• l’eccesso di integrazione e di immedesimazione nel proprio gruppo sociale, che dà luogo al suicidio altruistico. L’esempio in questo caso è il suicidio per motivi d’onore, che avviene nel caso in cui un individuo, avendo tradito i valori culturali del proprio gruppo, trova nel suicidio l’unica via per riacquistare rispetto all’interno della società: è il caso del suicidio rituale dei samurai;
  • l’anomia, ossia l’“assenza di norme”, che si verifica quando la società, in alcuni momenti di particolare mutamento storico, fornisce agli individui pochi punti di riferimento culturale o morale per agire oppure si pone addirittura in conflitto con le loro aspettative e i loro ideali. Per Durkheim la condizione di anomia è, senza dubbio, una delle principali cause che favoriscono le possibilità di suicidio. L’anomia non è solo, come suggerisce il termine, “assenza di norme”, ma è, in modo ben più profondo, la mancanza di una sintonia tra le aspettative e i bisogni di un individuo e i vincoli e i ruoli imposti dalla società.
Radici delle parole

anomia: dal greco a- “senza” e nómos “legge”, letteralmente indica l’assenza di precise norme sociali. In sociologia rimanda al comportamento dei singoli individui come conseguenza diretta di un quadro istituzionale incapace di rispondere alle differenti esigenze e ai diversi valori della società. L’anomia è un concetto fondamentale in sociologia perché rappresenta uno dei primi tentativi di spiegare con cause sociali dei fenomeni fino a quel momento considerati strettamente individuali e psicologici come il suicidio.
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Mappa concettuale sul suicidio secondo Durkheim. Il suicidio può essere: egoistico, a causa dell’assenza di relazioni di amicizia e di frequentazioni con altre persone; altruistico, a causa dell’eccesso di integrazione e immedesimazione nel gruppo sociale; dovuto all’anomia (assenza di norme), a causa della mancata sintonia tra le aspettative dell’individuo e i vincoli imposti dalla società.