L’ordine ionico
A partire dal VII secolo a.C. si sviluppa nelle Isole Cicladi e in Asia Minore l’ordine ionico, tradizione architettonica riferibile al popolo degli Ioni, stabilitisi sulla costa anatolica alla fine del II millennio a.C. Dal VI secolo a.C. e ancora di più nel corso del V secolo a.C. l’ordine ionico si diffonde anche in Attica, nelle isole egee e, in minima parte, anche in Magna Grecia.
Rispetto all’ordine dorico, lo ionico (36) presenta proporzioni più snelle, con colonne più slanciate, una maggiore esuberanza ornamentale e trabeazioni più articolate. Se all’ordine dorico Vitruvio accosta la possanza del corpo umano maschile, per lo ionico l’autore latino propone un confronto con la «gracilità femminile», stabilendo un’altezza totale della colonna pari a otto o nove volte il diametro dell’imoscapo.
La colonna ionica è composta da una base, soggetta a plurime varianti, la cui tipologia più diffusa è la base attica. Essa è costituita da due elementi convessi, chiamati tori (dal latino torus – cordone), separati da una modanatura concava, denominata scozia (dal greco skotía – oscurità), nome che rimanda alla rientranza del profilo che resta quasi sempre in ombra.
Il fusto, collegato alla base attraverso un ulteriore profilo concavo denominato apofisi, è rastremato ma privo di éntasis e solitamente composto da ventiquattro scanalature. Queste ultime, a differenza del dorico, non sono separate da spigoli vivi, bensì da sporgenze smussate (37), a superficie piatta, che mettono maggiormente in risalto l’alternanza tra luci e ombre. Un’apofisi sulla parte superiore del fusto funge da raccordo con il capitello, anch’esso, come nell’ordine dorico, composto da un elemento circolare, l’echino, e uno quadrangolare, l’abaco, su cui converge il peso della trabeazione. L’echino si distingue per una decorazione a ovuli e lancette, modanatura denominata kýma ionico, ed è inquadrato sulle due fronti da due spirali simmetriche che prendono il nome di volute (38), raccordate su entrambe le fronti laterali da elementi di unione, i pulvini. In alcune varianti, per risolvere il problema della visione dall’angolo, il capitello ionico presenta tutte e quattro le fronti uguali, con le volute in questo caso disposte diagonalmente rispetto all’andamento dell’abaco.
Più in alto l’architrave presenta una articolazione in due o tre fasce lisce e un coronamento che introduce il fregio continuo, non più suddiviso in metope e triglifi come nella trabeazione dorica.
Questa soluzione permette di accogliere decorazioni scolpite a rilievo che raffigurano scene mitiche in maniera continua e più narrativa. In alcune varianti il fregio è assente e l’architrave è sormontata direttamente dalla cornice, caratterizzata da un profilo a dentelli costituito da una serie di elementi parallelepipedi ravvicinati la cui conformazione cambia nel corso del tempo, e da un soffitto continuo, privo dei mutuli dell’ordine dorico.