2.5 LE CLASSI SOCIALI E IL CETO

Un altro argomento di riflessione, per Weber, è quello relativo a comprendere in che modo la società si organizzi in differenti gruppi in base alle diverse caratteristiche degli individui.
Come per Marx, anche per Weber la classe sociale è basata su aspetti che riguardano la posizione individuale e, di conseguenza, le differenze rispetto al mercato, al denaro, al possesso di beni materiali, al lavoro svolto (tra un manager e un operaio, per esempio).
Oltre a quello di classe, Weber individua e definisce un altro gruppo sociale, legato, invece, alla cultura e alle relazioni tra gli individui: il ceto. Questo riconosce o conferisce prestigio sociale a un individuo in quanto appartenente a determinati strati della società (per esempio, ai ceti nobiliari del passato) o a raggruppamenti professionali, come nel caso dei notai, dei professori universitari o anche delle star del cinema.
Le classi sociali sono in genere più aperte rispetto ai ceti, soprattutto perché la possibilità di accesso a una classe superiore è basata sull’arricchimento materiale e la società capitalistica è caratterizzata proprio dalla possibilità di arricchirsi. L’appartenenza a un ceto più elevato, invece, essendo basata sul possesso di particolari caratteristiche sociali e culturali, è più difficile da conseguire, perché dipende da fattori meno facili da acquisire, come nel caso del prestigio che viene riconosciuto dagli altri membri della società.

Ritratto di Elisabetta I, opera di Nicholas Hilliard. La regina è rappresentata in abiti regali con un elaborato vestito decorato con motivi floreali e animali. Indossa una gorgiera rigida e gioielli sontuosi, con una corona dorata sulla testa. In mano tiene un ventaglio decorato. Lo sfondo rosso, riccamente decorato, enfatizza la regalità e l'eleganza della scena.
Nicholas Hilliard, Elizabeth I, 1599, Hardwick Hall. La nobiltà come esempio storico di ceto a cui è attribuito prestigio sociale.

2.6 LA COMPARAZIONE TRA “TIPI IDEALI”

Mentre si occupava dell’analisi dei processi sociali e politici, Weber ha anche contribuito a sviluppare alcuni concetti propri della disciplina sociologica. Per Weber le vicende storiche sono il risultato di una serie di cause e di fattori differenti che rendono tali avvenimenti unici rispetto a tutti gli altri. Tuttavia, egli riteneva che fosse possibile identificare alcune caratteristiche astratte all’interno di questi avvenimenti, in modo da poter accostare e comparare situazioni storiche differenti tra loro. Grazie alla “modellizzazione” dei fenomeni è così possibile interpretare scientificamente gli eventi che si osservano nella società. Weber definisce questi modelli astratti con il termine di tipi ideali o idealtipi.
In altre parole, un “tipo ideale” è una costruzione teorica fatta dal sociologo che rappresenta un utilissimo strumento atto a permettere paragoni e comparare fenomeni sociali o economici indipendentemente dal proprio contesto storico. Secondo Weber, infatti, al fine di comprendere un particolare fenomeno sociale non basta descrivere dettagliatamente le azioni compiute da chi vi partecipa, ma è invece necessario interpretare questi eventi in relazione alla loro somiglianza con altri modelli astratti di riferimento.
Le differenti forme di potere descritte da Weber costituiscono un esempio di idealtipi: modelli astratti di come funziona l’autorità nelle varie epoche storiche, che ci danno la possibilità, per esempio, di comparare il potere dei re medievali a quello delle democrazie di oggi.