Breve storia dell’alimentazione
Nel Paleolitico l’uomo viveva di caccia, pesca e raccolta di vegetali selvatici. La scoperta del
fuoco fu una svolta poiché portò alla cottura degli alimenti.
Nel Neolitico si svilupparono le civiltà della Mezzaluna fertile (tra Mesopotamia, Palestina ed Egitto) che iniziarono a
coltivare cereali, ortaggi e frutta (dando avvio all’agricoltura) e addomesticare suini, caprini e ovini, portando alla nascita dell’allevamento e della
pastorizia.
Nei secoli successivi, le civiltà di Egizi, Greci e Romani ebbero un’alimentazione basata soprattutto sui
cereali (in particolare grano, orzo e miglio) e inventarono pane e
birra; vennero introdotti anche olio e vino.
Nel Medioevo l’alimentazione era basata soprattutto su cereali e
legumi, mentre solo i più ricchi potevano consumare carne e spezie.
Nell’età moderna vi furono enormi progressi nella conservazione dei cibi (l’introduzione dei
contenitori ermetici, la pastorizzazione) che diedero vita alle prime industrie alimentari. Il cambiamento negli stili di vita portò alla nascita della ristorazione moderna.
Dall’antichità fino alla prima metà del Novecento, in Italia il regime alimentare più diffuso è stata la dieta mediterranea, caratterizzata dalla presenza di pochi alimenti come pane, legumi, ortaggi e olio EVO, con uno scarso consumo di carne. Per questo motivo è stata
spesso definita come dieta del contadino o dieta povera.
Nella seconda metà del Novecento, dopo la Seconda guerra mondiale, cambiarono le abitudini alimentari degli italiani per effetto del
maggiore benessere economico. Tra gli effetti principali ci furono:
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uno stile di vita meno attivo;
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la diffusione di nuovi modelli alimentari, grazie anche alla diffusione della televisione;
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progressi tecnologici che portarono
produzione agricola intensiva ma anche sicurezza e
controllo dei processi;
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maggiore di accesso al cibo, che però perse il suo ruolo di convivialità.
Alla fine del Novecento c’è stato un forte aumento del consumo di cibo pronto. Si è anche registrato anche un aumento delle malattie cronico-degenerative legate a diete squilibrate (con eccesso di
grassi e zuccheri) e a uno stile di vita sedentario, con conseguente aumento di casi di obesità e malattie correlate.
Oggi le ricerche tecnologiche per l’incremento della produzione convivono con la riscoperta
dell’importanza di prodotti preparati in modo tradizionale e rispettosi dell’ambiente, come quelli biologici.
In questa situazione le istituzioni assumono un ruolo fondamentale nel promuovere uno
stile alimentare equilibrato. L’Unione Europea, per esempio, regolamenta le condizioni di sicurezza degli alimenti, regola le attività di scambio delle merci e promuove il ruolo culturale, politico
e sociale del cibo. La FAO interviene con l’Agenda 2030, puntando a migliorare la disponibilità di cibo per la popolazione mondiale, poiché ancora oggi esistono intere popolazioni che hanno difficoltà di
accesso al cibo, ossia difficoltà a nutrirsi con cibo sano e nelle giuste quantità.