L’OPERA SIMBOLO – FOCUS

ERGÓTIMOS E KLEITÍAS

Vaso François

È il più antico cratere a volute attico a noi noto, un capolavoro per perizia tecnica, sapiente utilizzo del colore e complessità degli eventi mitici rappresentati.

Ergótimos e Kleitías, Vaso François – Grande vaso in ceramica attica a figure nere, decorato con scene mitologiche disposte su più registri orizzontali. Nel lato A le raffigurazioni includono carri trainati da cavalli, figure umane in diverse pose e dettagli architettonici stilizzati. Le anse ricurve sono ornate con motivi decorativi. Alcune parti del vaso mostrano lacune dovute a frammenti mancanti.
Ergótimos e Kleitías, Vaso François, 570 a.C. ca., ceramica attica a figure nere, h 66 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale. Lato A.
Schema del lato A del Vaso François – Disegno del vaso con indicazione delle scene mitologiche raffigurate su più registri sovrapposti. Dall’alto verso il basso, sono elencati gli episodi rappresentati: la caccia al cinghiale di Calidone, i giochi funebri per Patroclo, il matrimonio di Peleo e Teti, l’agguato di Achille a Troilo, sfingi e grifoni, e infine la lotta tra pigmei e gru.
Lato A.

CONTESTO

Il vaso prende il nome dal suo scopritore Alessandro François, archeologo italiano che ritrovò i frammenti del cratere tra il 1844 e il 1845 in una tomba principesca della Necropoli di Chiusi, antica città etrusca nell’attuale provincia di Siena. Il rinvenimento rappresenta una delle maggiori testimonianze del successo commerciale che conobbero le produzioni vascolari greche in Etruria, dove venivano acquistate da personaggi di alto rango per il corredo funerario delle proprie tombe. Nel 1900 un custode del Museo Archeologico di Firenze, dove ancora oggi si conserva il vaso, lanciò, durante una lite, uno sgabello contro la vetrina che conteneva il cratere, riducendolo in più di 600 frammenti, ricomposti in seguito a un complesso restauro.
Il cratere a figure nere è datato intorno al 570 a.C. e conserva due firme: la prima è del ceramista, Ergótimos, la seconda del ceramografo, Kleitías. L’insolita presenza delle firme, sia del vasaio sia del pittore, dimostra l’importanza sociale raggiunta all’inizio del VI secolo a.C. dagli artigiani-artisti che si occupavano delle produzioni vascolari.

SOGGETTO, COMPOSIZIONE, STILE

| Tanti miti per un vaso | Il cratere è alto 66 cm e presenta un’imboccatura piuttosto ampia e svasata, sormontata da due anse a volute.
Kleitías riempì tutta la superficie disponibile del vaso, dal piede ai nastri delle anse, suddividendo il corpo e il collo in cinque fregi narrativi caratterizzati da soggetti mitologici in cui i personaggi sono riconoscibili dalle didascalie che li accompagnano.

• Lato A. Su un lato del collo, la prima scena in alto rappresenta la caccia al cinghiale calidonio, animale presente in vari miti greci e antagonista di diversi eroi, in questo caso Atalanta, Meleagro e Peleo, padre di Achille.
Segue, sul secondo registro, una delle scene più celebri dell’Iliade, ovvero la corsa di carri per i giochi funebri in onore di Patroclo, amico prediletto di Achille. Gli spazi vuoti sotto ai cavalli sono riempiti da alcuni tripodi (dal greco tréis – tre – e poús, podós– piede), recipienti per scaldare liquidi spesso usati come premi per i vincitori negli agoni.