AL CUORE DELL’ARTE
Il potere economico e l’egemonia di Atene, frutto del ruolo di primo piano avuto nella vittoria sui Persiani (479 a.C.), si riassumono nel grande cantiere dell’Acropoli voluto da Pericle, in cui monumenti e opere d’arte rivestono un profondo significato politico e culturale (vedi CLIL pag. 502). La monumentalizzazione interessa l’intera area, dai grandiosi Propilei di accesso al Partenone, tempio dedicato ad Atena Parthénos (in greco “vergine”) e fulcro del progetto artistico e architettonico diretto da Fidia. I monumenti realizzati sull’Acropoli ateniese sono divenuti i modelli per l’eredità, architettonica e artistica, dell’intera cultura del mondo occidentale.
Il cuore di Atene
L’Acropoli (96), altura rocciosa che domina Atene, è abitata sin dalla Preistoria ed è stata sede di un palazzo miceneo con un mégaron e fortificazioni di cui sono ancora visibili le tracce.
L’Acropoli era conosciuta anche come Cecropia, dal nome del primo leggendario re ateniese, Cecrope (95), rappresentato metà uomo e metà serpente e fondatore delle istituzioni statali e dei primi culti di Atene. Soltanto in un secondo momento, la rocca viene trasformata in un’area sacra che ospita nel corso del tempo i principali luoghi di culto della città, dedicati sia agli dèi sia ai suoi mitici fondatori. In epoca arcaica, vengono costruiti vari edifici, tra cui il Tempio di Atena Poliás (“protettrice della città”) nel settore settentrionale dell’Acropoli, decorato sul frontone da una gigantomachia con Atena al centro.


Il nuovo cantiere di Pericle
Dopo la vittoria di Maratona nel 490 a.C., gli Ateniesi iniziano la costruzione di un altro tempio, il cosiddetto “pre-Partenone”, i cui lavori si interrompono a causa della Seconda guerra persiana (480-479 a.C.). I più antichi templi, gli altari e le sculture votive vengono completamente rasi al suolo durante l’invasione di Serse del 480 a.C., dopo la quale la pólis decide, come avvenuto per altri santuari ellenici, di non ricostruire immediatamente i monumenti distrutti: le rovine sarebbero servite da monito della devastazione persiana. I detriti, infatti, vengono accumulati nelle fosse cultuali intorno all’attuale Partenone, la cosiddetta “colmata persiana”, ed è possibile ancora oggi osservare i resti delle colonne dell’antico tempio di Atena incorporati nel muro nord del nuovo edificio, proprio nel versante rivolto verso l’Agorà.