UNO STILE ECLETTICO
L’ascesa dell’impero macedone di Alessandro Magno e la dissoluzione dello stesso in numerosi regni comportano grandi cambiamenti in campo artistico, soprattutto nel rapporto tra artisti e committenti. Se durante l’epoca classica l’arte era finalizzata principalmente a una celebrazione dei valori collettivi delle varie póleis, nel corso dell’età ellenistica sono i sovrani a dettare i temi e le iconografie, che si adattano necessariamente alle esigenze del potere e della corte, con l’elaborazione di stili e composizioni più coinvolgenti nei confronti dello spettatore. Per questo periodo risulta piuttosto complesso seguire e definire un profilo omogeneo dell’arte greca, che, maggiormente indirizzata dalla volontà dei singoli monarchi, finisce per delineare un quadro di eclettismo stilistico. Nonostante ciò è comunque possibile individuare caratteristiche comuni: la resa patetica dei volti, il maggiore realismo, l’esasperato movimento e le accentuate masse muscolari dei corpi, evidenti nel gruppo del Toro Farnese (134), sono tra le componenti di spicco della statuaria ellenistica, che sviluppa in base al nuovo gusto e ai nuovi significati i modelli di età classica mantenuti sempre come principali punti di riferimento.

UN’ARCHITETTURA SCENOGRAFICA
Il gusto per l’impatto grandioso e stupefacente che dovevano restituire le opere d’arte trova compimento anche nell’architettura, in cui si potenziano le capacità progettuali e le tecniche per realizzare monumentali complessi, spesso disposti su pendii di alture con effetti particolarmente scenografici. La nuova attenzione rivolta all’urbanistica porta all’ideazione di planimetrie e alzati più articolati, inseriti nel multiforme spazio urbano delle nuove capitali ellenistiche. Questo eclettismo si ritrova, al servizio della libertà interpretativa del committente e dell’architetto, anche nell’utilizzo degli ordini architettonici, integrati tra loro in uno stesso edificio, in quanto esenti ormai da una propria appartenenza geografica. La nuova dimensione monumentale e scenografica delle architetture è dimostrata dalle soluzioni terrazzate dei Santuari di Kos e Rodi (135) o dell’Acropoli di Pergamo (vedi p. 192) ed è estesa anche a singole costruzioni, come il grande Altare di Pergamo (vedi p. 194) e il Faro di Alessandria, opere che univano le necessità pratiche alle novità tecniche e colossali dell’epoca. Il coinvolgimento dello spettatore, inaugurato già nell’architettura e nell’arte tardoclassiche, trova quindi in età ellenistica maggiore applicazione, sempre nel quadro della propaganda dinastica di ciascun regno.
