Pareto riteneva che solo poche delle azioni compiute dagli individui fossero basate su un ragionamento razionale, convinto com’era che la vita sociale fosse caratterizzata proprio dal prevalere di comportamenti di tipo non-logico che, tuttavia, gli individui sono portati a descrivere come dotati di una qualche logica o giustificazione razionale. È da quest’ultima considerazione che deriva la seconda fondamentale teoria elaborata dal sociologo italiano: la teoria dei residui e delle derivazioni.

4.3 LA TEORIA DEI “RESIDUI” E DELLE “DERIVAZIONI”
Per meglio comprendere le dinamiche che guidano le azioni non-logiche degli individui all’interno della società, Pareto cerca di capire quali siano i meccanismi ricorrenti che generano queste azioni errate da un punto di vista del calcolo razionale. Elabora, così, due nuovi concetti: i residui e le derivazioni.
Col termine residui | vedi APPROFONDIAMO | egli indica tutti quegli impulsi, basati su un insieme di aspetti istintuali e culturali, che guidano l’uomo a compiere azioni sganciate da calcoli logici. Tra questi sentimenti e istinti troviamo la spinta verso le necessità materiali e biologiche (come la componente sessuale), il bisogno di sentirsi parte di una comunità, l’esigenza di manifestare i propri sentimenti affettivi in pubblico. Queste tendenze “residuali” degli individui costituiscono il motore delle azioni non-logiche e la loro comprensione risulta particolarmente importante nel momento in cui vogliamo capire il funzionamento della società.
Quando le persone agiscono sotto l’influenza dei residui, tendono a giustificare i loro comportamenti attraverso teorie o spiegazioni che hanno apparentemente un fondamento logico. Pareto definisce queste giustificazioni con il termine derivazioni: gli individui tendono a mascherare la propria base istintuale e irrazionale, producendo a posteriori spiegazioni razionali delle proprie azioni.