Ed è tenuta gran dissimigliansa,
ancor che ’l senno vegna da Bologna,
14 traier canson per forsa di scrittura.

12-14 E comporre poesie (traier canson) a furia di citazioni (per forsa di scrittura) è considerato (è tenuta) una grande stranezza (dissimigliansa), nonostante la sapienza venga da Bologna.

 


TRECCANI Le parole valgono

senno Il senno è una virtù preziosa, una facoltà nient’affatto scontata di intendere, giudicare e operare con saggezza e discernimento. Il possesso di questa virtù ci rende immuni da sciocchi passi falsi, mentre chi “ha perso il senno” è come se avesse smarrito la luce della ragione e quei sensi del cuore che ci guidano sulla strada giusta. → Indica il significato corretto dell’espressione «giudicare col senno di poi»: “mostrare la facile saggezza di chi ragiona a cose fatte”; “imparare dagli errori del passato”; “rimproverare il prossimo di aver agito frettolosamente”.


 
12-14 Ed è… scrittura: l’ultima terzina è ironica, poiché a Bologna, la città di Guinizzelli, c’era sì un’università famosa, ma ciò non giustificava una poesia tutta intessuta di citazioni dotte.

L’immagine mostra un professore, con abiti riccamente decorati, seduto su una cattedra sopraelevata mentre legge o insegna da un libro. Di fronte a lui, studenti disposti su banchi inclinati seguono la lezione, alcuni leggono testi o prendono appunti, altri sembrano distratti o conversano tra loro. L’ambientazione è una sala con finestre gotiche e decorazioni colorate. L’opera cattura un momento di vita accademica medievale con grande attenzione ai dettagli.
Miniatura di Laurentius de Voltolina per il Liber ethicorum des Henricus de Alemannia (seconda metà del XIV secolo) raffigurante una lezione all’università di Bologna.

Dentro il TESTO

I temi

La polemica contro lo Stilnovo
Il sonetto è indirizzato a Guido Guinizzelli, ma le critiche che Bonagiunta Orbicciani gli muove coinvolgono, seppure indirettamente, l’intero gruppo degli Stilnovisti e la loro nuova poetica. Questa viene vista dagli esponenti della generazione precedente come oscura, pretenziosa ed eccessivamente intellettualistica. Nella quartina di apertura il poeta accusa Guinizzelli di aver cambiato, rispetto alla tradizione, il modo di verseggiare nel campo della poesia amorosa, dove però risplende già un altro sole (tradizionalmente identificato dai commentatori con Guittone d’Arezzo). Le riserve di Bonagiunta riguardano soprattutto la natura filosofica delle liriche di Guinizzelli: per esempio, nel suo componimento più celebre, la canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, quest’ultimo inserisce un riferimento alla funzione delle intelligenze angeliche utilizzando alcune categorie del tomismo e dell’averroismo.

La risposta di Guinizzelli
Il sonetto di Bonagiunta fa parte di una tenzone poetica (cioè uno scambio di poesie a mo’ di botta e risposta) con il poeta bolognese. Guinizzelli replicherà a chi l’ha chiamato in causa con il sonetto Omo ch’è saggio non corre leggero. Il testo, in realtà, non è una obiezione puntuale alle critiche di Bonagiunta, bensì un generico invito, attraverso l’enunciazione di una serie di massime, a essere prudenti e a non giudicare le novità in modo troppo frettoloso. Il primo verso significa infatti, letteralmente, “un uomo saggio non corre veloce” e il resto del sonetto esorta al senso della misura, a verificare nel corso del tempo la fondatezza delle proprie impressioni, a non ritenersi gli unici detentori della verità, atteggiamento paragonato alla follia. È come se Guinizzelli preferisse evitare di farsi coinvolgere in una polemica troppo aspra, rispondendo in modo pacato. Tale pacatezza gli derivava probabilmente dalla consapevolezza che la direzione della nuova poesia era costituita dalla sua opera, non da quella di Bonagiunta, che ormai rappresentava il passato.