Educazione civica – Pagine di realtà

Lavoro agile o lavoro alienante?

vedi Luigi Pirandello, p. 47

AGENDA 2030
OBIETTIVO 8
LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Pirandello ha parlato in molte sue opere (soprattutto nel suo romanzo Quaderni di Serafino Gubbio operatore) dei risvolti negativi che la civiltà moderna con le sue “macchine” ha prodotto sulla vita dell’uomo. La situazione non è molto migliorata da questo punto di vista, tutt’altro, infatti ci ritroviamo sempre più spesso, quasi senza rendercene conto, davanti a uno schermo, secondo le modalità dello smart working (in italiano, “lavoro agile”). Si tratta di un nuovo approccio legato a funzioni e obiettivi tipici di un’organizzazione aziendale, ma sempre più estesi anche nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Ma per i lavoratori? Quali sono le conseguenze di questa forma di organizzazione del lavoro? Nell’articolo seguente il giornalista Martino Galliolo intervista un esperto di processi manageriali sui rischi legati a questa nuova forma di lavoro subordinato.

Fotografia in bianco e nero di una donna seduta a un tavolo domestico. Indossa occhiali e camicia, tiene in mano un foglio e guarda il cellulare. Davanti a lei ci sono un computer portatile aperto, documenti, una calcolatrice e alcune piantine in vaso. Sullo sfondo si vedono una cucina e scaffali con stoviglie.

“Gli spazi sociali si sono ridotti alle dimensioni di uno schermo piatto. Con il distanziamento sociale imposto dal Coronavirus anche il lavoro si è trasferito in videoconferenza. […] Insegnanti, studenti, professionisti e impiegati di ogni sorta si sono ritrovati da un momento all’altro alle prese con piattaforme digitali e in molti hanno dovuto fare i conti con i gigabyte disponibili, mettendo così in risalto il problema del divario digitale e dell’accesso a Internet senza limiti di tempo. Queste piattaforme ci aiutano a continuare a lavorare, e a fare lezione, ma le videoconferenze e le attese davanti al monitor prosciugano le nostre energie […].