Unità 3 Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci selezioni, le frequenti ispezioni per valutare la resistenza fisica dei prigionieri dei lager: i più deboli venivano mandati alle camere a gas sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Così per noi anche l ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva. E di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. DENTRO IL TESTO Il racconto è fatto in prima persona, ma ciò non determina la messa in primo piano del carico di sofferenza vissuta dall autore o di intensità emotiva legata ai fatti descritti. Al contrario, tutto è riferito in maniera sobria ed essenziale, come in un racconto storico o cronachistico, rispetto al quale il narratore si pone quasi esternamente. VERIFICA Rispondi alle domande 1. I fatti descritti sono: inventati. reali. 2. Quando arrivano alla recinzione del campo, che reazione hanno i soldati russi? 3. Alla vista dei soldati russi, quali sentimenti provano il narratore e il suo amico? 4. Chi è un giusto? Chi non ha colpe. Chi si vergogna anche delle colpe commesse da altri.