AL CUORE DELL’ARTE
Le ricche e colorate decorazioni dei templi avevano un’importante funzione nella cultura identitaria della pólis, in quanto caratterizzate da figure e scene mitologiche che si riallacciavano ai valori civici e soprattutto religiosi delle città-stato.
I fregi sopra i colonnati potevano essere costituiti da metope separate da triglifi, un’articolazione che impediva una vera e propria sequenza narrativa, o presentare un racconto più continuo e lineare, come nei fregi ionici. Sui lati brevi, lo sguardo dell’osservatore era attirato dai frontoni, in cui lo spazio centrale del timpano accoglieva rilievi e sculture che rappresentavano motivi apotropaici e successivamente scene a carattere narrativo, con riferimenti più o meno marcati alla divinità tutelare del tempio.
Fregi dorici
L’alternanza di metope e triglifi nei fregi dorici comporta, fino all’età classica, la riproduzione nei riquadri delle metope di scene ed episodi mitici separati e indipendenti tra loro. La visione dal basso e il limitato spazio delle metope costringevano quindi l’artista a sfruttare al meglio il campo decorativo, rappresentando figure che occupavano l’intera altezza della metopa e scene non particolarmente complesse.
Metope del Tempio C di Selinunte
Sull’Acropoli di Selinunte, il Tempio C (575-550 a.C.) ha restituito tre metope (47) ben conservate che riproducono scene mitologiche con protagonisti divinità ed eroi.
Nella prima metopa si distingue il dio Hèlios, il Sole, sul carro accanto a una figura femminile interpretata come Selene, la Luna. Il viso di Hèlios presenta le caratteristiche della scultura arcaica, come gli occhi grandi a forma di mandorla e il cosiddetto sorriso arcaico (la bocca con gli angoli sollevati per conferire profondità al volto); inoltre, nonostante il cattivo stato di conservazione del corpo, l’andamento delle braccia e delle mani che stringono le redini lascia intendere un movimento della quadriga, accentuato dalle teste dei cavalli laterali rivolte all’esterno, verso i bordi del campo figurato.

La seconda metopa (48) è occupata da tre figure di dimensioni differenti: da sinistra a destra si distinguono Atena, dea della saggezza e protettrice di Perseo, eroe figlio di Zeus, rappresentato mentre sta decapitando Medusa, raffigurata con una grande testa, occhi spalancati e la lingua che fuoriesce dalla bocca. Le teste e i busti sono frontali, mentre le gambe sono disposte di profilo; la staticità della composizione è rotta dal gesto di Perseo e dalla presenza di Atena sullo sfondo, che conferisce un lieve accenno di profondità al rilievo.
