Artemísion di Efeso
Sulla scia dell’Heráion di Samo, nella città di Efeso (attuale Selçuk in Turchia) sulla costa dell’Egeo orientale, venne innalzato un grande tempio dìptero ionico (43), la cui costruzione durò circa un secolo (560-460 a.C.). Il monumento è attribuito dagli autori antichi all’architetto cretese Chersìfrone e a suo figlio Metagène, autori di un trattato sul tempio e inventori di ingegnose macchine per il trasporto e la messa in opera dei grandi blocchi di marmo. Anche in questo caso, si tratta della monumentalizzazione di un più antico tempio di Artemide, sorella di Apollo, dea greca della caccia, qui venerata come divinità del cosmo e della fertilità.
Il tempio, realizzato interamente in marmo, era considerato già dagli antichi una delle sette meraviglie del mondo (44).
Fu risparmiato anche dai Persiani durante la conquista delle città greche della Ionia, ma fu incendiato nel 356 a.C. da un greco che aveva il solo scopo di immortalare il proprio nome.
Come l’Heráion di Samo, anche l’Artemísion è un ottastilo (45) con 21 colonne sui lati lunghi e le colonne centrali della fronte poste a una distanza maggiore tra loro. In questo caso, però, il lato posteriore del tempio si presenta enneastilo, ovvero con nove colonne, soluzione piuttosto rara nelle peristasi templari, che si osserva anche nella Basilica di Paestum.
Il pronao, secondo il modello ionico, è molto profondo e suddiviso in tre navate, mentre poco si sa dell’originale conformazione della cella, che probabilmente doveva essere ipètra, ovvero priva di qualsiasi copertura (dal greco hypó – sotto – e aithér – cielo aperto). Un piccolo tempietto, detto naískos, che venne eretto al centro del naós, era probabilmente destinato a custodire l’antico simulacro della dea, mentre sul retro si sviluppava un ádyton, come negli esempi dorici siciliani e magno-greci.
Le colonne, alte 18,50 metri circa, erano impostate su basi articolate con plinto, doppia scozia e toro, decorato, come nell’Heráion di Samo, con scanalature orizzontali. Sopra le basi, la parte inferiore del fusto era decorata da rilievi con rappresentazioni di divinità e miti greci, poi riproposte nella fase classica del tempio. I fusti erano scanditi da 40 o più scanalature, rispetto alle canoniche 24 della colonna ionica, ed erano coronati da capitelli a due facce con volute, sostituite, in corrispondenza delle colonne della fronte, da eleganti rosette (46).
