GENERI E FORME

Il corinzio da capitello a ordine

A IMITAZIONE DELLA NATURA

Nel IV libro del De architectura Vitruvio racconta la nascita del capitello corinzio, inteso come una soluzione esclusivamente legata alla parte terminale della colonna. Secondo la leggenda, presso la tomba di una fanciulla di Corinto, sormontata da un cesto e una lastra di pietra, crebbero tutto intorno foglie di acanto, una pianta mediterranea infestante, «costrette dal peso a flettersi nelle estremità delle volute». Il celebre scultore ateniese Callimaco, ispirandosi a questa inedita composizione vegetale, elaborò il primo capitello corinzio, stabilendone proporzioni e forme. Già dalla leggenda, ma soprattutto dalle prime applicazioni del capitello nei monumenti greci, si intende come il corinzio non nasca e non venga concepito, almeno in un primo momento, come un ordine architettonico al pari del dorico e dello ionico.

Schema di un capitello corinzio. Disegno che illustra la struttura e gli elementi decorativi di un capitello corinzio. Sono evidenziate le parti principali: l’abaco, elemento superiore piatto; la voluta, ricciolo ornamentale ai lati; l’elice e il caulicolo, elementi curvilinei che collegano le foglie d’acanto alle volute; la corona di foglie di acanto, decorazione vegetale alla base; il fiore d’abaco, motivo centrale alla sommità; e il kálathos, la parte del capitello su cui poggiano gli ornamenti.

LA MORFOLOGIA DEL CAPITELLO CORINZIO

Dal IV-III secolo a.C. il capitello corinzio avrà molta fortuna nei sistemi trilitici dell’architettura greca e romana, dominando sia nell’area occidentale sia in quella orientale del Mediterraneo.
Nonostante i primi esempi non presentino una tipologia ricorrente e univoca, in breve tempo questo capitello assume una forma ornamentale ben precisa: un corpo svasato (kálathos) su cui si imposta la decorazione vegetale. Essa è composta da due corone di foglie di acanto, nel cui spazio di risulta si originano due steli (caulicoli) terminanti con due calici per ognuna delle quattro fronti; da qui nascono quattro spirali, due interne (elici) e due esterne (volute) che sorreggono l’elemento quadrangolare sommitale (abaco); nella foglia centrale della seconda corona, invece, sorge da un ulteriore calice uno stelo che termina in corrispondenza dell’abaco con un fiore elegante.

Schema dell’ordine corinzio. Disegno che illustra la struttura di una colonna corinzia e della sua trabeazione. Sono evidenziati gli elementi principali: la base, composta da modanature; il fusto, caratterizzato da scanalature verticali; il capitello, decorato con foglie di acanto; e la trabeazione, suddivisa in architrave, fregio e cornice.
Schema dell’ordine corinzio.

L’USO DEL CORINZIO

Il capitello corinzio viene utilizzato in un primo momento come variante della colonna ionica all’interno dei templi.
Nel corso dell’età ellenistica, invece, il corinzio si trasferisce nella peristasi esterna dei templi, come nel Tempio di Zeus Olimpio (vedi p. 191) ad Atene (174 a.C.- 130 d.C.), tramutandosi lentamente in un vero ordine architettonico che troverà la sua applicazione canonica nell’architettura romana.

Olympiéion. Resti del tempio di Zeus Olimpio ad Atene, con colonne corinzie scanalate in marmo, sormontate da capitelli decorati con foglie di acanto. Alcune colonne sostengono ancora elementi della trabeazione, mentre altre si ergono isolate contro un cielo nuvoloso. Sullo sfondo, alberi e edifici moderni.
Olympiéion, 174 a.C.-130 d.C. Atene.