5. L’anima nelle parole

STILE

PER COMPRENDERE IL NARRATORE, IDENTIFICA IL LESSICO RIFERITO ALLE EMOZIONI.

A QUALI TESTI SI APPLICA? A QUALI TECNICHE SI COLLEGA?
4. Natalia Ginzburg Le scarpe rotte p. 25 15. Lessico aulico, medio, basso e inventato p. 595
7. Bianca Pitzorno Nonna Peppina p. 10 17. Figure retoriche p. 597
8. Roald Dahl La nave carica di munizioni p. 10

Chi scrive non può permettersi di usare parole scontate. Molto spesso vocaboli ed espressioni sono come un canale sotterraneo in grado di metterci in contatto con la personalità del narratore (e spesso anche dell’autore o autrice). È nei momenti in cui egli esprime i suoi sentimenti, laddove il suo cuore si lascia svelare a un occhio attento, che il lettore lo sente più vicino. Le emozioni sono trasmesse con un’intimità che passa prima di tutto attraverso il linguaggio.

ISTRUZIONE ESPLICITA

1. Dividi una pagina vuota in quattro sezioni. A ognuna assegna come titolo il nome di un’emozione: la prima potrebbe essere dedicata alla gioia e al benessere; la seconda, all’odio o alla rabbia; la terza, a tristezza, delusione o malinconia; la quarta, alla paura.
Le emozioni qui proposte sono indicative. Scegli i titoli più adatti in base a ciò che trovi nel racconto.

2. Rileggi il testo e vai alla ricerca di parole o espressioni che indicano esplicitamente o che richiamano in senso simbolico o metaforico i sentimenti elencati nelle quattro sezioni.

3. Riporta nelle sezioni che hai segnato sulla pagina le parole e le espressioni individuate. A lavoro concluso, osserva il risultato. Qual è la sezione più compilata? Perché, secondo te? Prova a elaborare una breve riflessione a riguardo.

4. Concentrati ora sulle parole usate dall’autore o autrice per mettere in evidenza quella specifica sensazione. Ti colpiscono? Sono complesse? Le useresti anche tu in una discussione con i tuoi amici? Se così non fosse, quali differenze noti?

MODELING

Nel racconto Le scarpe rotte di Natalia Ginzburg, l’amica della protagonista dice di essere stanca di lavorare e di volere per questo buttar la vita ai cani (r. 58). È un’immagine forte, incisiva, ripresa peraltro più volte. L’io narrante, ovvero Ginzburg stessa, potrebbe limitarsi ad accennare alla stanchezza dell’amica, eppure elabora questa espressione che rende bene l’idea del livello della sua frustrazione. Nel racconto autobiografico occorre fare attenzione all’uso delle parole e delle espressioni usate dal narratore, che ha come obiettivo rievocare episodi significativi.
Nello stesso racconto, Ginzburg descrive le ristrettezze patite a Roma durante la Seconda guerra mondiale, ma ammette anche che quel periodo risulta essere stato fecondo per una sua comprensione più ampia della natura umana, e soprattutto di sé stessa. Ecco il testo: quell’anno qui a Roma fui sola per la prima volta, e per questo Roma mi è cara, sebbene carica di storia per me, carica di ricordi angosciosi, poche ore dolci (rr. 19-21).
Abbiamo evidenziato le espressioni che richiamano tristezza; in grassetto l’unica riferibile al benessere, in apparente contraddizione col resto. La conclusione che possiamo trarre da questo contrasto è che la protagonista è consapevole di nutrire sentimenti ambivalenti rispetto a quel periodo, ma è un ragionamento che può fare solo a posteriori, dopo aver capito che cosa ha significato nell’arco della sua crescita interiore. Possiamo dedurre anche che lo valuta diversamente dall’amica, la quale invece avrebbe forse voluto adottare per sempre quello stile di vita senza regole, di cui le scarpe rotte sono appunto diventate simbolo nel suo personale immaginario.