

Nella scultura ellenistica, in particolare ad Alessandria, si diffonde un’importante corrente stilistica dedicata alla rappresentazione di personaggi appartenenti a ceti umili, caratterizzati da un particolare verismo, così esasperato a volte da superare addirittura la realtà. Popolani e atleti vengono ritratti in atteggiamenti quotidiani, resi in maniera naturalistica grazie ai movimenti e alla capacità espressiva che distinguono l’arte ellenistica.
Uno dei capolavori del realismo ellenistico è costituito da una scultura (151), di cui si possiedono diverse copie risalenti all’età romana anche in terrecotte di piccolo formato, il cui originale deve forse essere attribuito a Mirone di Tebe, scultore della metà del III secolo a.C. e attivo presso la corte di Pergamo. La statua rappresenta un’anziana donna in evidente stato di ebbrezza mentre tiene in mano una lagynos, una brocca di grandi dimensioni, ed è stato ipotizzato che fosse collocata in origine all’interno di un santuario di Dioniso, in cui durante le feste rituali venivano accolte anche le persone dei ceti più umili.
La donna è accovacciata e stringe saldamente il vaso – che ha largamente svuotato – mentre volge lo sguardo in alto; le rughe accentuate sul corpo e sul volto si uniscono allo stordimento dato dal vino, con le vesti scomposte e la bocca che accenna un sorriso, restituendo così l’esasperata rappresentazione realistica di una condizione fisica e mentale.
Lo studio sulle possibili posizioni di un corpo umano ben si riflette nella rappresentazione degli atleti, i cui movimenti sono immersi nello spazio circostante. In età ellenistica vengono adottate soluzioni differenti dai modelli classici – che prediligevano la rappresentazione del momento culminante del gesto atletico –, conferendo alle figure pose inusuali ma realistiche che colgono momenti di riposo o pausa, come già introdotto nell’Eracle a riposo di Lisippo (vedi p. 183). È il caso della scultura in bronzo del Pugile a riposo (152) rinvenuta a Roma alle pendici del colle Quirinale (Terme di Costantino), la cui datazione controversa oscilla tra il IV e il I secolo a.C., quando la data la maggior parte degli studiosi.