OPERA SIMBOLO – Bronzi di Riace
Il 16 agosto 1972 al largo delle coste ioniche, nei pressi di Marina di Riace in Calabria, riemergono dai fondali due sculture bronzee di eccezionale valore, divenute celebri con il nome di Bronzi di Riace, oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Anche in questo caso, come per lo “Zeus” di Capo Artemisio, il naufragio ha permesso alle sculture di sfuggire alle fusioni operate in epoca successiva.
Le due statue, note come Bronzo A (83) e Bronzo B (84) e datate intorno al 450 a.C., sono alte circa 2 metri e, nonostante siano molto simili, sono realizzate in leghe metalliche differenti. Recenti analisi sui resti della terra di fusione (vedi p. 151), ancora presente all’interno delle sculture, hanno permesso di risalire al luogo d’origine di entrambe, verosimilmente Argo, città del Peloponneso. Dal ritrovamento a oggi sono stati realizzati numerosi restauri, l’ultimo dei quali tra il 2009 e il 2014, finalizzati ad arrestare il processo di corrosione del metallo.
Le statue sono rappresentate in nudità eroica e sono analoghe nella ponderazione, per cui la gamba destra è in tensione e quella sinistra, libera dal peso, lievemente piegata e avanzata. Il braccio destro è tenuto abbassato lungo il corpo, mentre quello sinistro è piegato e in origine reggeva uno scudo lavorato a parte e successivamente inserito. Alcuni dettagli sono realizzati con materiali diversi: le labbra, i capezzoli e le ciglia sono in rame, i denti del Bronzo A in argento e gli occhi in pietra e avorio, mentre le iridi non si sono conservate. Entrambe le sculture, inoltre, dovevano essere ancorate a un supporto, come dimostrano i resti dei perni di piombo, i tenòni, presenti sotto le piante dei piedi.