CONSONANZE CONTEMPORANEE

Alda Merini

COME UNA ROSA È IL DESIDERIO

La presenza della rosa è un leitmotiv della letteratura di ogni tempo, a partire dalle sue origini. Cielo d’Alcamo usa l’immagine di questo fiore fresco e profumato come una metafora della bellezza femminile. Così è stato per secoli, dai greci che ne fecero il simbolo di Afrodite, dea dell’amore, all’età medievale e moderna, quando la rosa ha incarnato, a seconda delle occasioni, la purezza angelicata della donna o il suo splendore sensuale, soggetto – come ogni cosa terrena – alla caducità. Uscendo dall’immaginario maschile e cambiando il punto di vista, leggiamo ora i versi di una poetessa del secondo Novecento, Alda Merini (1931-2009), che rivolgendosi direttamente alla rosa esprime il desiderio di riassumere in sé il suo carattere, sintesi di passione amorosa e, al tempo stesso, simbolo di quiete divina e di pace interiore.

Alda Merini in posa davanti a un dipinto che la ritrae.

Vorrei essere te, così violenta
così aspra d’amore,
così accesa di vene di bellezza
e così castigata.

Vorrei essere te: sola è piovuta
una splendida frase musicale
dalle mani di Dio quando protese
dentro l’abbraccio della creazione
spaventava ogni nulla
e il cammino degli esseri incalzava.

Tu sei pausa di Dio: Dio in te riposa.

(Alda Merini, Per una rosa, in Tu sei Pietro, Scheiwiller, Milano 1962)

Statua marmorea di Afrodite Cnidia. La dea è raffigurata nuda, in una posa rilassata, con il peso del corpo distribuito sulla gamba destra. Con la mano sinistra tiene in mano un panneggio che in parte copre un'anfora decorata. I capelli sono raccolti e adornati, il volto è sereno e armonioso. La scultura presenta una finitura liscia e dettagli eleganti, tipici dello stile classico.
Afrodite Cnidia, copia romana del I secolo d.C. Città del Vaticano, Musei Vaticani.

PER DISCUTERNE

Il motivo della rosa percorre tutta la produzione di Alda Merini. Ti proponiamo qui un’altra poesia, raccolta nel volume Un segreto andare (2006), dal titolo La sete e la rosa: «Pochi sanno che la rosa ha sete / e pensano che Dio l’abbia / creata per loro, / la mettono sul seno / di vecchie baldracche / e la lasciano morire nell’ombra. / L’amatore stacca la rosa / e la regala ad un’altra / e pensa di farle un dono. / La rosa muore di malinconia, / diventa un gambo / ed a lungo andare un chiodo. / Così verrà un giorno / che il mondo sarà pieno di chiodi / perché nessuno ha dato / da bere alla rosa. / Così quando io scrivo i miei versi / tu credi di meritarli / e li metti sulla punta d’uno spillo / e li doni a una stupida ragazza». Quale nesso coglie la poetessa tra la rosa e i suoi versi? A chi offrire in dono l’una e gli altri? Ragiona e discutine in classe.