Una delle forme tipiche assunte dall’applicazione del pensiero logico e razionale al mondo moderno è la burocrazia. Con questo termine, in sociologia, si intende un particolare tipo di amministrazione dello Stato in cui grande potere è demandato a organizzazioni e uffici gestiti secondo particolari logiche e comportamenti standardizzati. Tale genere di gestione, se si mostra più efficiente e veloce, genera, però, anche meccanismi impersonali che possono ridurre gli esseri umani a semplici ingranaggi incapaci di riuscire a esprimere liberamente i loro valori e desideri.

APPROFONDIAMO – LA RAZIONALIZZAZIONE

Per “razionalizzazione” si intende l’affermarsi della razionalità nei più diversi ambiti della vita. Il termine “razionalità” in questo contesto non significa semplicemente “ragione”, ma va inteso in una accezione doppiamente specifica. In primo luogo, esso non si riferisce alla razionalità scientifica o teorica, ma alla razionalità dell’agire. A sua volta l’agire razionale è definito non tanto da quelle caratteristiche più generali alle quali di solito si pensa quando si qualifica un’azione come “razionale” – sensatezza, comprensibilità, logicità, ecc. – bensì da elementi quali la regolarità, la ripetibilità, la controllabilità, la dominabilità dei corsi dell’azione, e soprattutto la conformità allo scopo sulla base di criteri soggettivi, in cui emerge in primo piano l’aspetto dell’efficienza calcolabile (conformemente all’etimologia latina: ratio = calcolo, computo, e in senso lato raziocinio). Così nell’accezione moderna “razionalità” significa primariamente “razionalità rispetto allo scopo”, che Max Weber definisce nel modo seguente:
«Agisce in maniera razionale rispetto allo scopo colui che orienta il suo agire in base allo scopo, ai mezzi e alle conseguenze concomitanti, misurando razionalmente i mezzi in rapporto agli scopi, gli scopi in rapporto alle conseguenze, e infine anche i diversi scopi possibili in rapporto reciproco» [...]. È importante in questo contesto la contrapposizione tra razionalità rispetto allo scopo e razionalità rispetto al valore: «Agisce in maniera puramente razionale rispetto al valore colui che – senza riguardo per le conseguenze prevedibili – opera al servizio della propria convinzione relativa a ciò che ritiene essergli comandato dal dovere, dalla dignità, dalla bellezza, dal precetto religioso, dalla pietà e dall’importanza di una “causa” di qualsiasi specie» [...]. Il concetto moderno di razionalità non include la valutazione razionale di questi orientamenti verso valori e scopi superiori, che attengono alla sfera puramente soggettiva di una decisione in ultima istanza privata; in questa prospettiva l’agire razionale rispetto al valore va considerato sostanzialmente irrazionale. Il concetto di razionalità così inteso è circoscritto di conseguenza al rapporto ottimale tra determinati scopi, i mezzi a disposizione e le conseguenze prevedibili, dove anche gli scopi possono essere oggetto di una valutazione critica per quanto riguarda la raggiungibilità in rapporto ai mezzi a disposizione, il grado di desiderabilità in rapporto alle conseguenze negative, e infine la compatibilità con altri scopi.

Enciclopedia delle scienze sociali Treccani, 1997 – voce curata da Herbert Schnädelbach