In Germania, fino dalla fine del XVIII secolo i professori di filosofia – che devono tenere anche lezioni di pedagogia – si pongono il problema di stabilire la configurazione scientifica della pedagogia. Herbart partecipa al dibattito del tempo, distaccandosi dalla concezione idealistica che identifica la pedagogia con la filosofia e dalle visioni unilaterali che assegnano alla pedagogia una connotazione puramente descrittiva o, al contrario, esclusivamente affidata all’esperienza.
Per Herbart la pedagogia è una scienza pratica applicata, che si basa su due fondamentali principi epistemologici:
- la filosofia pratica, che determina i fini generali dell’educazione;
- la psicologia, che stabilisce il metodo per raggiungere tali fini.
Egli distingue nettamente la pedagogia dall’educazione. Se per Herbart la pedagogia è una scienza, l’educazione è un’arte. L’arte dell’educazione, in particolare, ha lo scopo di formare il soggetto, di promuoverne lo sviluppo armonico, la formazione del carattere, la pluralità degli interessi e la virtù, che per Herbart rappresenta qualcosa in più della moralità e condensa in sé il compito principale dell’educazione.
A questo riguardo nel Compendio delle lezioni di pedagogia, opera che offre una visione d’insieme sulla sua concezione pedagogica, afferma:
Virtù è il nome adeguato al fine pedagogico nel suo complesso. Essa consiste nell’idea di libertà interiore sviluppatasi in realtà permanente in una persona. Donde deriva immediatamente un duplice compito, dal momento che la libertà interiore sta in una relazione tra due membri: conoscenza e volontà, ed è cura dell’educatore portare a compimento ognuno di tali membri prima isolatamente, perché possano poi collegarsi in una relazione permanente.
J.F. Herbart, Compendio delle lezioni di pedagogia, a cura di B.M. Bellerate, Armando, Roma 1971, p. 45.