3. Vico e la conoscenza del fare 3.1 VERUM IPSUM FACTUM Pensatore solitario, rimasto sconosciuto all’Europa e anche all’Italia fino all’Ottocento, | vedi , p. 250 | reagì alle astrattezze del razionalismo cartesiano, dando vita a una filosofia nuova, lo (o filosofia della storia), basata sul principio per cui , ovvero “il vero è il fatto stesso”, . Per il filosofo napoletano, l’uomo non può conoscere il mondo fisico e metafisico, perché non ha partecipato alla sua costruzione. All’uomo è dato avere conoscenza solo di ciò di cui è autore, ovvero il . Ne deriva che alla o scienza del vero spetta il compito di individuare i principi generali del mondo umano, mentre alla (intesa come ambito che comprende tutte le manifestazioni concrete e storiche dello spirito umano oltre il linguaggio, come la scrittura, la poesia, l’eloquenza, l’arte, la storia, il diritto, la politica, le religioni e ogni forma di civiltà umana) spetta il compito di descrivere i fatti come sono dati. Giambattista Vico L’AUTORE storicismo verum ipsum factum l’uomo può avere conoscenza solo di ciò che fa mondo degli uomini, delle nazioni, dei popoli filosofia filologia Frontespizio della prima edizione dei , pubblicata a Napoli nel 1744. È la versione finale della , l’opera principale di Vico, da lui più volte rielaborata. Principi di Scienza nuova Scienza nuova I corsi e ricorsi storici Per Vico le leggi universali e necessarie della conoscenza risiedono nella mente dell’uomo, ovvero nello , che è sempre uguale a se stesso in tutti gli uomini e in ogni tempo. Ne deriva che la , in quanto prodotto dello spirito, si presenta come un ricorrere di fatti, che pur nella varietà delle circostanze si manifesta come un perpetuo ripetersi di motivi uguali, secondo l’ordine posto dalla . Per il filosofo la storia dei popoli ha attraversato tre età successive: spirito storia Provvidenza divina , dominata dai sensi, per cui gli uomini vivevano in una condizione bestiale, improntata sulla ferocia e lo stupore; l’era oscura o dei giganti o età degli dèi , dominata dalla fantasia, per cui gli uomini vivevano in città eroiche (regimi oligarchici) e si esprimevano secondo un linguaggio poetico, che procede per miti, credenze e immaginazione; l’era favolosa o degli eroi , dominata dalla ragione, in cui gli uomini hanno il senso dei propri diritti e il linguaggio diviene razionale, ma la natura umana si fa così colta e raffinata che cede alla corruzione e al disordine. Ciò porta alla decadenza e all’inizio di un nuovo ciclo. l’età storica o età civile o degli uomini Queste tre età sono alla base della cosiddetta , secondo la quale quando termina il ciclo di queste tre età, inizia un secondo ciclo e così di seguito. Il disegno di questa non si presenta però come un cerchio chiuso, perché per Vico ogni ricorso include in sé anche il momento precedente, quindi la storia, mentre ritorna su se stessa, avanza e si dilata verso orizzonti di maggior respiro. teoria dei corsi e ricorsi storici storia ideale eterna