La possente muscolatura del Galata suicida e le ciocche scomposte dei capelli rese con forte effetto chiaroscurale si ritrovano nell’altra scultura del donario, il Galata morente (147), conservata ai Musei Capitolini. La figura mostra la stessa tragicità del Galata suicida, trasmessa anche in questo caso dalla posa e dall’espressione del personaggio. Il guerriero è nudo a terra con il busto muscoloso piegato in avanti che accenna una rotazione visibile dalle pieghe della pelle sopra l’ombelico; il braccio destro puntato a terra è teso nell’ultimo tentativo di rialzarsi in contrasto con il braccio sinistro flesso, con cui il Galata morente tenta di tamponare una ferita, e la testa è chinata verso il basso, in chiaro atteggiamento di sofferenza e rassegnazione. A terra sono rappresentate le sue armi insieme a una tromba di guerra, mentre il collare (torque) non lascia dubbi sull’etnia del personaggio.
