Come ha scritto l’antropologo Gian Luigi Bravo (n. 1935), l’etnodiversità è quella preziosa eredità locale che differenzia ogni gruppo umano e che tuttavia non si realizza nell’isolamento e nella xenofobia, ma nello scambio e nell’intreccio fra tradizioni e culture. In altre parole, l’etnodiversità consiste nel riconoscere, abbracciare e, insieme, sottolineare le diversità, «le specificità linguistiche, le tradizioni, i saperi, i gesti e le parole che costituiscono i precari, ma nel contempo solidi, mattoncini costitutivi della memoria orale del mondo».
Il ruolo della globalizzazione
Il pervasivo fenomeno della globalizzazione sta contribuendo a sciogliere quello stretto vincolo tradizionale fra una cultura e il suo territorio di insediamento di cui parlano i versi poetici di Stevens, accrescendo le possibilità di movimento, la circolazione di merci e di persone, le forme di comunicazione e di scambio. Ma alla globalizzazione si accompagna un processo altrettanto pervasivo di occidentalizzazione del mondo, cioè di progressiva uniformazione culturale planetaria sul modello dei prodotti, dei simboli, delle merci della società occidentale industrialmente avanzata. Si calcola che nel mondo ogni istante si consumino circa 10 milioni di bicchieri di Coca Cola: questo significa che ogni istante 10 milioni di palati assaporano lo stesso identico gusto. Siamo di fronte dunque a una grave perdita di etnodiversità, un fenomeno complesso e allarmante che desta l’attenzione dei ricercatori.
In verità, alcuni antropologi hanno evidenziato come le differenze culturali continuino comunque a riprodursi e che i prodotti occidentali, che si diffondono sempre di più nelle società extraoccidentali e nelle zone periferiche del mondo, non sono mai acquisiti e utilizzati in modo automatico, ma vengono sempre ripensati e collocati creativamente nell’orizzonte culturale locale.
ESEMPIO: la comunità di pescatori Luo in Africa, insediata attorno al lago Vittoria, fra il Kenya e la Tanzania, ha adottato con slancio l’abitudine di bere Coca Cola, ma soltanto in occasione dei matrimoni, durante i quali essa ha sostituito la bevanda rituale tradizionale.
Elementi di creatività locale permangono; tuttavia è innegabile che da un punto di vista complessivo la perdita di etnodiversità si traduca in un impoverimento culturale forse irreversibile.
