Atena e Marsia

Le capacità di Mirone nella restituzione del movimento si osservano anche nel gruppo scultoreo di Atena e Marsia (86), in cui, a differenza del Discobolo, l’artista si cimenta nel trovare un equilibrio tra due sculture contrapposte. L’originale bronzeo decorava l’Acropoli di Atene e anche in questo caso è conosciuto attraverso varie copie romane in marmo, tra cui la meglio conservata è quella dei Musei Vaticani a Roma.
Il gruppo rappresenta il culmine dell’episodio mitico in cui Atena, dopo aver inventato il doppio flauto, si rende conto che suonarlo le gonfia le gote deformandole il volto, così lo getta a terra lanciando una maledizione verso chiunque lo utilizzi. Alla sua sinistra il sileno Marsia, che viveva nei boschi della Frigia (attuale Turchia occidentale), è rappresentato in forma umana ma con attributi animaleschi, quali le orecchie a punta e la coda, nel momento in cui vede il flauto gettato a terra. La sciagura attende il sileno: Marsia, infatti, raccoglierà il flauto dimostrando subito grande talento nel suonarlo, tanto che oserà sfidare Apollo in una gara musicale. Ne uscirà sconfitto e sarà scorticato vivo come punizione divina.

Mirone, Atena e Marsia. Gruppo scultoreo in marmo raffigurante due figure: a sinistra, una statua femminile acefala, con un lungo peplo cinto in vita, che scende in pieghe morbide; il braccio destro è spezzato, mentre il sinistro è abbassato con la mano leggermente aperta. A destra, una figura maschile barbuta, nuda, inclinata all'indietro con la gamba destra avanzata e il busto piegato. Il volto esprime tensione, con la testa leggermente reclinata e lo sguardo rivolto verso il basso. La scultura è priva di alcuni arti e mostra segni di frammentazione.
86. Mirone, Atena e Marsia, 450 a.C. ca., copie romane da originali in bronzo, marmo pentelico, h 156 cm. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Gregoriano Profano.

Il gruppo riproduce l’esatto momento in cui da un lato Atena rifiuta lo strumento musicale e dall’altro Marsia lo osserva affascinato, ignaro del destino crudele che lo attende per la sua tracotanza nei confronti della divinità (in greco hýbris). Il punto focale della composizione è rappresentato dal flauto a terra (87), non conservato, mentre le due figure sono contrapposte ai lati: Atena è raffigurata stante, con l’equilibrio che ormai contraddistingue lo stile classico, la cui naturalezza è sottolineata dalla lieve flessione della gamba sinistra evidenziata dal ginocchio piegato sotto la lunga veste. Marsia, invece, è rappresentato mentre tende il corpo all’indietro in una posa instabile, riproducendo una linea diagonale, quasi a voler evidenziare la distanza tra il personaggio boschivo e la divinità solenne.
La contrapposizione delle due figure non è casuale; infatti, vista anche l’originaria collocazione del gruppo sull’Acropoli ateniese, esso doveva alludere, come nella centauromachia di Olimpia, al contrasto tra la civiltà ellenica (Atena) e la barbarie (Marsia), tema ormai diffuso nelle arti figurative dopo la vittoria greca sui Persiani.

Disegno ricostruttivo del gruppo di Atena e Marsia. Atena è rappresentata a sinistra, in piedi, con un lungo peplo cinto in vita, un elmo crestato sulla testa e una lancia nella mano destra. Il volto è rivolto leggermente verso sinistra, in direzione di Marsia. Marsia, a destra, è raffigurato nudo, con il corpo inclinato all'indietro e le braccia sollevate. Ha una barba folta e un'espressione di tensione sul volto. Il disegno ripristina gli elementi mancanti nella scultura originale, tra cui le braccia e la lancia di Atena.
87. Disegno ricostruttivo del gruppo di Atena e Marsia.