Un’architettura regale


AL CUORE DELL’ARTE

L’architettura ellenistica mostra le trasformazioni di un contesto sociale e politico che, superata l’idea della pólis, si avvale sia dei precedenti modelli classici sia di novità formali introdotte nelle nuove articolazioni dello spazio urbano.
Gli ordini architettonici vedono un progressivo abbandono del dorico a favore dello ionico e del capitello corinzio, esteso anche alle peristasi esterne dei templi. Numerosi architetti, che si muovono in tutto il Mediterraneo, operano al servizio dei sovrani ellenistici e promuovono i piani urbanistici delle nuove capitali, enfatizzati da sistemazioni scenografiche, come i terrazzamenti che sfruttano i pendii naturali del terreno e i lunghi porticati (stoái) che trasformano i principali spazi cittadini in complessi chiusi e organici.


Templi ellenistici

L’architettura religiosa mantiene anche in età ellenistica un ruolo fondamentale nello sviluppo di modelli e soluzioni innovativi, concentrati soprattutto nel Mediterraneo orientale, che utilizzano maggiormente lo ionico, ordine più raffinato e con proporzioni più slanciate. In alcuni casi il capitello inizia a essere sostituito dal tipo corinzio, più adatto alla ricchezza ornamentale delle decorazioni ioniche piuttosto che alla pesante rigidità del dorico. La principale novità dell’architettura ellenistica risiede però nella nuova combinazione in un singolo edificio degli ordini architettonici e dei singoli elementi che li compongono, trasportati da un ordine all’altro.
In questo scenario animato da una vivace libertà progettuale, emergono nuove figure di architetti dell’Asia Minore e orientali, come Ermogene di Priene ed Ermodoro di Salamina, artefici di inedite creazioni, in planimetria e in alzato, che fungeranno da modello per l’architettura della Roma di età repubblicana e imperiale.

Didymáion

Già dal primo ellenismo si assiste a un forte rilancio dell’ordine ionico, soprattutto in Asia Minore, dove vengono riprese le costruzioni dei grandi templi dìpteri di età arcaica. Uno di questi è rappresentato dal Tempio di Apollo a Didyma (da cui Di­dy­mái­on) (136), località nei pressi di Mileto, nell’attuale Turchia, il cui nome richiama i gemelli figli di Latona, Apollo e Artemide (dalla parola greca dídymoi – gemelli). L’edificio è costruito su un più antico tempio arcaico del VI secolo a.C. per volere di Alessandro Magno, ma i lavori iniziano soltanto nel 313 a.C. e, nonostante gli interventi successivi di età romana, la decorazione non viene mai completata.

Veduta del Didymáion. Resti archeologici di un antico tempio ionico con una scalinata monumentale in primo piano. Colonne spezzate e basi scolpite testimoniano la grandiosità dell’edificio. Due colonne ancora in piedi si ergono sul lato destro, mentre frammenti architettonici sono sparsi intorno. Il cielo azzurro e la vegetazione circostante fanno da sfondo alle rovine del santuario.
136. Veduta del Didymáion, IV secolo a.C. Didim, Turchia.

Si tratta di un tempio monumentale dìptero (110 x 51 metri) (137), con 10 colonne ioniche sui lati brevi e 21 sui fianchi, che si innalzano su un alto crepidoma di sette gradini, suddivisi in 14 in corrispondenza del pronao.
Quest’ultimo era contraddistinto da una “selva” di 20 colonne alte quasi 20 metri, che introducevano all’area di culto attraverso due corridoi, disposti ai lati di una sala di passaggio con due colonne. La funzione oracolare del tempio, associata al culto di Apollo, era enfatizzata dalla cella ipetrale, ovvero a cielo aperto, cui si accedeva scendendo 24 gradini: qui venne eretto un tempietto pròstilo tetrastilo (naískos) con all’interno la statua di culto, una fonte sacra e una pianta d’alloro, simbolo del dio.

Pianta del Didymáion. Schema architettonico in pianta del tempio con disposizione delle colonne e degli spazi interni. Il tempio presenta una struttura diptera con un colonnato esterno. Dal pronao si accede a una sala di passaggio e da questa, attraverso una scalinata fiancheggiata da due gallerie coperte, all'ádyton, la parte interna del santuario. Al centro dell'ádyton si trova il naískos, una piccola struttura sacra.
137. Pianta del Didymáion.