Agesandro, Polidoro e Atenodoro, Laocoonte. Scultura in marmo raffigurante un gruppo di tre figure maschili avvolte da serpenti. Al centro, un uomo barbuto con il corpo possente si contorce nel dolore, con il viso rivolto verso l’alto e un’espressione di sofferenza. Ai lati, due giovani, anch’essi avvolti dai serpenti, mostrano pose drammatiche e gesti di lotta. Le figure presentano muscolature scolpite con grande realismo, e i dettagli anatomici e del panneggio contribuiscono a esaltare il movimento e la tensione della scena.
150. Agesandro, Polidoro e Atenodoro, Laocoonte, intero, fine del I secolo a.C.-I secolo d.C., marmo pario, h 242 cm. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino.
Agesandro, Polidoro e Atenodoro, Laocoonte, schema compositivo. Immagine della scultura del Laocoonte, sovrapposta a un'analisi grafica delle linee di movimento. Frecce rosse evidenziano le torsioni e le rotazioni dei corpi delle tre figure, mentre linee curve arancioni sottolineano l'andamento diagonale della composizione. L'insieme mette in risalto il dinamismo e la tensione della scena.
150. Agesandro, Polidoro e Atenodoro, Laocoonte, schema compositivo.

Verismo e scene di genere

Nella scultura ellenistica, in particolare ad Alessandria, si diffonde un’importante corrente stilistica dedicata alla rappresentazione di personaggi appartenenti a ceti umili, caratterizzati da un particolare verismo, così esasperato a volte da superare addirittura la realtà. Popolani e atleti vengono ritratti in atteggiamenti quotidiani, resi in maniera naturalistica grazie ai movimenti e alla capacità espressiva che distinguono l’arte ellenistica.

Vecchia ebbra

Uno dei capolavori del realismo ellenistico è costituito da una scultura (151), di cui si possiedono diverse copie risalenti all’età romana anche in terrecotte di piccolo formato, il cui originale deve forse essere attribuito a Mirone di Tebe, scultore della metà del III secolo a.C. e attivo presso la corte di Pergamo. La statua rappresenta un’anziana donna in evidente stato di ebbrezza mentre tiene in mano una lagynos, una brocca di grandi dimensioni, ed è stato ipotizzato che fosse collocata in origine all’interno di un santuario di Dioniso, in cui durante le feste rituali venivano accolte anche le persone dei ceti più umili.
La donna è accovacciata e stringe saldamente il vaso – che ha largamente svuotato – mentre volge lo sguardo in alto; le rughe accentuate sul corpo e sul volto si uniscono allo stordimento dato dal vino, con le vesti scomposte e la bocca che accenna un sorriso, restituendo così l’esasperata rappresentazione realistica di una condizione fisica e mentale.

Mirone di Tebe, Vecchia ebbra. Scultura in marmo raffigurante un’anziana donna accovacciata con il corpo leggermente inclinato all’indietro. Il volto rugoso ha un’espressione sofferente, con la bocca semiaperta e lo sguardo rivolto verso l’alto. Indossa una veste con pieghe profonde e dettagliate, mentre le mani stringono saldamente una brocca decorata con grappoli d’uva. I piedi con i sandali e la postura accentuano la rappresentazione realistica della figura.
151. Mirone di Tebe (?), Vecchia ebbra, 250-200 a.C., copia romana da originale in bronzo, marmo, h 92 cm. Roma, Musei capitolini.

Pugile a riposo

Lo studio sulle possibili posizioni di un corpo umano ben si riflette nella rappresentazione degli atleti, i cui movimenti sono immersi nello spazio circostante. In età ellenistica vengono adottate soluzioni differenti dai modelli classici – che prediligevano la rappresentazione del momento culminante del gesto atletico –, conferendo alle figure pose inusuali ma realistiche che colgono momenti di riposo o pausa, come già introdotto nell’Eracle a riposo di Lisippo (vedi p. 183). È il caso della scultura in bronzo del Pugile a riposo (152) rinvenuta a Roma alle pendici del colle Quirinale (Terme di Costantino), la cui datazione controversa oscilla tra il IV e il I secolo a.C., quando la data la maggior parte degli studiosi.

Pugile a riposo. Scultura in bronzo raffigurante un uomo seduto su una roccia, con il corpo possente e muscoloso. Il volto barbuto ha un'espressione stanca e segnata, con il capo voltato verso destra. Le mani indossano guanti con cinghie da pugilato, una delle quali presenta un elemento metallico. Il corpo presenta segni di ossidazione sulla superficie bronzea.
152. Pugile a riposo, IV-I secolo a.C., bronzo, h 128 cm., Roma, Museo Nazionale Romano.