Lo stile

Luce e buio
Dal punto di vista stilistico, il sonetto si regge efficacemente su un’immagine che si delinea attraverso una sorta di antitesi. Da una parte troviamo la luce: prima una luce debole, quella di una lampada (la lumera del v. 5), cioè Guido Guinizzelli; poi una luce forte (l’alta spera del v. 7), si pensa Guittone d’Arezzo. Dall’altra parte si trova il buio: lo scuro partito (v. 6), sul quale è facile che anche la fioca luce di una lanterna possa gettare luce (cosa che invece non può fare sullo splendore del sole), e l’iscura… parlatura (v. 11) di Guido. Dunque la vera luce è rappresentata dalla poesia provenzale, siciliana e siculo-toscana (fra questi tre momenti esiste, come si è visto, una linea di continuità), mentre la nuova poesia, quella stilnovistica, è una luce debole, anzi qualcosa di oscuro.

Verso le COMPETENZE

COMPRENDERE E ANALIZZARE

1 Che cosa rimprovera Bonagiunta a Guido Guinizzelli nella prima quartina? A quale scopo avrebbe introdotto delle innovazioni in campo letterario?

2 Che cosa significa letteralmente l’ultimo verso del sonetto?

3 STILE | A livello sintattico prevale la paratassi o l’ipotassi? Rispondi facendo precisi riferimenti.

4 STILE | Quale figura retorica viene introdotta al v.5?

5 STILE | Quale figura retorica troviamo sviluppata ai vv. 7-8?

SCRIVERE PER...

6 ESPORRE | Svolgi una breve ricerca sull’università di Bologna nel Medioevo (in particolare sulla storia e sull’organizzazione interna) ed esponila in un testo di circa 30 righe.

Compiuta Donzella

T12 Lasciar vorria lo mondo e Dio servire

fuori dal CANONE

PERCHÉ SCOPRIRE QUESTO TESTO
/ È un appello accorato alla libertà personale nei versi di quella che è la prima voce poetica femminile della letteratura italiana. /

OBIETTIVO 5 – PARITÀ DI GENERE


L'AUTRICE Con il nome di Compiuta Donzella viene designata una rimatrice del XIII secolo, della quale mancano notizie certe. La prima poetessa della letteratura italiana si cela sotto un senhal che può essere interpretato nel senso di “giovane donna perfetta, dotata di ogni virtù”, anche se, secondo altri, l’aggettivo “compiuta” potrebbe riferirsi a un preciso stato sociale, quello della donna in età da marito.
Nell’Ottocento alcuni avanzarono dubbi sull’esistenza storica del personaggio, pensando a un rimatore che scrivesse fingendosi donna. Oggi (a partire dagli studi del filologo Gianfranco Contini) non si discute più l’esistenza storica dell’autrice e i tre sonetti a lei attribuiti si leggono ormai senza preoccupazioni di natura biografica.


Di fronte a un mondo che le appare sempre più preda della follia, dell’arroganza e della falsità, una giovane donna afferma di voler entrare in monastero. Gli uomini le sembrano privi di saggezza, cortesia, valore e bontà. Per questo non intende avere né marito né signore e preferisce dedicarsi alla vita contemplativa. Ma il padre vorrebbe darla in sposa, peraltro a un uomo scelto da lui. Il contrasto topico tra amore sacro e amore profano è volto qui a evidenziare la peculiare soggettività dell’autrice.