PAROLA D’ AUTORE T1 Sigmund Freud Dimenticanza di nomi Freud nel 1901 pubblica il saggio , nel quale analizza molte dimenticanze sue, di alcuni suoi colleghi o suoi pazienti allo scopo di dimostrare che tutte queste stranezze non sono affatto casuali, ma derivate dalla volontà di non fare, o di non dire, ciò che si è dimenticato di dire o di fare. Psicopatologia della vita quotidiana , Bollati Boringhieri, Torino 2014, pp. 15-16, 45-46 Psicopatologia della vita quotidiana Se non erro, uno psicologo al quale si chiedesse come mai tanto spesso non venga in mente un nome che pur si è certi di conoscere, si accontenterebbe di rispondere che i nomi propri vanno soggetti a dimenticanza più facilmente di qualunque altro contenuto mnemonico. […] Per me, lo spunto a occuparmi a fondo del fenomeno della dimenticanza temporanea dei nomi è venuto dall’osservazione di certe particolarità che si possono riconoscere abbastanza chiaramente, non in tutti, ma in certuni casi. In tali casi infatti non solo si ha dimenticanza, ma anche falso ricordo: cioè colui che si sforza di ricordare il nome dimenticato vede affacciarsi alla propria coscienza altri nomi, nomi sostitutivi, che subito riconosce sbagliati ma che si impongono sempre di nuovo alla mente con grande insistenza. Il processo destinato a riprodurre il nome cercato si è per cosi dire spostato, portando dunque a una sostituzione erronea. Ora, io presumo che questo spostamento non sia lasciato a un arbitrio psichico, ma segua tracciati governati da leggi e prevedibili. In altre parole, presumo che il nome o i nomi sostitutivi stiano col nome cercato in una certa connessione […]. Quando nel 1915 scoppiò la guerra con l’Italia, potei osservare su me stesso come improvvisamente fossero sottratti alla mia memoria numerosi nomi di località italiane di cui prima potevo facilmente disporre. Al pari di tanti altri Tedeschi, avevo preso l’abitudine di passare parte delle mie vacanze in territorio italiano, e non potevo dubitare che questa dimenticanza massiccia di nomi non fosse l’espressione di una comprensibile ostilità contro l’Italia, ora subentrata alla precedente predilezione. Accanto a questa dimenticanza di nomi motivata direttamente, se ne fece però notare anche una indiretta, riconducibile al medesimo influsso. Tendevo anche a dimenticare nomi di località non italiane e trovai, nell’indagine su questi casi, che tali nomi avevano in qualche modo attinenza per assonanza lontana con i nomi nemici ripudiati. Così un giorno mi tormentai nel tentativo di ricordare il nome della città morava di Bisenz. Quando finalmente mi tornò alla memoria, capii subito che l’amnesia era da addebitare al palazzo Bisenzi a Orvieto. In questo palazzo si trova l’Albergo Belle Arti, dove avevo sempre alloggiato in ogni mio soggiorno a Orvieto. I ricordi più cari naturalmente erano i più danneggiati in seguito al modificato atteggiamento affettivo. Saremo certamente abbastanza prudenti se definiremo questo stato di cose con la proposizione: accanto alla dimenticanza pura e semplice di nomi esiste anche una dimenticanza motivata da rimozione. Rispondi Che cosa si intende per “falso ricordo”? Che cosa spinge Freud a dimenticare i nomi di alcune località italiane? 1. 2.