva con estraordinaria diligenza scoperto e mostrato il tutto, gli domandò s’ei restava ben pago e sicuro, l’origine de i nervi venir dal cervello e non dal cuore; al quale il filosofo, doppo essere stato alquanto sopra di sé, rispose: 18 19 «Voi mi avete fatto veder questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il 25 testo d’Aristotile non fusse in contrario, che apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera». 20 ho ripensato agli argomenti discussi ieri. Secondo alcuni commentatori, nel verbo “ruminare” sarebbe presente una sfumatura ironica, ma si tratta in realtà di un vocabolo della tradizione letteraria (nel lessico della spiritualità cristiana la , “ruminazione”, è la meditazione interiore delle Sacre Scritture). 1 sono andato ruminando le cose di ieri: ruminatio qui Simplicio vorrebbe nominare il suo sommo maestro, Aristotele, ma si interrompe perché sospetta che il sogghigno di Sagredo sia rivolto a lui. 2 mi sento stringer assai più... particolare...: stranezza. 3 esorbitanza: : credetemi. 4 crediatemi : trattenere. 5 ritener : ricordare. 6 sovvenire : affinché il signor Simplicio non continui a pensare d’essere stato lui la causa delle risate. 7 acciò forse... d’avervi esso mosse le risa : in casa di un (espressione fiorentina). 8 in casa : si incontravano. 9 convenivano : dissezione. 10 taglio : anatomia. 11 notomia : i primi seguono gli insegnamenti di Galeno (medico greco del II sec. d.C.) e sostengono che i nervi derivano dal cervello; i secondi, seguaci di Aristotele ( , perché gli allievi di quest’ultimo si intrattenevano a discutere nel Peripato, il liceo così chiamato per il colonnato che lo circondava), affermano invece che i nervi originano dal cuore. 12 i medici galenisti ed i peripatetici peripatetici : partendo. 13 partendosi : fascio. 14 ceppo : lungo la spina dorsale. 15 per la spinale : un filo da cucito, molto sottile. 16 refe : rivoltosi. 17 voltosi se egli era soddisfatto e convinto della teoria secondo la quale i nervi provengono dal cuore. 18 s’ei restava... cuore: : dopo essere stato un po’ di tempo a riflettere. 19 doppo... sé : voi mi avete mostrato questa cosa in modo così evidente e ragionevole ( ) che, se il libro di Aristotele non dicesse chiaramente il contrario, bisognerebbe considerarla vera. 20 «Voi... per vera» aperta e sensata Signori, io voglio che voi sappiate che questa disputa dell’origine de i nervi simplicio non è miga così smaltita e decisa come forse alcuno si persuade. 21 22 Né sarà mai al sicuro, come si abbiano di simili contradittori, ma questo 30 sagredo 23 che voi dite non diminuisce punto la stravaganza della risposta del Peripatetico, 24 il quale contro a così sensata esperienza non produsse altre esperienze o ragioni d’Aristotile, ma la sola autorità ed il puro . ipse dixit 25 Aristotile non si è acquistata sì grande autorità se non per la forza delle simplicio sue dimostrazioni e della profondità de i suoi discorsi: ma bisogna intenderlo, 35 e non solamente intenderlo, ma aver tanta gran pratica ne’ suoi libri, che se ne sia formata un’idea perfettissima, in modo che ogni suo detto vi sia sempre 26 innanzi alla mente; perché e’ non ha scritto per il volgo, né si è obligato a 27 infilzare i suoi silogismi col metodo triviale ordinato, anzi, servendosi del 28 29 perturbato, ha messo talvolta la prova di una proposizione fra testi che par 40 30 che trattino di ogni altra cosa: e però bisogna aver tutta quella grande idea, e 31 saper combinar questo passo con quello, accozzar questo testo con un altro 32 remotissimo; ch’e’ non è dubbio che chi averà questa pratica, saprà cavar da’ 33 suoi libri le dimostrazioni di ogni scibile, perché in essi è ogni cosa. Ma, signor Simplicio mio, come l’esser le cose disseminate in qua e in là 45 sagredo non vi dà fastidio, e che voi crediate con l’accozzamento e con la combinazione di varie particelle trarne il sugo, questo che voi e gli altri filosofi bravi farete con i testi d’Aristotile, farò io con i versi di Virgilio o di Ovidio, formandone centoni 34 ed esplicando con quelli tutti gli affari de gli uomini e i segreti della natura. Ma che dico io di Virgilio o di altro poeta? io ho un libretto assai più breve 50 d’Aristotile e d’Ovidio, nel quale si contengono tutte le scienze, e con pochissimo studio altri se ne può formare una perfettissima idea: e questo è l’alfabeto; e non è dubbio che quello che saprà ben accoppiare e ordinare questa e quella vocale con quelle consonanti o con quell’altre, ne caverà le risposte verissime 35 a tutti i dubbi e ne trarrà gli insegnamenti di tutte le scienze e di tutte le arti, in 55 quella maniera appunto che il pittore da i semplici colori diversi, separatamente posti sopra la tavolozza, va, con l’accozzare un poco di questo con un poco di quello e di quell’altro, figurando uomini, piante, fabbriche, uccelli, pesci, 36 ed in somma imitando tutti gli oggetti visibili, senza che su la tavolozza sieno né occhi né penne né squamme né foglie né sassi: anzi pure è necessario che 60 37 nessuna delle cose da imitarsi, o parte alcuna di quelle, sieno attualmente tra 38 i colori, volendo che con essi si possano rappresentare tutte le cose; ché se 39 40 vi fussero, verbigrazia, penne, queste non servirebbero per dipignere altro che 41 uccelli o pennacchi. : mica. 21 miga : risolta. 22 smaltita : finché non si abbiano degli interlocutori che non si persuadono neppure davanti all’evidenza. 23 come... contraddittori : affatto. 24 punto lo ha detto lui (Aristotele). 25 : ipse dixit : non basta capire Aristotele, ma bisogna impararlo a memoria. 26 bisogna… perfettissima ’: egli. 27 e : disporre una dopo l’altra le sue catene di ragionamenti. I sillogismi, nella logica tradizionale, sono argomentazioni nelle quali da due proposizioni, legate tra loro da un termine in comune, si deduce una terza proposizione. Per esempio: gli uomini sono mortali (prima proposizione o premessa maggiore), Socrate è un uomo (seconda proposizione o premessa minore), quindi Socrate è mortale (terza proposizione o illazione o conseguenza). 28 infilzare i suoi silogismi : nell’ordine che è più comune. 29 col metodo triviale ordinato : l’ordine perturbato era un particolare metodo di ragionamento, usato dagli antichi geometri greci. 30 perturbato : e perciò occorre aver davanti alla mente tutta la sua opera. 31 e però... idea : mettere insieme. 32 accozzar : chi sarà abituato a procedere in questo modo. 33 chi… pratica : ironicamente Sagredo paragona l’attività degli aristotelici a quella di chi compone centoni, ossia poesie formate dalla giustapposizione di parole, frasi e citazioni varie di uno stesso autore o di più autori. 34 centoni : ricaverà. 35 caverà : rappresentando. 36 figurando : squame. 37 squamme : veramente. 38 attualmente : se si vuole. 39 volendo : perché. 40 ché : per esempio (dal latino , “per citare una parola”). 41 verbigrazia verbi gratia E’ son vivi e sani alcuni gentil uomini che furon presenti quando un dottor 65 salviati leggente in uno Studio famoso, nel sentir circoscrivere il telescopio, da sé 42 43 non ancor veduto, disse che l’invenzione era presa da Aristotile; e fattosi portare un testo, trovò certo luogo dove si rende la ragione onde avvenga che dal fondo 44 d’un pozzo molto cupo si possano di giorno veder le stelle in cielo; e disse a i circostanti: «Eccovi il pozzo, che denota il cannone; eccovi i vapori grossi, da 70 i quali è tolta l’invenzione de i cristalli; ed eccovi finalmente fortificata la vista nel passare i raggi per il diafano più denso e oscuro». 45 Questo è un modo di contener tutti gli scibili assai simile a quello col sagredo 46 quale un marmo contiene in sé una bellissima, anzi mille bellissime statue; ma il punto sta a saperle scoprire: o vogliam dire che e’ sia simile alle profezie di 75 Giovacchino o a’ responsi degli oracoli de’ gentili, che non s’intendono se 47 48 non doppo gli eventi delle cose profetizate. […] Io credo, e in parte so, che non mancano al mondo de’ cervelli molto simplicio stravaganti, le vanità de’ quali non dovrebbero ridondare in pregiudizio d’Aristotile, 49 del quale mi par che voi parliate talvolta con troppo poco rispetto; e 80 la sola antichità, e ’l gran nome che si è acquistato nelle menti di tanti uomini segnalati, dovrebbe bastar a renderlo riguardevole appresso di tutti i letterati. Il fatto non cammina così, signor Simplicio: sono alcuni suoi seguaci salviati 50 51 troppo pusillanimi, che danno occasione, o, per dir meglio, che darebbero occasione, di stimarlo meno, quando noi volessimo applaudere alle loro leggereze. 85 52 E voi, ditemi in grazia, sete così semplice che non intendiate che 53 54 quando Aristotile fusse stato presente a sentir il dottor che lo voleva far autor del telescopio, si sarebbe molto più alterato contro di lui che contro quelli che del dottore e delle sue interpretazioni si ridevano? Avete voi forse dubbio che quando Aristotile vedesse le novità scoperte in cielo, e’ non fusse per mutar 90 55 opinione e per emendar i suoi libri e per accostarsi alle più sensate dottrine, 56 discacciando da sé quei così poveretti di cervello che troppo pusillanimamente 57 s’inducono a voler sostenere ogni suo detto, senza intendere che quando Aristotile fusse tale quale essi se lo figurano, sarebbe un cervello indocile, una 58 mente ostinata, un animo pieno di barbarie, un voler tirannico, che, reputando 95 tutti gli altri come pecore stolide, volesse che i suoi decreti fussero anteposti 59 60 a i sensi, alle esperienze, alla natura istessa? Sono i suoi seguaci che hanno data l’autorità ad Aristotile, e non esso che se la sia usurpata o presa; e perché è più facile il coprirsi sotto lo scudo d’un altro che ’l comparire a faccia aperta, temono né si ardiscono d’allontanarsi un sol passo, e più tosto che mettere 100 61 62 qualche alterazione nel cielo di Aristotile, vogliono impertinentemente negar 63 quelle che veggono nel cielo della natura. […] : professore. 42 dottor leggente : sentendo un’accurata descrizione del telescopio. 43 nel sentir circoscrivere il telescopio : un libro di Aristotele. 44 un testo : secondo l’interpretazione riportata da Salviati, in questo passo aristotelico il pozzo sarebbe il tubo del telescopio ( ) e i vapori equivarrebbero alle sue lenti. La vista sarebbe quindi dal guardare attraverso i vapori “diafani”, cioè trasparenti, presenti nel pozzo, così come viene rafforzata dal guardare attraverso il cannocchiale. 45 «Eccovi il pozzo… più denso e oscuro» cannone fortificata : tutti i saperi. 46 tutti gli scibili : Gioacchino da Fiore (1130 ca - 1202), il monaco calabrese che profetizzò la venuta dello Spirito Santo sulla Terra e la purificazione dell’umanità. 47 Giovacchino : pagani. 48 gentili insistere su posizioni che nascono dal pregiudizio nei confronti di Aristotele. 49 ridondare in pregiudizio d’Aristotile: : va, sta. 50 cammina : ci sono. 51 sono : superficialità. 52 leggereze : siete. 53 sete : da non rendervi conto. 54 che non intendiate : se. 55 quando : egli non sarebbe pronto a cambiare opinione, a correggere i suoi scritti e ad adeguarsi alle teorie più attendibili. 56 e’ non fusse... dottrine : in modo vile. 57 pusillanimamente : mente indisciplinata. 58 cervello indocile : stolte, stupide. 59 stolide : affermazioni. 60 decreti : e non. 61 né : piuttosto. 62 più tosto : senza dimostrazioni pertinenti. 63 impertinentemente Ma quando si lasci Aristotile, chi ne ha da essere scorta nella filosofia? simplicio 64 nominate voi qualche autore. Ci è bisogno di scorta ne i paesi incogniti e selvaggi, ma ne i luoghi aperti e 105 salviati piani i ciechi solamente hanno bisogno di guida; e chi è tale, è ben che si resti in casa, ma chi ha gli occhi nella fronte e nella mente, di quelli si ha da servire per iscorta. Né perciò dico io che non si deva ascoltare Aristotile, anzi laudo il 65 66 vederlo e diligentemente studiarlo, e solo biasimo il darsegli in preda in maniera che alla cieca si sottoscriva a ogni suo detto e, senza cercarne altra ragione, si 110 67 debba avere per decreto inviolabile; il che è un abuso che si tira dietro un altro disordine estremo, ed è che altri non si applica più a cercar d’intender la forza delle sue dimostrazioni. E qual cosa è più vergognosa che ’l sentir nelle publiche 68 dispute, mentre si tratta di conclusioni dimostrabili uscir un di traverso con un testo, e bene spesso scritto in ogni altro proposito, e con esso serrar la 115 bocca all’avversario? Ma quando pure voi vogliate continuare in questo modo 69 di studiare, deponete il nome di filosofi, e chiamatevi o istorici o dottori di 70 memoria; ché non conviene che quelli che non filosofano mai, si usurpino l’onorato titolo di filosofo. Ma è ben ritornare a riva, per non entrare in un pelago infinito, del quale in tutt’oggi non si uscirebbe. Però, signor Simplicio, venite 120 71 72 pure con le ragioni e con le dimostrazioni, vostre o di Aristotile, e non con testi e nude autorità, perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta. 73 74 : se si smettesse di seguire Aristotele, quale pensatore dovremmo seguire? 64 quando si lasci… filosofia? : chi ci vede bene ed è intelligente deve usare i propri sensi e la propria intelligenza come guida. 65 ma chi ha gli occhi… per iscorta : lodo. 66 laudo : l’affidarsi senza riflettere a ogni parola di Aristotele. 67 il darsegli in preda… a ogni suo detto : nessuno cerca più di provare la validità delle sue (di Aristotele) dimostrazioni. 68 altri non si applica più… delle sue dimostrazioni : se, nonostante tutto. 69 quando pure : lasciate, abbandonate. 70 deponete : ma è meglio tornare all’argomento principale e non divagare, per non entrare in una questione ( : mare) infinita. 71 Ma è ben… infinito pelago : perciò. 72 Però : che viene percepito attraverso i sensi, quindi reale. 73 sensibile : mondo fondato sul sapere libresco. 74 mondo di carta >> pagina 100 Dentro il TESTO I contenuti tematici Il brano si apre con un aneddoto riguardante un anatomista. Sagredo afferma che le parole di Simplicio, il quale si sforza di conciliare le nuove acquisizioni scientifiche con le teorie filosofiche del passato, lo fanno sorridere perché gli ricordano (r. 7) occorso durante una lezione di anatomia. In quell’occasione un peripatetico, cioè un seguace della dottrina aristotelica, davanti all’evidente smentita di una teoria relativa al sistema nervoso, affermò che avrebbe creduto a quella evidenza se solo Aristotele non avesse detto il contrario. un bellissimo caso All’aneddoto Simplicio replica affermando che i testi di Aristotele dicono sempre la verità, ma sono difficili da interpretare, perché il filosofo greco nelle sue opere ricorre anche ad artifici logici molto complessi e articolati come l’ordine (r. 40), usato dagli antichi geometri greci. Tramite questo procedimento logico, Aristotele (rr. 40-41); perciò, per comprenderne gli scritti è necessario saper combinare insieme brani di varie sue opere, anche se trattano di argomenti diversi. perturbato ha messo talvolta la prova di una proposizione fra testi che par che trattino di ogni altra cosa Tuttavia, nota Sagredo, un procedimento siffatto è decisamente privo di fondamento logico, e seguendolo chiunque può far dire qualsiasi cosa a qualsiasi testo, compresi i libri dei poeti e l’alfabeto stesso. Il passo citato si chiude con un invito a non studiare il mondo sui libri, ma direttamente, osservando la natura e i suoi fenomeni. Il notomista Il riferimento all’anatomista è probabilmente ispirato dalla forte influenza che esercitò Andrea Vesalio (forma italianizzata del nome del medico fiammingo André Vésale, 1514-1564) sull’ambiente culturale padovano e veneziano frequentato da Galilei. Vesalio è considerato il fondatore dell’anatomia, e proprio a Padova iniziò la carriera. Qui l’aneddoto è introdotto da Galileo per mostrare quanto siano forti le convinzioni degli aristotelici i quali, anche davanti all’evidenza del contrario, continuano a sostenere le posizioni del loro maestro. Qualcosa di simile era accaduto allo stesso Galileo quando, volendo illustrare a filosofi e accademici le prodigiose scoperte del cannocchiale, si era trovato spesso di fronte al loro rifiuto di accettare la realtà dei fatti. Il significato dell’aneddoto Sebbene sappia che Aristotele ha torto in diverse sue conclusioni, Galileo ne stima comunque la statura intellettuale. Infatti per la comune propensione all’indagine diretta della realtà, egli si sente in qualche modo simile al filosofo greco, ma al tempo stesso lontanissimo dai suoi seguaci, in quanto, secondo lo scienziato pisano, questi ultimi non seguono affatto l’esempio del loro maestro, non essendo interessati a investigare la natura, ma soltanto a ripetere pedissequamente gli scritti aristotelici. In una lettera al suo amico Fortunio Liceti, Galileo scrive: «Io mi rendo sicuro che se Aristotele tornasse al mondo, egli riceverebbe me tra i suoi seguaci». Galileo e Aristotele Le scelte stilistiche Fin dalla prima battuta di questo passo si può notare quanto la forma dialogica sia per Galileo funzionale a drammatizzare l’esposizione dei contenuti. L’intervento di Simplicio, infatti, presenta un’interruzione brusca, nel momento in cui l’aristotelico si accorge che, mentre sta parlando, Sagredo sogghigna, trattenendo a stento le risa: – esclama Simplicio – (rr. 4-5). Questa battuta porta il lettore a immaginare il vivace contesto in cui le parole vengono pronunciate. Voi scotete la testa, signor Sagredo , e sogghignate, come se io dicessi qualche grande esorbitanza Teatralità della forma dialogica >> pagina 101 È infatti un dialogo avvincente, ricco di momenti ironici e di occasioni di scontro acceso, che fanno emergere la personalità degli interlocutori: l’ironia polemica e canzonatoria di Sagredo ( ; , rr. 50-55); la pacatezza ammonitrice di Salviati, che non rinuncia alla mordace sferzata finale ( , rr. 122-123); lo stolido dogmatismo di Simplicio, che non riesce a opporre che inconsistenti preconcetti formalistici. io ho un libretto assai più breve d’Aristotile e d’Ovidio, nel quale si contengono tutte le scienze, e con pochissimo studio altri se ne può formare una perfettissima idea: e questo è l’alfabeto non è dubbio che quello che saprà ben accoppiare e ordinare questa e quella vocale con quelle consonanti o con quell’altre, ne caverà le risposte verissime a tutti i dubbi e ne trarrà gli insegnamenti di tutte le scienze e di tutte le arti i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta Le parole e i caratteri Verso le COMPETENZE COMPRENDERE Perché all’inizio del brano Simplicio è confuso? Quali pensieri lo assillano? 1 A quale scopo Salviati racconta l’aneddoto del cannocchiale? 2 Analizzare Oltre a quanto già indicato nell’analisi, individua altre parole ed espressioni di registro ironico. 3 INTERPRETARE Inserisci nella seguente tabella le argomentazioni di Simplicio e quelle dei suoi due interlocutori. 4 Simplicio Sagredo e Salviati Per quale motivo certi aristotelici ? 5 più tosto che mettere qualche alterazione nel cielo di Aristotile, vogliono impertinentemente negar quelle che veggono nel cielo della natura (rr. 100-102) COMPETENZE LINGUISTICHE Individua nel testo tutti i termini di ambito scientifico: quali osservazioni puoi fare rispetto all’attuale lessico scientifico? 6 Produrre Immagina di intervistare i tre personaggi sugli argomenti affrontati nel loro dialogo, in modo da far risaltare i loro diversi punti di vista. Prepara al riguardo un testo espositivo di circa 30 righe. 7 Scrivere per esporre. >> pagina 102 I grandi temi di Galileo 1 La visione scientifica della realtà la ricerca della verità tramite l’esperienza diretta e l’osservazione dei fenomeni • l’applicazione del ragionamento matematico all’indagine scientifica • dal principio di autorità al principio di verificabilità di una teoria • stile e linguaggio aderenti alla realtà • 2 La centralità dell’esperienza la connessione tra ricerca scientifica e acquisizioni tecniche • il rapporto tra elaborazione concettuale e risultati pratici • 3 Scienza e fede la non contraddizione tra scienza e fede, entrambe emanazioni di Dio • il fraintendimento delle Sacre Scritture come origine delle discordanze tra scoperte scientifiche e posizioni teologiche • l’autonomia della scienza dalle leggi teologiche • 4 La scelta del volgare e la forma del dialogo l’ordine, l’eleganza e la chiarezza dello stile galileiano • il volgare quale strumento di divulgazione scientifica presso un ampio pubblico • la lettera e il dialogo come forme congeniali alla circolazione delle idee •