La scultura ellenistica


AL CUORE DELL’ARTE

Le premesse artistiche del periodo tardoclassico trovano pieno sviluppo nello stile ellenistico, caratterizzato da una maggiore monumentalità ed espressività delle opere d’arte, volte a rappresentare gli ideali e le ambizioni di potere dei sovrani dei vari regni. Alle divinità vengono affiancate rappresentazioni di personaggi umili e quotidiani, distinti da un forte realismo, con difetti e particolarità che superano la concezione dell’individuo idealizzato di età classica. La vasta diffusione della cultura ellenistica porta alla formazione di correnti diverse, concentrate di volta in volta sull’espressività dei volti e dei corpi, sullo spietato verismo di soggetti derivati dai ceti sociali più bassi o sul conservatorismo, con riferimenti più diretti ai modelli classici.


L’impeto dei sentimenti

I rilievi dell’Altare di Pergamo si inseriscono all’interno di un processo figurativo iniziato già nel III secolo a.C. nel regno degli Attalidi, in cui páthos, drammaticità e dinamismo investono completamente le sculture. L’esasperazione dei gesti, insieme ai decisi chiaroscuri e alle masse muscolari accentuate, hanno così portato alla definizione di questo stile come “Barocco pergameno”. Queste modalità di espressione artistica si diffondono anche in altre località del Mare Egeo, come dimostrano le testimonianze rinvenute nell’Isola di Rodi nel Dodecaneso.

Grande Donario

La vittoria di Attalo I riportata intorno al 240 a.C. contro i Galati viene celebrata con la dedica nel santuario di Atena sull’Acropoli di Pergamo di un Grande Donario, costituito da una serie di statue in bronzo dei nemici sconfitti disposte su un podio circolare (145), due delle quali sono state identificate in copie marmoree rinvenute a Roma.

Ricostruzione del Grande Donario di Attalo I, con il gruppo scultoreo dei Galati sconfitti. Illustrazione di un gruppo scultoreo collocato su un basamento a gradoni. Le figure principali sono delineate in nero, mentre alcune sculture sono evidenziate in arancione (Galata morente) e in blu (Galata suicida). A sinistra, un uomo in arancione è raffigurato a terra, con il busto sollevato grazie a un braccio appoggiato a terra. Al centro, in blu, un guerriero eretto solleva con una mano un'arma per pugnalarsi, mentre con l’altra tiene per un braccio una figura femminile.
145. Ricostruzione del Grande Donario di Attalo I, con il gruppo scultoreo dei Galati sconfitti.

La prima, il Galata suicida (146) conservato a Palazzo Altemps, rappresenta un guerriero nell’atto di uccidersi mentre sostiene una figura femminile morente. Si tratta di un’opera che esprime una intensa e quasi violenta drammaticità, offerta dalla postura dei personaggi e dagli sguardi intensi accentuati dalle arcate orbitali: la figura in piedi è rappresentata in una posa tortile, con il busto che ruota verso sinistra e la testa che si volge nella direzione opposta; la figura femminile, invece, ha la testa pendente e le braccia prive di vitalità, accentuate dalle pieghe della veste che tendono verso il basso.

Galata suicida. Scultura in marmo raffigurante un uomo nudo che si trafigge con una spada mentre sorregge per un braccio una donna morente. L'uomo ha un'espressione intensa e lo sguardo rivolto verso destra, con i muscoli tesi e il mantello annodato al collo. La donna, inginocchiata, ha il capo reclinato e il braccio destro abbandonato, con vesti scolpite in morbide pieghe. Il gruppo scultoreo è posto su una base circolare.
146. Galata suicida, 230 a.C. ca., copia romana da originale in bronzo, marmo, h 211 cm. Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps.