Sulla validità del carisma decide il riconoscimento spontaneo dei dominati, concesso in base alla prova (in origine fu sempre un miracolo), che nasce dalla fede nella rivelazione, dalla venerazione dell’eroe e dalla fiducia nel capo. Ma questo non costituisce (nel carisma genuino) il fondamento della legittimità; il riconoscimento è piuttosto un dovere per coloro che sono chiamati, in virtù dell’appello e della prova, a riconoscere questa qualità. Tale «riconoscimento», da un punto di vista psicologico, è una dedizione di fede del tutto personale e determinata dall’entusiasmo, dalla necessità e dalla speranza. […]
Se la prova viene a mancare per un lungo periodo, se l’investito del carisma sembra abbandonato dal suo dio o dalla sua forza eroica o magica, se non consegue da tempo il successo, se soprattutto la sua guida non porta alcun beneficio ai dominati, allora la sua autorità carismatica rischia di scomparire. Questo è il genuino senso carismatico della «grazia divina».
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1. Cosa intende Max Weber per “carisma”?
2. Perché il carisma dipende dal suo riconoscimento spontaneo da parte dei dominati?
3. In che modo il potere carismatico può scomparire?
T3 Georg Simmel
La moda
In questo brano, il sociologo tedesco riassume alcuni dei punti principali che riguardano la dimensione sociale della moda. In primo luogo il fatto che la moda nasce dal bisogno di ricercare appoggio sociale e rassicurazione e dal bisogno di differenziarsi; poi il fatto che la moda si riconosce soprattutto quando essa è slegata da una finalità pratica; infine la caratteristica di classe della moda: sono le classi superiori a sviluppare le mode, che vengono poi seguite per imitazione dalle classi inferiori.
La Moda e altri saggi, Longanesi, Milano 1985, pp. 30-31
La moda è imitazione di un modello dato e soddisfa così il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla strada che tutti percorrono, offre un [modello] universale che riduce il comportamento del singolo a un puro esempio. Ma non di meno la moda soddisfa il bisogno di differenza, la tendenza alla differenziazione, alla variazione, al distinguersi. Essa perviene a questo risultato da una parte con il cambiamento dei contenuti che danno l’impronta alla moda di oggi rispetto a quella di ieri e di domani; dall’altra, e ancor più energicamente, perché le mode sono sempre mode di classe, perché le mode della classe più elevata si differenziano da quelle della classe inferiore e vengono abbandonate nel momento in cui quest’ultima comincia ad appropriarsene. Così, la moda non è nient’altro che una particolare forma di vita tra le tante che ve ne sono, attraverso cui la tendenza all’eguaglianza sociale e quella alla differenziazione individuale e alla variazione, convergono in un fare unitario.
Se si vuole interrogare la storia della moda – che finora è stata oggetto di ricerca solo per l’evoluzione dei suoi contenuti – in rapporto alla sua importanza per la forma del processo sociale, essa si rivela come la storia dei tentativi di adeguare sempre di più la soddisfazione di queste due opposte tendenze allo stato della civiltà che è di volta in volta individuale e sociale. In questa natura fondamentale della moda si inseriscono i singoli tratti psicologici che osserveremo cammin facendo.