Atena e Marsia
Le capacità di Mirone nella restituzione del movimento si osservano anche nel gruppo scultoreo di Atena e Marsia (86), in cui, a differenza del Discobolo, l’artista si cimenta nel trovare un equilibrio tra due sculture contrapposte. L’originale bronzeo decorava l’Acropoli di Atene e anche in questo caso è conosciuto attraverso varie copie romane in marmo, tra cui la meglio conservata è quella dei Musei Vaticani a Roma.
Il gruppo rappresenta il culmine dell’episodio mitico in cui Atena, dopo aver inventato il doppio flauto, si rende conto che suonarlo le gonfia le gote deformandole il volto, così lo getta a terra lanciando una maledizione verso chiunque lo utilizzi. Alla sua sinistra il sileno Marsia, che viveva nei boschi della Frigia (attuale Turchia occidentale), è rappresentato in forma umana ma con attributi animaleschi, quali le orecchie a punta e la coda, nel momento in cui vede il flauto gettato a terra. La sciagura attende il sileno: Marsia, infatti, raccoglierà il flauto dimostrando subito grande talento nel suonarlo, tanto che oserà sfidare Apollo in una gara musicale. Ne uscirà sconfitto e sarà scorticato vivo come punizione divina.
