ggere gere di ge IL CALENDARIO Carlo Maria Martini L osservazione astronomica, a cui la trigonometria è strettamente legata, è alla base della definizione dei modi di contare il tempo, delle diverse unità di misura introdotte l anno, il giorno, l ora, e, quindi, della costruzione del calendario. Nel primo capitolo del suo libro sul tempo, Carlo Maria Martini (1927-2012), gesuita e a lungo Arcivescovo di Milano, dà una sintetica storia del calendario. Il libro si intitola Figli di Crono (2001): secondo quanto scrive il poeta greco Esiodo (VIII-VII sec. a.C.) nella Teogonia, poema sull origine degli dei e del cosmo, Kronos divora i propri figli temendo che uno di questi possa spodestarlo e regni al suo posto nel mondo. Solo suo figlio Zeus viene salvato dalla madre e riesce a sconfiggere il proprio padre e a gettarlo in catene. Con un semplice cambio di lettera greca una lettera chi al posto della kappa Kronos diviene Chronos, cioè Tempo: il tempo divora i propri figli, i giorni, uno dopo l altro e Zeus è colui che sconfigge il tempo e, come tale, è immortale. I latini identificheranno Chronos con Saturno e molti pittori dipinsero questo suo divorare i propri figli. Francisco de Goya, Saturno che divora i suoi figli (1819-1823). 150 0 Siamo «figli del Tempo , afferma Martini con il suo titolo e così percorre la storia del calendario. F ormalmente definiamo il tempo come l intervallo fra due eventi. Per misurare il trascorrere del tempo, non possiamo fare a meno di osservare eventi che avvengano con intervalli più o meno costanti e assegnare a tali intervalli valori numerici, con unità di misura convenzionali. Del resto, la nostra percezione del tempo ha subito nel corso dei secoli una notevolissima evoluzione, anche se da sempre la misura del tempo ha esercitato un enorme influenza sugli esseri umani. Né c è da stupirsene: il tempo è anche un collegamento tra il mondo materiale e quello spirituale. Ma per scandire il tempo, comunque, ci si è dovuti raccordare con gli eventi celesti, con il moto del Sole, con quello della Luna o con il moto apparente delle stelle. Sono osservazioni del genere che hanno motivato audaci ipotesi sull origine dell Universo osservabile, e sulla sua genesi. In altri termini, la misura del tempo da epoche immemorabili ci ha suggerito domande via via più profonde su qualcosa che finisce col trascendere lo spazio e il tempo stessi. A prescindere dall alternarsi del giorno e della notte, uno dei primi metodi pressoché universale presso i popoli della Terra per scandire il passaggio del tempo e le stagioni dell anno è rappresentato dalle fasi lunari. La Luna è facilmente osservabile in qualsiasi parte del globo (se non è coperta dalle nuvole!), ma il ciclo lunare e quello solare non si accordano perfettamente: un anno solare non contiene un numero intero di cicli lunari. Questa discrepanza ha comportato grosse complicazioni. Oggi sappiamo che l anno solare ha una durata di 365 giorni e un quarto, mentre un ciclo lunare dura 28 giorni. Perciò un anno lunare di dodici mesi corrisponde solo a 336 giorni! Per ovviare a tale discrepanza gli antichi Babilonesi escogitarono quello che venne poi chiamato il ciclo metonico, dal nome dell astronomo greco Metone (V secolo a.C.). Gli abitanti della Mesopotamia avevano scelto un ciclo di diciannove anni, dove a sette di tali anni venivano assegnati tredici mesi lunari, mentre gli altri dodici anni avevano una durata normale di dodici mesi. Questa