Ma anche indipendentemente dall’insegnamento, la coltura morale deve badare che vengano controllate le passioni ed evitare le dannose esplosioni delle emozioni. In realtà, trascorsi gli anni dell’educazione, l’individualità erompe sempre in tal senso; ma allora essa si prepara anche esperienze e in collegamento con queste si rivela l’effetto dell’educazione, secondo che essa sia più o meno riuscita, nel modo e nella misura dell’autoconoscenza, mediante la quale l’adulto cerca di contenere i suoi difetti naturali. […]
Di regola l’uomo cerca, non appena raggiunge la libertà di movimenti, di portarsi in quella condizione di vita che, assai presto, gli era sembrata la più desiderabile. La coltura morale deve dunque cooperare con l’insegnamento perché nella linea di questi desideri non compaia nessuna immagine ingannevole, ma vengano intesi secondo verità i beni e i mali dei diversi stati e posizioni sociali. […]
La maggior parte delle limitazioni che sono necessarie durante gli anni dell’educazione, cade sotto un altro concetto, quello di governo.
Infatti prescindendo dall’insieme della formazione, i bambini devono sperimentare, altrettanto necessariamente degli adulti, la pressione che ognuno ha da soffrire da parte e della società umana; essi devono essere mantenuti entro i loro limiti. Lo Stato lascia alle famiglie, ai tutori e alle scuole questa cura. Il fine del governo sta nel presente, mentre la coltura morale ha in vista l’uomo adulto, i punti di vista sono, conseguentemente, tanto diversi, che si devono necessariamente distinguere nella pedagogia coltura morale e governo.

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1. Qual è il compito della coltura morale per Herbart?
2. In che modo e perché secondo Herbart l’insegnamento e la coltura morale devono «cooperare»?
3. In cosa consiste il fine del governo e come si esercita?