LO STILE CLASSICO
Per gli studiosi del Settecento e dell’Ottocento il termine “classico”, associato all’arte greca, restituiva un’idea di perfetta armonia tra la rappresentazione della bellezza della realtà e del corpo umano e la manifestazione di valori morali e sociali, espressa dagli antichi Greci con il concetto della kalokagathía (dal greco kalós kaí agathós – “bello e buono”). L’epoca classica si caratterizza infatti per la ricerca costante dellamímesis, ovvero la fedele imitazione della natura con particolare attenzione rivolta alla figura umana, rappresentata attraverso lo studio accurato delle forme anatomiche e l’uso razionale delle proporzioni.
I grandi maestri, come Mirone, Fidia e Policleto, si concentrano su ordine e simmetria che predominano sull’esternazione delle emozioni momentanee, come dimostrano la resa dei volti ideali e delle proporzioni armoniche del corpo umano, evidenziato dalla nudità in molte opere, sempre alla ricerca dell’equilibrio tra bellezza fisica e morale.
Nonostante l’introduzione nell’arte greca di immagini di personaggi contemporanei, come nel caso del ritratto di Pericle, dèi, eroi e atleti rimangono i soggetti prediletti (66), e costituiscono gli ideali di perfezione a cui il cittadino della pólis deve aspirare. Tuttavia, la narrazione degli episodi mitici appare sempre al servizio dell’identità collettiva della pólis, esprimendo la convinzione che la grandezza degli dèi proceda parallelamente alla nuova consapevolezza delle proprie capacità da parte del popolo greco, uscito vincitore dallo scontro con i Persiani e disposto a impegnarsi per il bene della comunità. In questo stimolante clima culturale, in cui filosofia, produzione letteraria e poetica, arte e scienza sono fortemente interconnesse, l’essere umano si trova al centro del mondo e diviene misura di tutte le cose, tanto da rappresentare la perfezione degli dèi a sua immagine e somiglianza.

IL TARDOCLASSICO COME PONTE DELL’ELLENISMO
Nel corso del IV secolo a.C., a partire dalla tradizione imposta dai canoni classici, nell’arte si sviluppano innovazioni stilistiche e compositive, impostate sui modelli dei grandi maestri, ma allo stesso tempo animate da un nuovo interesse per il naturalismo e il sentimento, che gradualmente portano a un distacco dal processo di idealizzazione che era alla base della produzione artistica precedente. Divinità ed eroi cominciano a essere raffigurati con atteggiamenti umani, di cui è possibile cogliere le emozioni nelle rese espressive dei volti e nei gesti (67). Centrale resta la figura umana, ma compare una prima vera ricerca di individualismo nella rappresentazione sia delle posture sia, soprattutto, dei ritratti, che anticipano le tendenze dell’ellenismo.
Con Prassitele, Skopas e Leochares le nuove conquiste nella resa del movimento e della profondità spaziale si riflettono in un progressivo allontanamento dal canone classico e nella conseguente rottura di alcuni schemi fissi tanto in scultura quanto in architettura, come la spiccata libertà di coniugare differenti ordini architettonici in uno stesso edificio. Gli artisti greci mantengono ancora un importante primato, ma non sono più rivolti all’esaltazione dei valori della pólis, bensì lavorano sempre più in stretto rapporto con le monarchie emergenti, come mostrano gli scultori e i pittori al servizio della corte macedone di Filippo II e, successivamente, il legame esclusivo tra Lisippo e Alessandro il Grande.
