LE ARTI MINORI DI UN POPOLO NOMADE
Per la storia dei Longobardi possiamo attingere alla Historia Langobardorum del monaco Paolo Diacono (720-799 ca.). Fresca e viva fonte di quel popolo, ne ripercorre le vicende dalle origini al periodo aureo di Liutprando (712-744), arrestandosi poco prima della vittoria dei Franchi e della conseguente decadenza.
All’indomani delle conquiste in Italia, i Longobardi impongono la propria forma di governo e la propria organizzazione amministrativa; allo stesso modo sul piano culturale le espressioni tipiche della classicità – l’architettura, la scultura e la pittura murale – lasciano il campo alle arti minori, come l’oreficeria, la realizzazione di armi e di formelle lapidee, manifestazioni artistiche più idonee a una popolazione nomade. Nonostante questo, molto presto le botteghe orafe longobarde cominciano ad assimilare alcuni aspetti dei modelli antichi e, come nelle Lamina di Agilulfo (vedi p. 362), le figure umane, la simmetria e poi un maggiore naturalismo fanno la loro comparsa nei metalli lavorati a sbalzo.