3.3 L’INFLUENZA DEL GRUPPO SULLE SCELTE
Lo psicologo Muzafer Sherif (1906-1988), nel suo studio sugli atteggiamenti degli individui in situazioni di gruppo, ha osservato innanzitutto che individui senza relazioni stabili precedenti, riuniti in un gruppo con uno scopo comune, per un certo periodo di tempo, creano una coesione interna al gruppo. In altre parole formano una nuova unità con delle proprietà e dei confini che separano “noi” (i membri del gruppo) da “loro” (altri gruppi). Sulla base di caratteristiche individuali si stabilisce una gerarchia di ruoli stabile, al cui vertice c’è il leader, e si delineano regole comuni.
In secondo luogo ha dimostrato che l’appartenenza di un individuo a un gruppo esercita un’influenza sulla sua mente. Egli tenderà a conformare i suoi giudizi a quelli condivisi dal gruppo e a comportarsi come gli altri membri si aspettano che faccia, in base al suo ruolo nella gerarchia.
Occupandosi in particolare di gruppi adolescenziali informali, Sherif afferma che appartenere a un gruppo di pari e farne un proprio punto di riferimento può essere tanto benefico quanto disastroso per lo sviluppo futuro dei singoli ragazzi (a seconda degli ideali che promuove), ma in nessun caso si può ignorare l’influenza che esercita sulle sue scelte e propensioni.
Non si tratta ovviamente di un’influenza che l’adolescente subisce passivamente, ma è un effetto complesso dell’interazione con persone che ai suoi occhi rivestono una particolare importanza.