In casi come questi, conviene considerare quali elementi prevalgono nel paragrafo. Un esempio: in Idrogeno, Primo Levi descrive strumenti e procedimenti necessari a ottenere l’idrolisi dell’acqua. È una sequenza descrittiva. A un certo punto, però, il suo amico Enrico, dubbioso e geloso della sua intraprendenza, gli chiede se nella reazione chimica non debba essere considerata anche la presenza del cloro. È sufficiente quell’unica battuta per considerare il tutto come una sequenza dialogica? Probabilmente no. Tuttavia, si può comunque parlare di sequenza mista. In altri casi invece cambia un personaggio, uno spazio, un tempo, il tono di voce di chi sta narrando, dunque potremmo avere a che fare con sequenze pure, con un punto di inizio e uno di fine ben delineati.
Un altro esempio di sequenze miste è nel racconto di Sedaris. Analizziamo questo passaggio, al centro dello sviluppo (rr. 134-151).
Il mio timore e il mio disagio strisciarono oltre i confini dell’aula, e presero ad accompagnarmi fuori, lungo i grandi boulevard. Fermarsi a bere un caffè, chiedere indicazioni per strada, depositare soldi in banca: tutte cose fuori dalla mia portata, dal momento che prevedevano l’uso della parola. Prima di cominciare la scuola non c’era verso di farmi stare zitto, mentre adesso mi ero convinto che tutto ciò che dicevo fosse sbagliato. Quando squillava il telefono non rispondevo. Mi fingevo sordo se qualcuno mi faceva una domanda. Capii che ero sul punto di lasciarmi sopraffare dalla paura quando cominciai a chiedermi perché non ci fossero macchinette che vendevano bistecche.
L’unico conforto era sapere di non essere il solo. Raccolti in piccoli capannelli nei corridoi, sforzandoci di cavare il meglio dal nostro patetico francese, io e i miei compagni di classe ci imbarcavamo in quel genere di conversazioni che solitamente si sentono nei campi profughi.
«A volte io piange, quando sola di notte.»
«Probabile che capita a tutti, perché anch’io. Ma prova essere più forte, tu. Tanto lavoro e vedi che un giorno tu parlare bello. Presto le persone ti vuole bene. Forse domani meglio.»
I primi due paragrafi sono prevalentemente narrativi; il terzo è un breve dialogo. Le frasi che abbiamo evidenziato sono inserti dei pensieri dell’autore, spie del suo punto di vista: questo rende le due sequenze in parte anche riflessive. E poiché Sedaris ha uno sguardo molto ironico sulla realtà, questi inserti trasformano il dialogo e i fatti in chiave comica e paradossale: è appunto un paradosso paragonare a profughi un gruppo di adulti che studia francese nella capitale della Francia.