Per lui la trasmissione dei contenuti deve attenersi a tre principi chiave:
- l’organicità, per cui l’insegnamento che precede deve essere connesso a quello che segue;
- la gradualità, per cui si deve partire dal semplice per arrivare al complesso, dalla parte per giungere all’intero;
- la vicinanza, per cui si deve muovere dalle realtà più familiari al fanciullo, per poi discostarsene a poco a poco.
Ovviamente questi meccanismi vanno applicati a una formazione integrale che, come già ricordato, contempla la dimensione morale (cuore), quella intellettuale (mente) e quella professionale (mano), ma attribuisce alla formazione morale un valore superiore, in quanto è quella che, insegnando l’amore di Dio e del prossimo, garantisce la pacifica convivenza tra gli uomini.
La fiducia di Pestalozzi nel suo metodo, però, sfocia nella pratica in una schematizzazione eccessiva, che porta a situazioni di verbalismo e formalismo, che egli non riesce a superare.
Al di là di questi limiti oggettivi, Pestalozzi è considerato una figura di primo piano della storia culturale europea. Egli introduce una sensibilità nuova nei riguardi dell’infanzia e dell’educazione popolare, valorizzando il ruolo della donna e della famiglia, facendo emergere l’importanza morale e sociale della formazione professionale, richiamando il concetto di educazione come diritto universale e assegnando al maestro una funzione chiave per il progresso della società.