Noi ci conosciamo soltanto da pochi mesi, ma è come se fossero tanti
anni. La mia amica non ha figli, io invece ho dei figli e per lei questo è
35 strano. Non li ha mai veduti se non in fotografia, perché stanno in provincia
con mia madre, e anche questo fra noi è stranissimo, che lei non
abbia mai veduto i miei figli. In un certo senso lei non ha problemi, può
cedere alla tentazione di buttar la vita ai cani, io invece non posso. I miei
figli dunque vivono con mia madre, e non hanno le scarpe rotte finora.
40 Ma come saranno da uomini? Voglio dire: che scarpe avranno da uomini?
Quale via sceglieranno per i loro passi? Decideranno di escludere dai loro
desideri tutto quel che è piacevole ma non necessario, o affermeranno
che ogni cosa è necessaria e che l’uomo ha il diritto di avere ai piedi delle
scarpe solide e sane?
45 Con la mia amica discorriamo a lungo di questo, e di come sarà il mondo
allora, quando io sarò una vecchia scrittrice famosa, e lei girerà per il
mondo con uno zaino in spalla, come un vecchio generale cinese, e i miei
figli andranno per la loro strada, con le scarpe sane e solide ai piedi e il
passo fermo di chi non rinunzia, o con le scarpe rotte e il passo largo e
50 indolente di chi sa quello che non è necessario.
Qualche volta noi combiniamo dei matrimoni fra i miei figli e i figli di
suo fratello, quello che gira per la campagna con gli stivali da cacciatore.
Discorriamo così fino a notte alta, e beviamo del tè nero e amaro. Abbiamo
un materasso e un letto, e ogni sera facciamo a pari e dispari chi di noi
55 due deve dormire nel letto. Al mattino quando ci alziamo, le nostre scarpe
rotte ci aspettano sul tappeto.
La mia amica qualche volta dice che è stufa di lavorare, e vorrebbe
buttar la vita ai cani. Vorrebbe chiudersi in una bettola a bere tutti i suoi
risparmi, oppure mettersi a letto e non pensare più a niente, e lasciare
60 che vengano a levarle il gas e la luce, lasciare che tutto vada alla deriva
pian piano. Dice che lo farà quando io sarò partita. Perché la nostra vita
comune durerà poco, presto io partirò e tornerò da mia madre e dai miei
figli, in una casa dove non mi sarà permesso di portare le scarpe rotte. Mia
madre si prenderà cura di me, m’impedirà di usare degli spilli invece che
65 dei bottoni, e di scrivere fino a notte alta. E io a mia volta mi prenderò cura
dei miei figli, vincendo la tentazione di buttar la vita ai cani. Tornerò ad essere
grave e materna, come sempre mi avviene quando sono con loro, una
persona diversa da ora, una persona che la mia amica non conosce affatto.
Guarderò l’orologio e terrò conto del tempo, vigile ed attenta ad ogni
70 cosa, e baderò che i miei figli abbiano i piedi sempre asciutti e caldi, perché
so che così dev’essere se appena è possibile, almeno nell’infanzia. Forse
anzi per imparare poi a camminare con le scarpe rotte, è bene avere i piedi
asciutti e caldi quando si è bambini.

N. Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, Torino 2015

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