Una fucina di artisti

L’epoca classica vede una forte compartecipazione di numerosi maestri alla costruzione e decorazione di un singolo monumento. Come già accaduto per il Partenone, anche nel IV secolo a.C. la collaborazione artistica di più scultori e architetti ha portato alla realizzazione di una delle sette meraviglie del mondo antico, il Mausoleo di Alicarnasso.

Mausoleo di Alicarnasso

Nel 377 a.C. Mausolo diventa satrapo di Caria, ovvero governatore della regione (nell’attuale Turchia) per conto del re di Persia. In seguito a una politica di autonomia, il satrapo riesce ad accumulare ricchezze e a trasformare la città di Alicarnasso (oggi Bodrum) nella capitale della regione.
Il monumento funerario (129), centrale nell’urbanistica cittadina, viene iniziato da Mausolo stesso come suo sepolcro – da lui deriva il nome “mausoleo”, sinonimo di tomba monumentale – e risulta terminato intorno al 350 a.C. Grazie a diverse fonti letterarie che ne descrivono l’aspetto è stato possibile avanzare ricostruzioni verosimili del monumento: si trattava di un edificio a pianta quadrata (38,40 x 32 m), caratterizzato da un podio diviso in tre gradini, su cui si impostava una struttura con peristasi di 36 colonne ioniche, sormontata da una piramide a gradoni con in cima la statua su quadriga di Mausolo insieme alla moglie Artemisia.
Il mausoleo, progettato dall’architetto Piteo, raggiungeva un’altezza di quasi 45 metri e venne decorato da alcuni degli scultori più famosi della Grecia classica: Timotheos, Leochares, Skopas e Bryaxis (secondo Plinio il Vecchio) o Prassitele (secondo Vitruvio). Ognuno di loro si occupò della decorazione scultorea di un lato dell’edificio, composta da bassorilievi e circa 250 statue a tutto tondo raffiguranti animali e personaggi legati agli Ecatomnidi, la dinastia di Mausolo (dal nome del padre Ecatomno).

Ricostruzione del Mausoleo di Alicarnasso. Modello tridimensionale del monumento con struttura a pianta quadrata, con un podio diviso in tre gradini, decorati con fregi scolpiti. La parte superiore presenta un colonnato ionico che sorregge una piramide a gradoni, ornata da rilievi e statue. In cima, una quadriga con quattro cavalli sormonta l’edificio. La ricostruzione evidenzia la monumentalità e la ricchezza decorativa del mausoleo.
129. Ricostruzione del Mausoleo di Alicarnasso. Bodrum, Museo di Archeologia Subacquea.

Il fregio dell’Amazzonomachia. I resti più considerevoli della decorazione del monumento consistono in un fregio di amazzonomachia (130), tematica già incontrata nelle metope del Partenone, ma che qui ritorna con una nuova logica compositiva delle figure. Lo scontro è articolato in monomachìe (dal greco mónos – singolo – e machía – battaglia), ovvero singoli combattimenti tra Greci, rappresentati in nudità eroica e armati di scudo, e amazzoni, vestite e in parte a cavallo.
Le figure suggeriscono continue diagonali che si incrociano formando dei triangoli e mostrando un forte dinamismo d’insieme, scaturito da movimenti e torsioni che riprendono modelli tardoclassici. In particolare, l’amazzone raffigurata al centro, per la brusca rotazione e la veste che si apre mostrando glutei, gamba e seno sinistri, non può non ricordare la Menade di Skopas.

Amazzonomachia, dal fregio del Mausoleo di Alicarnasso. Bassorilievo in marmo raffigurante una scena di battaglia tra guerrieri greci e amazzoni. A sinistra, un guerriero greco con elmo e scudo attacca un'amazzone, che si ritrae con le braccia sollevate. A destra, un altro guerriero greco, con elmo e scudo, colpisce un'amazzone caduta a terra. I personaggi sono scolpiti in pose dinamiche, con panneggi e dettagli anatomici ben definiti.
130. Amazzonomachia, dal fregio del Mausoleo di Alicarnasso, 360-350 a.C., marmo. Londra, British Museum.