«Se distinata fòsseti, caderìa de l’altezze,
ché male messe fòrano in teve mie bellezze.
Se tutto addivenìssemi, tagliàrami le trezze
e consore m’arrenno a una magione
50 avanti che m’artocchi ’n la persone».
46-50 «Se fossi destinata a te, scenderei troppo dalla mia condizione elevata, perché le mie bellezze, se date a te (in teve), sarebbero sprecate (male messe fòrano). Se questo (tutto) mi dovesse succedere, mi taglierei (tagliàrami) le trecce e mi farei monaca (consore m’arrenno) in un monastero (magione) prima che tu mi metta le mani addosso».
TRECCANI Le parole valgono
magione Capita ancora di udire qualcuno che scherzosamente definisce la propria casa magione, forse per un’aura di solennità che circonda questa parola un po’ desueta. Nel linguaggio letterario, invece, magione è un’espressione ricorrente per indicare una dimora o una sede, concreta o anche figurata (la «magione di Dio», per esempio, era Roma). → Questo termine viene dal latino mansio, che significa “soggiorno”, a sua volta derivato di manere, ossia “rimanere”, “alloggiare”: quale altra parola italiana ha questa origine? Indica il suo significato e inventa una frase che la contenga.