I GRANDI MAESTRI
Canoni di proporzioni, nuovi equilibri armonici e bellezze ideali vengono introdotti dai grandi maestri dell’epoca classica, figure centrali della scultura greca e per lo sviluppo dell’arte nel mondo occidentale.
Canoni di proporzioni, nuovi equilibri armonici e bellezze ideali vengono introdotti dai grandi maestri dell’epoca classica, figure centrali della scultura greca e per lo sviluppo dell’arte nel mondo occidentale.
(Eleutere 470-420 a.C. ca.)
Alla metà del V secolo a.C. uno degli scultori più famosi è Mirone,ateniese per formazione e allievo di Agelàda, secondo alcuni maestro anche di Fidia.
Dalle opere di Mirone emerge una particolare attenzione per la resa realistica del corpo (mímesis) e per la restituzione di movimenti che coinvolgono direttamente lo spettatore. Plinio il Vecchio, che ricorda numerose sculture di Mirone, alcune delle quali portate a Roma, esalta la scrupolosa ricerca della simmetria da parte dell’artista, anche se allo stesso tempo lamenta una mancanza di espressioni e sentimenti delle figure rappresentate, caratteristica che verrà aggiunta solo nella tarda età classica.
L’opera più celebre di Mirone è senza dubbio il Discobolo (85) (dal greco dískos – disco – e bállo – lanciare), realizzato tra il 460 e il 450 a.C., che incarna i valori atletici della cultura ellenica. La statua, infatti, riproduce un giovane atleta nudo nell’atto di lanciare il disco, disciplina diffusa nei giochi greci sin dal periodo omerico, che permette, nelle rappresentazioni artistiche, di mettere in scena tutte le caratteristiche della forza motrice generata dal corpo umano.
L’originale bronzeo di Mirone è purtroppo perduto ed è giunto sino a noi attraverso numerose copie in marmo che testimoniano la notorietà dell’opera nel mondo antico. La copia più famosa è il cosiddetto Discobolo Lancellotti, dal nome della famiglia che lo possedeva: acquistato da Hitler nel 1938, come simbolo di propaganda della Germania nazista, rientrò a Roma nel 1948, dove ora è conservato.
La scultura riproduce l’atleta nell’attimo che precede il lancio, indicato dalla postura del corpo raccolto e avvitato e dalla tensione muscolare resa in maniera naturalistica, visibile soprattutto nelle vene del braccio destro. L’atleta insiste sul piede destro, le dita spingono sul suolo per tenere la posizione, il torso è di prospetto, in asse con il volto, in rotazione verso destra; il braccio destro è allungato nel vuoto, con il disco tenuto nella mano alzata, mentre il piede sinistro sfiora il terreno. La rappresentazione del movimento potenziale fa già intuire che cosa avverrà subito dopo e rende la figura umana non solo realistica, ma viva. La composizione, tuttavia, non è spontanea ma costruita su esatte proporzioni metriche e solidi geometrici (85A), come è evidente nel semicerchio che parte dalla mano che tiene il disco e giunge fino al tallone sollevato del piede sinistro e nei triangoli sovrapposti che scandiscono la visione frontale.
Entro questo rigido schema geometrico il corpo, reso con sapiente studio anatomico, vibra di potenza e concentrazione. I dettagli della capigliatura, appiattita e resa attraverso sottili incisioni realizzate a scalpello, dimostrano come l’opera derivasse effettivamente da un originale in bronzo in quanto ne copia la caratteristica cesellatura.
Il giudizio di Plinio sull’assenza di espressività nelle opere di Mirone è avvalorato dal volto pacato del discobolo, che in questo caso contrasta ancora di più con lo sforzo del gesto atletico che il giovane sta compiendo.