Frontone dell’Artemísion di Corfù
Uno dei più antichi esempi noti di decorazione frontonale in pietra è il frontone occidentale dell’Artemísion di Corfù (51-52), isola del Mar Ionio, risalente al 580 a.C. circa. Il tempio, di ordine dorico con peristasi di 8 × 17 colonne, presenta una decorazione frontonale scolpita in altorilievo, che riproduce una serie di figure mitiche a carattere apotropaico.
Al centro si impone la gorgone Medusa, dall’aspetto mostruoso, rappresentata nel caratteristico schema della “corsa inginocchiata”, una soluzione adottata nell’arte greca arcaica per trasmettere l’idea di movimento e, in questo caso specifico, utile per adattare la figura alla conformazione del timpano. La gorgone è rappresentata frontalmente, a eccezione delle gambe raffigurate di profilo, e mostra un volto particolarmente spaventoso, con i grandi occhi spalancati, che secondo il mito avevano il potere di pietrificare chiunque ne incrociasse lo sguardo, e la bocca aperta con la lingua in fuori. I capelli sono costituiti da due serpenti che fuoriescono di lato sotto le orecchie e da quattro ciocche simmetriche che ricadono sulle spalle, un’eredità dell’arte orientale, così come di gusto orientale sono le due pantere accovacciate ai lati della gorgone.
Tra i felini e Medusa si conservano in minima parte le figure dei figli della gorgone, Crisàore a destra e il cavallo alato Pègaso a sinistra, nati dal sangue della testa decapitata da Perseo, qui non rappresentato.
Alle estremità chiudono il frontone due scene mitologiche, indipendenti dalla rappresentazione centrale: a sinistra l’uccisione del re di Troia Priamo da parte di un guerriero greco, forse Neottolemo figlio di Achille, e a destra Zeus che scaglia le folgori contro un gigante. In queste scene accessorie colpisce l’assenza di qualsiasi proporzione rispetto alle grandi figure di Medusa e delle due pantere, in modo da poter adattare i soggetti rappresentati alla conformazione del timpano, così come la mancanza di qualsiasi omogeneità narrativa dello spazio frontonale, che invece caratterizzerà gli esempi di epoca classica.