Monete mante e gran gioi’ presentate
ai Conti e a li Uberti e a li altri tutti,
ch’a tanto grande onor v’hanno condutti,
che miso v’hanno Sena in potestate.
80 Pistoia e Colle e Volterra fann’ora
guardar vostre castella a loro spese;
e ’l Conte Rosso ha Maremma e ’l paese;
Montalcin sta sicur senza le mura;
de Ripafratta teme ora ’l Pisano;
85 e ’l Perogin che ’l lago no i tolliate;
e Roma vol con voi far compagnia.
Onore e segnoria
or dunque par e che ben tutto abbiate;
ciò che disiavate
90 potete far, cioè re del Toscano.

76-90 Offrite (presentate) molte monete e gioielli in quantità (gran gioi’) ai Conti e agli Uberti e a tutti gli altri, che vi hanno condotto a un onore così grande, che hanno posto (miso) Siena in vostro potere. Pistoia, Colle Val d’Elsa e Volterra ora fanno sorvegliare (guardar) le vostre fortezze (castella) a proprie spese; e il Conte Rosso tiene la Maremma e il suo contado; Montalcino sta al sicuro senza le mura; i pisani hanno paura di Ripafratta; e i perugini temono che leviate loro il lago; e Roma vuole allearsi con voi. Ora dunque sembra che abbiate onore, supremazia e ogni vantaggio (ben tutto); potete fare ciò che avete sempre bramato (disiavate), cioè un reame (re) della Toscana.


77 Conti: sono i conti Guidi, altra famiglia ghibellina.
78-79 c’ha tanto… potestate: detto con ironia e sarcasmo (di fatto è accaduto esattamente il contrario).
80-81 Pistoia… spese: il tono è ironico-sarcastico. Pistoia, Colle Val d’Elsa e Volterra erano città amiche di Firenze; ora quest’ultima dovrà provvedere a proteggere i suoi castelli a spese proprie, non certo a spese di città a loro volta sconfitte.
82 ’l Conte Rosso: Aldobrandino degli Aldobrandeschi, alleato di Firenze contro Siena; il poeta dice ironicamente che ora egli è padrone della Maremma e del suo territorio, dopo la sconfitta dei fiorentini.
83 Montalcin… mura: le mura di Montalcino, alleata di Firenze, erano state distrutte.
84 de Ripafratta… ’l Pisano: continua, qui e nei versi successivi, il sarcasmo di Guittone. Pisa aveva vinto con Siena a Montaperti, quindi chiaramente non c’era nulla da temere da Ripafratta, alleata di Firenze.
85 ’l lago: è il lago Trasimeno.

Baron lombardi e romani e pugliesi
e tosci e romagnuoli e marchigiani,
Fiorenza, fior che sempre rinovella,
a sua corte v’apella;
95 che fare vol de sé re dei toscani,
da poi che li Alamanni
ave conquiso per forza e i senesi.

91-97 O signori lombardi, romani e pugliesi e toscani e romagnoli e marchigiani, Firenze, fiore che rifiorisce (rinovella) sempre, vi chiama (v’apella) alla sua corte, poiché vuole diventare regina (re) della Toscana, dal momento che ha sconfitto (ave conquiso) con la forza i tedeschi e i senesi.


91 lombardi: del Nord Italia.

Dentro il TESTO

I temi

Delusione e invettiva
Il guelfo Guittone lamenta inizialmente che la sconfitta di Firenze coincida con la sconfitta della giustizia, che la città guelfa rappresentava, essendo essa, tra l’altro, l’ideale continuatrice del prestigio e della grandezza dell’Impero romano. Successivamente il suo dolore si trasforma in sarcasmo verso i fiorentini: ciò che è loro avvenuto lo hanno meritato e ora è naturale che essi siano costretti a servire i tedeschi e a onorare i signori della città che, seguendo la fazione ghibellina, li hanno posti in una tale condizione. Infine il poeta conclude affermando ironicamente che, dopo aver vinto i tedeschi e i senesi, ora Firenze può invitare alla propria corte i signori di tutta Italia.

La caduta di un simbolo
Per Guittone la rovina di Firenze significa la crisi di quegli alti valori di civiltà e la fine di una politica che agisca non per l’interesse o il prestigio di una parte, ma per garantire la giustizia e la pace. Dunque egli lamenta la rovina politica ed economica di una città che era divenuta una delle maggiori potenze italiane, ma soprattutto il fatto che sia tramontato un simbolo di alto valore civico e spirituale.