– Camminare? – dissi. – Per andare dove? – Al solito posto, – disse. – Proprio così. Non fare quell’aria stupefatta. Oggi te ne vai al cinema a piedi, insieme a me naturalmente. Non ti ci porteremo più con la sedia a rotelle. – Ma, – dissi, – e quell’orribile iniezione del mattino? Non mi ficcate più quella nauseante robaccia nella mia povera granfia martoriata? – Tutto finito, – disse questo martino [tizio], tipo gufando. – Per sempre amen. Adesso farai tutto da solo, ragazzo mio. E andrai nella stanza degli orrori con le tue gambe. Però sarai ancora legato e obbligato a guardare. Su, andiamo, tigrotto. E così dovetti mettermi la vestaglia e le toffole e percorrere il corridoio che portava al filmodromo. Ora questa volta, fratelli miei, non solo mi sentii molto male ma ero anche molto perplesso. Ci fu tutto daccapo, tutta la vecchia ultraviolenza e i soliti martini con il planetario [testa] fracassato e le quaglie colanti salsa e scriccianti pietà, tutte le solite porcherie private e individuali. E questa volta non potevo dar la colpa a nulla se mi sentivo la nausea e avevo sete ed ero pieno di dolori da tutte le parti, tranne a quello che ero obbligato a locchiare [guardare] coi fari [occhi] tenuti aperti con le pinze. E quindi cosa poteva essere se non i film che stavo locchiando? A meno che, naturalmente, questa roba Ludovico continuasse a girarmi nella salsa [sangue], di modo che io sarei stato male per sempre e amen ognivolta che locchiavo quel genere d’ultraviolenza. A. Burgess, , Garzanti, Milano 2014 Arancia meccanica Nel brano proposto viene spiegata la metodologia della cura Ludovico e il protagonista viene condizionato a rifiutare la violenza attraverso un’associazione tra le scene di violenza e gli stimoli interni dolorosi prodotti dalle iniezioni. Si crea in questo modo un soggetto incapace di agire il male. Il condizionamento pare efficace perché il protagonista diventa effettivamente incapace di fare del male (infatti nel prosieguo della storia subirà violenze praticamente da tutti senza riuscire a ribellarsi), tuttavia quali sono i limiti di tale cura? Nella storia dell’umanità abbiamo sempre assistito a delle modalità attraverso le quali il potere punisce o controlla i soggetti che si ribellano e che commettono delitti. Questo tipo di controllo è stato esercitato in tanti modi quali la tortura, la condanna a morte, l’imprigionamento o forme di rieducazione attraverso le quali si è cercato di fare in modo che il deviante accettasse le regole sociali e rientrasse nella società civile. Tutte queste modalità utilizzate per sconfiggere il problema del male hanno sempre presentato dei limiti, in particolare il carcere, che talvolta invece di ridurre le tendenze criminali dei soggetti che vi sono rinchiusi, le rafforza producendo altra criminalità. Prova a scrivere un testo di massimo 20 righe su questo tema, cercando di immaginare come si possa fare in modo che il nostro protagonista, senza dover essere sottoposto alla cura Ludovico, possa diventare un cittadino come tutti gli altri e abbandonare l’ultraviolenza. a. b.