• pochi individui: coinvolge sempre piccoli gruppi sociali all’interno di comunità più ampie, come una famiglia, un’associazione di quartiere, una comitiva di amici, un clan, raccogliendo una grande quantità di dettagli su comportamenti, usi e abitudini. Non serve a quantificare, utilizzando dati numerici o comunque dati che possono poi essere facilmente trasformati in statistiche per misurare il comportamento di un campione molto vasto di popolazione: di questo si occupa la ricerca quantitativa;
  • stile narrativo: si caratterizza per lo stile narrativo in cui è scritto il testo finale che delinea gli esiti della ricerca. Questo tema è molto importante e ha suscitato accesi dibattiti nell’antropologia contemporanea, per cui merita un breve approfondimento specifico.
Mappa concettuale. L’antropologia usa la ricerca qualitativa che studia in modo approfondito un singolo caso; coinvolge piccoli gruppi di persone; presuppone la massima interazione; è aperta all’imprevisto; ha come obiettivo quello di cogliere il punto di vista emico; ha uno stile narrativo. Invece usa molto poco la ricerca quantitativa che si basa sull’incrocio di variabili numeriche; coinvolge un campione molto vasto; presuppone un’interazione minima; è pianificata a priori; ha come obiettivo quello di confermare oggettivamente una tesi; usa formule matematiche.