DECORAZIONE SCULTOREA

| Statua di Atena Parthénos | La cella del tempio era dominata dalla colossale statua crisoelefantina di Atena Parthénos, alta 12 metri e realizzata da Fidia, che dovette usare più di una tonnellata d’oro. Nonostante non rimanga nulla della scultura, ne conosciamo l’iconografia grazie alle numerose copie romane e alle descrizioni degli autori antichi. Si trattava di una rappresentazione in piedi della dea Atena, vestita con peplo e caratterizzata da attributi guerrieri come l’elmo, l’egida e lo scudo. Nella mano destra protesa in avanti, forse sostenuta da una colonnetta, reggeva la statua di una Níke alata, dea della vittoria, mentre con la sinistra abbassata teneva lo scudo, poggiato a terra, da cui fuoriusciva il serpente Erittonio, a lei sacro.
Dalla descrizione di Pausania sappiamo anche della presenza di una vasca d’acqua posta davanti alla statua, sia per mitigare il clima arido che danneggiava il tetto e le parti in avorio della scultura, sia per riflettere l’immagine della dea e accrescere la teatralità dell’allestimento.

Fidia, Atena Parthénos. Scultura in marmo raffigurante la dea Atena in piedi, con un lungo peplo e una corazza decorata con teste di serpente. Sul capo indossa un elmo riccamente ornato con figure mitologiche. Nella mano destra sollevata regge una statuetta di Nike su una colonna, mentre con la sinistra tiene uno scudo decorato da cui esce un grande serpente.
Fidia, Atena Parthénos, 438 a.C. ca., copia romana da originale in oro e avorio, marmo pentelico, h 104 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.

| Fregio dorico | Realizzato in stile dorico, il fregio esterno del tempio presenta per la prima volta tutte le 92 metope della peristasi decorate, anziché soltanto quelle sui lati brevi, come si faceva in precedenza. Ogni lato mostra una tematica indipendente volta all’esaltazione della razionalità e della civiltà greca contro la barbarie, significato evidentemente correlato alla recente vittoria sui Persiani.
Il lato est del tempio presenta una gigantomachia, il lato ovest un’amazzonomachia, il lato sud una centauromachia e infine il lato nord l’Ilioupérsis, ovvero “la caduta di Ilio”, antico nome di Troia, in riferimento al mitico scontro tra Greci e Troiani. Le metope meglio conservate sono quelle relative al lato sud: ogni metopa misura in media 125x137 cm e illustra lo scontro di una coppia di figure scolpite ad altorilievo, nelle quali emergono tutte le conquiste spaziali e stilistiche dell’arte classica.
La metopa XXVII rappresenta un Lapìta in veduta frontale, che afferra con la mano sinistra la testa di un centauro reso di profilo, mentre si appresta a colpirlo con l’altra mano. Lo sfondo della scena è costituito dalla clamide, il mantello del guerriero greco, che poggia su entrambe le braccia e scende in maniera morbida con pieghe arcuate. È proprio l’andamento del mantello a mettere in risalto la muscolatura del Lapìta, la cui gamba sinistra arretrata crea una diagonale che si sovrappone al corpo del centauro. Il rilievo mostra vari piani prospettici, con le figure che gradualmente si staccano dal fondo in vivaci movimenti che accentuano l’impatto “teatrale” della scena.

Fidia e aiuti, Metopa con Lapita e Centauro (XXVII). Rilievo in marmo raffigurante un combattimento tra un uomo e un centauro. A sinistra, un Lapita nudo, privo di testa, è in posizione dinamica con il corpo proteso in avanti e il braccio destro sollevato, mentre con il sinistro afferra il centauro. Il centauro, a destra, è inginocchiato su una gamba posteriore e ruota il busto all’indietro, con il braccio piegato in difesa. Il panneggio sullo sfondo crea profondità e movimento nella scena.
Fidia e aiuti, Metopa con Lapìta e Centauro (XXVII), 447-432 a.C. ca., marmo pentelico, 125x137 cm. Londra, British Museum.

Per quanto realizzate sotto la supervisione di Fidia, le metope furono eseguite da diversi artisti e mancano pertanto di omogeneità stilistica. La metopa XXXI mostra un centauro mentre afferra per il collo un Lapìta, che si difende con il ginocchio destro posto tra le zampe del mostro. I personaggi, resi entrambi di tre quarti e affrontati, sono in equilibrio instabile e il dinamismo dei corpi non è del tutto naturale; lo stesso si può osservare per la resa dei muscoli, realizzati con incisioni quasi geometriche, e per i volti, che risentono ancora dello stile severo.

Fidia e aiuti, Metopa con Lapita e Centauro (XXXI). Rilievo in marmo raffigurante una scena di combattimento tra un Lapita e un Centauro. Il Centauro, a sinistra, ha il busto umano e il corpo equino, il volto è barbuto; solleva il braccio destro, in parte mancante, per colpire mentre con la mano sinistra afferra il collo del Lapita. Il Lapita, a destra, è un giovane nudo con muscolatura ben definita e il corpo inclinato all’indietro. Il Centauro afferra con le zampe anteriori contro la gamba destra del Lapita, aumentando il dinamismo della composizione.
Fidia e aiuti, Metopa con Lapìta e Centauro (XXXI), 447-432 a.C. ca., marmo pentelico, 125x137 cm. Londra, British Museum.