UNA PAROLA PER TE

DESIDERIO Deriva dalla composizione della particella privativa de con il termine latino plurale sìdera, “stella”: significherebbe, letteralmente, “condizione in cui sono assenti le stelle”. Sembra infatti che il termine abbia avuto origine dal linguaggio degli antichi aruspici che, trovando il cielo coperto dalle nuvole, non erano in grado di compiere le loro funzioni divinatorie e, quindi, non erano in grado di interpretare il destino.

È tutto chiaro?

  1. L’autrice scrive: Nel periodo tedesco ero sola qui a Roma (r. 10). Riesci a spiegare di quale periodo sta parlando? Documentati con una breve ricerca, se ti servono informazioni.

  2. Rileggi le righe 57-61. Cerca di spiegare che cosa significano i due modi di dire buttare la vita ai cani e bere tutti i suoi risparmi.

  3. Che rapporto hanno le due donne protagoniste con il futuro? Come si immaginano?

Domande che scavano

  1. L’autrice scrive che, tornata a casa, sarà una persona “diversa”. Prova a ricostruire le caratteristiche e la descrizione delle due Natalia: quella di Roma e quella di casa, con i figli. Oltre a basarti sugli elementi testuali ipotizza qualche dettaglio in più che puoi dedurre dalle informazioni a tua disposizione.

  2. PENSIERO CREATIVO Ricostruisci il rapporto che ogni personaggio ha con le scarpe, evidenziando nel testo le frasi che ne parlano. Possiamo assegnare alle scarpe un valore simbolico? Quale?

  3. Con questo racconto sbirciamo nella quotidianità di una grande autrice; che cosa scopriamo di lei?

PERCHÉ DEVI LEGGERLO

La scrittura di Natalia Ginzburg appare piuttosto asciutta e tesa: accosta rapidamente le frasi fino a ottenere un tono quasi secco. Inoltre tende a dare per scontate moltissime informazioni: ci permette quindi di riflettere su quali particolari siano davvero necessari nell’autobiografia. Nel suo racconto, per esempio, non viene mai svelato il nome dell’amica, né alcun dettaglio di tipo biografico: questo mette più in risalto le sue parole e i suoi pensieri, perché non sappiamo nient’altro di lei.
Altra caratteristica fondamentale della concezione autobiografica di Ginzburg, dunque, è il fatto di defilarsi. Preferisce restare in disparte e lasciare che siano i fatti e le persone della sua vita a essere protagonisti, mantenendo invece saldo il punto di vista su di sé.

STRATEGIE DI LETTURA

2 PERSONAGGI
MA COME SEI CAMBIATA!

p. 38

5 STILE
L’ANIMA NELLE PAROLE

p. 43

3 TEMI
E QUINDI? CHE COSA MI RESTA?

p. 39

PERCHÉ LO HA SCRITTO

Natalia Ginzburg ha scelto più volte di narrare di sé: il suo romanzo più famoso, Lessico famigliare, del 1963, è appunto autobiografico. Le piccole virtù, pubblicato l’anno precedente, raccoglie invece ricordi, riflessioni su alcune esperienze vissute e saggi, soprattutto sul mestiere di scrivere.
Nel racconto Le scarpe rotte – scritto nel 1945 – Natalia ricorda il periodo di grandi ristrettezze economiche in cui visse a Roma, subito dopo la Seconda guerra mondiale, quando lavorava nella sede della casa editrice Einaudi. Si era trasferita nella capitale in seguito alla scomparsa del marito, l’antifascista Leone Ginzburg, che aveva sposato nel 1938 e che era morto in carcere nel 1944, in seguito alle torture subite. Questo spiega, almeno in parte, il senso di oppressione e preoccupazione per il futuro dei propri tre figli, che in quegli anni però erano con la nonna in Toscana.